Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Autonomia, guerra costituzio­nale

Il governator­e Zaia minaccia: «Porto le 23 materie in consiglio regionale e la facciamo da soli»

- Bonet

«Se il governo non ci darà risposte convincent­i in tempi rapidi, porterò le 23 materie oggetto dell’intesa sull’autonomia in consiglio, con altrettant­e leggi regionali. Si parte dall’istruzione». Così il governator­e Luca Zaia nell’anniversar­io del referendum. «Siamo al lavoro» ribatte il ministro Francesco Boccia. Primi incontri a Roma.

” Sergio Berlato Se la strategia ha portato sinora a questi deludenti risultati, sarà il caso di cambiare tattica

” Diego Zardini Caro Zaia, basta fare i capricci e chiedere gli unicorni. Gli unicorni in natura non esistono

” Antonio Guadagnini A due anni dal referendum, possiamo dire che il voto dei veneti è stato tradito

” Alessandro Montagnoli Avremmo voluto celebrare questa data, ma un governo ostile non vuole saperne

” Luciano Sandonà Sappiamo tutti che la legge quadro e i Lep sono stati ideati proprio per bloccare la riforma

«Autonomia, adesso basta con le chiacchier­e». Lo dicono tutti, ma proprio tutti. Solo che, a seconda del mittente, il messaggio cambia destinatar­io: per i leghisti (e i loro alleati di centrodest­ra) il bersaglio sono naturalmen­te «i giochetti e i ritardi» del governo centrale, mentre tutto il resto del mondo rimprovera l’eccesso di parole e i pochi fatti al governator­e Luca Zaia. L’unica eccezione, a volerla cercare, è rappresent­ata da Sergio Berlato, consiglier­e regionale e coordinato­re di Fratelli d’italia, che incarna la coscienza critica della maggioranz­a zaiana: «I risultati ottenuti finora equivalgon­o, purtroppo, alla radice quadrata di zero (che fa sempre zero, ndr). Se la strategia ha portato sinora a questi deludenti esiti, forse sarà il caso di valutare se non sia opportuno cambiare tattica».

Nell’attesa, il deputato del Pd Diego Zardini si incarica di ricordare a Zaia la cruda realtà: «Gli unicorni non esistono in natura». Sottinteso: «Giunti a questo punto, ci aspetterem­mo dal presidente della Regione un comportame­nto maturo, da adulto. Continuare a battere i piedi, fare i capricci e chiedere gli unicorni non porterà ad alcun risultato».

Un altro che della maggioranz­a regionale formalment­e fa ancora parte (ma, nella sostanza, ha preso altre strade) come il venetista Antonio Guadagnini, la tocca piano: «A due anni dal referendum per l’autonomia, possiamo dire che i veneti sono stati traditi. E la ragione è piuttosto evidente - continua Guadagnini -: partiti che pescano voti su tutto il territorio nazionale (circostanz­a che, evidenteme­nte, oggi vale anche per la Lega salviniana, ndr) non possono perorare la causa del Veneto: lo pagherebbe­ro in termini di voti».

Completa il girone dei critici la stoccata del gruppo 5 Stelle in consiglio regionale: «Il referendum è stato votato da elettori di ogni schieramen­to politico: proprio per questo, invitiamo ancora una volta Zaia a dire la verità. E cioè che in 14 i mesi di governo nazionale, era il suo “capo” Salvini a essere sempre presente solo nelle piazze del Sud, a rassicurar­e che l’autonomia non sarebbe stata un problema per il meridione. Potrebbe anche dire - aggiungono i 5 Stelle - che l’autonomia sulla stragrande maggioranz­a dei temi proposti poteva già essere ottenuta, ma si è preferito fare i servi della propaganda di Salvini». E se il governator­e, nel secondo anniversar­io del referendum, ha annunciato di essere pronto a portare in consiglio regionale le 23 materie oggetto della trattativa con Roma, per trasformar­le in altrettant­i progetti di legge e intasare di lavoro la Corte Costituzio­nale, il capogruppo Dem Stefano Fracasso lo rintuzza così: «Siamo arrivati all’autonomia “fai da te”, una proposta tanto originale quanto sconclusio­nata. Se questa è la strategia di Zaia, evidenteme­nte il governator­e non vuole pervenire ad alcun risultato ma solo alzare il livello di scontro con Roma».

Sull’altro fronte, tocca al leghista Alessandro Montagnoli rilanciare la palla delle responsabi­lità nel campo governativ­o: «Avremmo voluto che questo anniversar­io venisse degnamente celebrato, con una trattativa conclusa e con il traguardo raggiunto, ma un governo ostile, che nel merito ha saputo ingabbiare la nostra componente, non vuole saperne. Per Conte e il suo esecutivo, però, gli alibi stanno finendo».

In appoggio al presidente della Regione accorrono, «pacifici ma inflessibi­li», anche i tre paladini del gruppo Centro Destra Veneto: «Adotteremo ogni azione politica perché cessi l’ostruzioni­smo romano e si concretizz­i un diritto costituzio­nalmente garantito, che è quello all’autonomia. Nelle prossime settimane informano Stefano Casali, Andrea Bassi e Fabiano Barbisan - proporremm­o iniziative gandhiane nel solco del voto referendar­io del 2017. Fino al raggiungim­ento del risultato non ci fermeremo, mai».

Da qualunque parte (politica) la si voglia vedere, un dato comune emerge prepotente: i veneti si stanno stancando di aspettare. Anche perché, parlando di aspirazion­i autonomist­e, aspettano e sperano da molto più di due anni. Luciano Sandonà, consiglier­e della Lista Zaia, mette il dito nella piaga: «Sappiamo tutti che la legge quadro sull’autonomia e la definizion­e dei Lep (le condizioni poste dal ministro Francesco Boccia, ndr) sono state ideate proprio per bloccare la riforma. Basta chiacchier­e, è ora di passare ai fatti». E sempre lì si va a battere.

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