Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Case di riposo, in 500 per la riforma «Subito una revisione delle rette»
Corteo di Cgil, Cisl e Uil, l’assessore promette 25 milioni nel 2020
Riforma delle case di riposo pubbliche (Ipab), la Regione mette a bilancio 25 milioni di euro nel 2020 ma i sindacati gridano alla dilazione dei tempi. Ieri mattina erano in cinquecento in campo San Tomà a Venezia con Cgil, Cisl e Uil a manifestare per l’applicazione della legge 328/2000 che trasforma le «Ipab» in Aziende pubbliche di servizio alla persona, legge che è stata applicata in tutta Italia a eccezione della Sicilia e del Veneto.
In pratica, la riforma consentirebbe alle cento ipab pubbliche (su trecento case di riposo totali) di operare in sinergia con le Ulss locali e con i servizi di assistenza comunali, oltre che modernizzare la normativa stessa.«la legge in vigore è del 1890, senza una riforma immediata c’è il rischio che le Ipab vadano in crisi e si arrivi alla privatizzazione del servizio – dichiara Gianfranco Refosco, segretario Cisl Veneto –. A luglio c’è stato un incontro con la Regione, che prevedeva la calendarizzazione della riforma già a settembre, cosa che non c’è stata». Sempre nella giornata di ieri, l’assessore alla sanità e ai servizi sociali Manuela Lanzarin ha ricevuto una delegazione sindacale a Palazzo Balbi. «Ho preso atto delle preoccupazioni dei sindacati rispetto ai tempi, ma ho assicurato loro che la Regione non fa nessun passo indietro – commenta Lanzarin –. Possiamo dire di essere alla dirittura finale e a regime di 50 milioni in due anni, nel bilancio 2020 abbiamo inserito una partita molto significativa pari a 25 milioni di euro». Per i sindacati è invece un passo indietro rispetto all’incontro di luglio, che esprime la mancanza di volontà di approvare la nuova legge entro fine legislatura. «Se non si interviene, continuerà quel processo di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi che penalizza non solo gli oltre 15 mila anziani, ma anche i 10 mila lavoratori nel settore, per la maggior parte donne – dichiara Paolo Righetti, segretario Cgil Veneto –. Su 32 mila posti letto accreditati, 7 mila persone pagano la retta intera, intorno ai 2500 euro. Per questo chiediamo una revisione delle rette e del contributo a carico della Regione, che ora ammonta a 1500 euro».
Rispetto ai timori che, nelle more dell’entrata in vigore della legge, ci possa essere uno spostamento di alcune Ipab verso il privato, l’assessore Lanzarin ha garantito che fino ad oggi «non ha ricevuto, né tanto meno autorizzato, richieste di modifica, come la trasformazione degli enti in fondazioni di diritto privato». «A San Donà e a Portogruaro le case rimangono pubbliche, ma di fatto sono gestite da cooperative private – replica Mario Ragno, segretario regionale Uil Veneto –. L’ipab nasce come istituzione pubblica per anziani sia autosufficienti che non. Ora le strutture sono cambiate, al 99% sono non autosufficienti, motivo in più per cui serve la riforma».
Lanzarin Sindacati preoccupati per i tempi? Ci sono 50 milioni in due anni