Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Porto le 23 materie in Consiglio» Zaia alla «guerra costituzionale»
Ma esclude la «via catalana». Ripresi i negoziati a Roma, Boccia: porgo l’altra guancia, siamo al lavoro
Zaia si prepara alla «guerra costituzionale». Se «in tempi rapidi» il governo Conte 2 non darà una risposta credibile alla richiesta autonomista del Veneto, il presidente della Regione «smonterà» la bozza d’intesa consegnata al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia a fine settembre e porterà in consiglio regionale «una proposta di legge per ciascuna delle 23 materie contenute in quei 68 articoli. Si parte dall’istruzione e poi via via il resto. Visto che lo Stato non ci ascolta, le trasformeremo in norme regionali, se necessario restando in aula la notte, con sedute fiume. Il governo ce le impugnerà, questo è sicuro: vorrà dire che daremo alla Corte costituzionale un bel po’ di lavoro».
L’annuncio, ma sarebbe meglio parlare di avvertimento, è stato dato ieri durante la conferenza stampa convocata da Zaia a Palazzo Balbi in occasione del secondo anniversario del referendum che il 22 ottobre 2017 portò ai seggi 2,3 milioni di veneti: «Se lo rifacessi oggi - ha assicurato il governatore, ricordando di non aver ancora saldato il conto da 9 milioni per l’ordine pubblico presentato dallo Stato - sarebbero di più». In realtà nella sala allestita per l’appuntamento erano molte le sedie vuote (l’opposizione Pd-cinque Stelle ha polemicamente disertato) e non si respirava l’entusiasmo che ha invece caratterizzato gli episodi precedenti. Negli stessi minuti, a Roma si teneva un incontro tra le delegazioni trattanti (definito all’uscita «prettamente organizzativo») e alla Camera la Lega sventolava bandiere marciane, mentre a Rialto si manifestava contro «il referendum tradito». «Rispetto Boccia e non mi attendo tutto subito, non do ultimatum - ha precisato Zaia -. Ma sono già passati due anni e Roma continua ad essere inadempiente nei nostri confronti. La pazienza è la virtù degli intelligenti ma a tutto c’è un limite. Il cambio di maggioranza? Non c’entra niente, ho usato toni duri anche con il Conte 1, resto convinto che abbia perso un’occasione storica. Ora mi atterrò ai fatti: se i segnali che arriveranno dalla capitale saranno incoraggianti, benissimo, procediamo; ma se qualcuno pensa di continuare a fare melina e insabbiare tutto, noi andiamo in consiglio regionale».
Si può fare, ha confermato il presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti, seduto in prima fila: «Ci siamo consultati con i tecnici dell’ufficio legislativo e con i giuristi e quanto meno sulle 19 materie oggetto di legislazione concorrente possiamo votare. Con quali limiti? Lo stabilirà la Corte costituzionale».
Questa, «istituzionale, legale e pacifica», è l’unica via presa in considerazione da Zaia, che ha rivendicato il merito di aver rianimato «l’orgoglio veneto» ma allo stesso tempo ha stroncato sul nascere qualunque suggestione catalana: «Con la violenza il Veneto perde e io non mi discosterò mai dal percorso pacifico intrapreso. Massima solidarietà a chi è stato condannato a 16 anni di galera per le sue idee e per aver indetto un referendum ma noi saremo rispettosi dei limiti del diritto e della democrazia. Non prendo in giro i
veneti,non li metto a rischio inseguendo ipotesi inverosimili come quella di trattenere le tasse qui». E, forse con un occhio alla manifestazione di Rialto, si è appellato ai veneti tutti: «Non commettiamo l’errore di dividerci, con la guerra tra poveri Roma gode».
Boccia, accusato da Zaia di «cambiare il tenore delle sue dichiarazioni a seconda della latitudine, un po’ come faceva Di Maio», replica a distanza, rivolgendosi più al governatore lombardo Attilio Fontana, che lo ha accusato di avanzare «obiezioni infondate», che a quello veneto: «L’ho promesso fin dal primo giorno e non cambio idea oggi: con Zaia, Fontana e gli altri presidenti di Regione non cadrò mai nella polemica sterile, ma porgerò sempre l’altra guancia. Le critiche preventive sono smentite dai fatti: come sanno benissimo, sono ripresi i negoziati tra le delegazioni trattanti e nello stesso tempo stiamo ultimando la legge quadro che presenteremo alle Camere entro fine anno, presumibilmente come emendamento alla legge di Bilancio, dopo averla condivisa con le Regioni stesse. Se l’obiettivo è portare a casa l’autonomia, cosa su cui il governo si è impegnato con il parlamento fin dal giorno del voto di fiducia, invito tutti a continuare il lavoro che abbiamo iniziato».
Proprio il coinvolgimento delle Regioni nella stesura della legge quadro è la novità principale della riunione tra i tecnici di ieri in via della Stamperia, riunione quanto al resto piuttosto interlocutoria: «L’approccio è stato collaborativo e improntato a pragmaticità e operatività - fa sapere la squadra capitanata dal costituzionalista del Bo di Padova Mario Bertolissi -. Si è condiviso di partire con una analisi comparata dei due testi dell’intesa, allo scopo di evidenziare, innanzitutto, le parti sulle quali esiste una prima condivisione. Il confronto si svolgerà in parallelo alla predisposizione del disegno di “legge quadro”, rispetto al quale è stato garantito il coinvolgimento della Regione, prima del passaggio in Conferenza Stato-regioni».
Un nuovo incontro è già in agenda per il 30 ottobre.