Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Morto a 14 anni, tutti i segreti della tragedia nascosti nel defibrillatore
Il primo passo per fare luce sulle cause della morte di Sukhraj Rathor, avvenuta lunedì a Castelfranco Veneto (Treviso), sarà analizzare i defibrillatori usati lunedì mattina. Nella relazione che l’uls2 sta redigendo e consegnerà alla procura, dovrebbero essere contenute alcune indicazioni relative ai dati registrati dai macchinari che quella tragica mattina vennero usati per tentare di rianimare il 14enne di origine indiana, deceduto a scuola durante una lezione di educazione fisica. I defibrillatori solitamente registrano le funzionalità cardiache del paziente a cui vengono applicati fornendo anche l’indicazione se sia necessario rilasciare immediatamente una scarica o se occorra prima procedere a un massaggio cardiaco. Tali elementi potrebbero quindi mettere ulteriori indicazioni a disposizione del sostituto procuratore Mara De Donà, che al momento ha aperto un fascicolo senza indagati né reato. A quel punto potrebbe essere disposto l’esame autoptico sul corpo del ragazzo.
Lo stato di salute di Sukhraj è uno degli elementisu cui la procura potrebbe voler fare chiarezza. Solo giovedì scorso il ragazzo aveva ottenuto il certificato di idoneità sportiva per giocare a calcio, la sua grande passione: faceva infatti parte dell’unione Rsv, la squadra di Riese Pio X, paese in cui viveva con la famiglia. Venerdì scorso aveva partecipato al primo allenamento. Pare però che in passato il ragazzo avesse accusato svenimenti a casa e a scuola e qualche settimana fa una prima visita condotta a Castelfranco non sarebbe andata bene al punto che, come ha raccontato il presidente della società sportiva Pietro Gazzola, «la famiglia ha deciso di proseguire gli accertamenti e giovedì il medico gli aveva dato il nullaosta a giocare». Arminder, il fratello di Sukhraj, nega però che soffrisse di epilessia: «Ha avuto solo dei problemi di emicrania ma era tutto risolto». Lunedì la tragedia, con Sukhraj che si accascia sul campetto dell’istituto «Eugenio Barsanti» dove frequentava la prima superiore e la prof che tenta di rianimarlo con l’ausilio del defibrillatore.