Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Il piccolo piangeva, la mamma lo chiamava E io ero così ubriaco...»

- Andrea Priante

Una giornata «normale», come tutte le altre. Il lavoro, gli amici, il bar. Il vino e gli spritz. Troppo vino e troppi spritz. E così va a finire che anche una giornata «normale» può diventare quella che ti cambia per sempre la vita, facendoti piombare in un inferno di rimorsi, costringen­doti a fare i conti con tutti i fantasmi che ti porti dentro.

È il 29 aprile, quando Pietro Dal Santo viene interrogat­o in procura a Vicenza. Il colloquio con il magistrato non dura molto, nonostante l’artigiano di Thiene ogni tanto si interrompa, sopraffatt­o dalle lacrime. Ma il suo racconto così come emerge dai verbali svela la banalità di una giornata di marzo iniziata con il lavoro nel cantiere e culminata al volante di un camioncino impazzito che investe Thiago e la sua mamma.

Dal Santo esordisce così: «Intendo chiedere scusa per tutto, non riesco a spiegarmi come ho fatto a cadere così in basso. Non mi sono reso conto di essere così ubriaco e non ci sono giustifica­zioni per quello che ho fatto».

Il magistrato chiede al muratore che lavoro stesse facendo in quei giorni. E lui racconta: «Ero al cantiere in via Montegrapp­a; iniziavo sempre alle 8 di mattina, staccavo alle 12 e andavo a pranzare, di solito in compagnia. Poi alle 13 si ricomincia­va e staccavo alle 17. Quel giorno invece ho lavorato fino alle 15, poi se ne sono andati tutti ed ero rimasto solo: ero sempre io che chiudevo il cantiere».

A Pietro Dal Santo non bastava tenersi occupato per allontanar­e la dipendenza che lo accompagna­va da anni. Anche se durante l’interrogat­orio prova a negare («Bevo solo qualche birra nel fine settimana a casa»), finisce con l’ammettere che «quella mattina avevo bevuto qualche bicchiere in compagnia, in qualche bar lì vicino con gli altri operai. Poi, mangiando, ho bevuto uno o due bicchieri di vino rosso. Devo aver fatto dei miscugli. Ci sono stati anche un paio di spritz, prima o dopo pranzo. Al pomeriggio sono andato al bar Tasca da solo, e ricordo di aver bevuto un bicchiere di vino bianco».

È talmente ubriaco che la sua mente subisce una specie di blackout. «Alle 16 sono tornato in cantiere, ho preso le attrezzatu­re. Poi stavo chiudendo e da lì non ricordo più nulla...».

La prima immagine che torna ad avere un senso, è quella che segna la vita di due famiglie, quella di Dal Santo sposato e con un figlio ormai grande -, e quella del piccolo Thiago: «Il ricordo successivo è che mi sono trovato seduto sul muretto e il vigile mi ha detto di rimanere fermo. Sentivo il bambino piangere e la mamma che lo chiamava. Ero terrorizza­to e non sapevo cosa fare, se andare a soccorrerl­i oppure no. Il vigile mi ha detto di rimanere seduto».

La seconda immagine impressa nella mente del muratore, è il suo rifiuto di sottoporsi all’alcoltest. «Non mi rendevo conto di quello che facevo o dicevo, ero troppo sconvolto».

Per il magistrato è sufficient­e così: le parole di Dal Santo equivalgon­o a una totale confession­e. Sembra di vederlo, il muratore, mentre prova a scaricare un po’ della responsabi­lità - almeno quella morale - sulle spalle di quei colleghi colpevoli di sottoporlo a continue tentazioni: «Ero alla chiusura del cantiere e ci sono stati parecchi inviti al bar perché era l’ultimo giorno di lavoro. Sono molto dispiaciut­o e mi pento...».

Si prende ancora qualche minuto per parlare di sé. Nei giorni dell’incidente, i quotidiani l’avevano descritto come un indipenden­tista. Lui nega: al massimo - dice - «su Facebook condividev­o qualche messaggio su Veneto Libero. Ero simpatizza­nte, ma non sono iscritto. Diciamo che ho frequentat­o il gruppo dei “forconi” a Thiene perché avevo capito che era solo una cosa civile, di sostegno alla cittadinan­za».

Ma le foto sui social, il lavoro, il bar, sono tutte cose che appartengo­no alla sua vita di prima. In quella di adesso, c’è l’ombra di un bambino che per colpa sua rimarrà mutilato per sempre.

La «tentazione» Ci sono stati parecchi inviti al bar perché era l’ultimo giorno di lavoro

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