Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Riesumato il cadavere di un ex impresario L’ipotesi di un omicidio
Vittorio Veneto, l’uomo dato morto per emorragia cerebrale aveva lividi e fratture. Forse picchiato
L’ex imprenditore Renato Fava non è morto per cause naturali ma forse è stato picchiato. Si profila l’ipotesi dell’omicidio dopo l’autopsia condotta ieri sulla salma riesumata del 63enne di Vittorio Veneto, deceduto un mese fa per un’emorragia cerebrale. Il sospetto è ora che a causare quei traumi possa essere stata un’aggressione.
Renato Fava non è morto per cause naturali ma in seguito a traumi. È lo sconcertante esito dell’autopsia condotta ieri sul corpo del 63enne di Vittorio Veneto deceduto un mese fa per un’emorragia cerebrale, dopo tre giorni di agonia in ospedale. Il sospetto è ora che a causare quei traumi possa essere stata un’aggressione.
Verso le 9.30 di ieri la tomba in cui lo scorso 27 settembre Fava era stato tumulato è stata riaperta e la salma è stata messa a disposizione del dottor Alberto Furlanetto. L’uomo, che in gioventù aveva un’impresa edile con il padre ma ora era disoccupato e senza fissa dimora, è morto il 23 settembre scorso all’ospedale di Conegliano, dove era stato trasferito in seguito al ricovero avvenuto tre giorni prima a Vittorio Veneto. Allora il decesso era stato attribuito a cause naturali collegate a un’emorragia cerebrale, anche se sul corpo di Fava erano state notate ecchimosi alla nuca, alla tempia sinistra, sulla fronte e tracce di una frattura delle ossa nasali.
Quei segni se li sarebbe procurati la sera prima, cadendo e sbattendo la testa a terra davanti a un bar, nel quartiere di Sant’andrea, ma ad essi non venne subito data grande importanza. In quell’occasione infatti l’uomo si era subito alzato, rassicurando tutti e dirigendosi verso la casa di alcuni amici, di cui era ospite. Durante la notte però Fava si era sentito male e gli amici avevano chiamato i soccorsi. All’ospedale era stato sottoposto a una Tac, dalla quale sarebbe emersa un’emorragia cerebrale estesa, quindi era stato trasferito a Conegliano. Dove, dopo tre giorni, l’uomo morì.
Qualcosa però non tornerebbe. Qualcosa che sarebbe venuto a galla proprio in questi giorni. Lo scorso 4 ottobre una delle tre sorelle di Fava è andata alla caserma dei carabinieri di Vittorio Veneto, sollevando dei dubbi. Partendo da questi, i militari hanno raccolto una serie di elementi poi messi a disposizione della Procura. Il sospetto è che la sera del 19 settembre Fava non sia caduto in modo accidentale ma sia stato aggredito. Ritenendo fondata l’ipotesi dell’arma, il pm Gabriella Cama ha disposto la riesumazione e l’autopsia, per ricostruire gli ultimi istanti di vita dell’uomo. Il prossimo passo sarà stabilire la causa dei traumi.