Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Stabile, si apre la stagione sul palco l’ulisse di Paolini
Per la prima serata al Goldoni c’è l’ultimo lavoro dell’attore bellunese che narra il protagonista omerico spogliato dagli orpelli eroici. Uno spettacolo che sarebbe piaciuto a Cesare De Michelis, a cui l’evento è dedicato
Si apre col racconto di un mito universalmente noto, quello di Ulisse, raccontato da un affabulatore di lungo corso, Marco Paolini, la stagione teatrale del Teatro Stabile al Goldoni di Venezia, stasera alle ore 20,30.
In scena «Il calzolaio di Ulisse – Nel tempo degli dèi», un testo scritto dallo stesso Paolini e da Francesco Niccolini e diretto da Gabriele Vacis con l’allestimento di Roberto Tarasco (una produzione di Jolefilm e Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’europa). Al centro dell’azione c’è il personaggio omerico che, spogliato di ogni orpello eroico, sotto le mentite spoglie di un calzolaio – anzi, del calzolaio di Ulisse – peregrina per il mondo, dopo la sanguinosa strage dei Proci, reggendo sulle spalle un remo per scoprire il senso della vita umana.
È uno spettacolo che sarebbe molto piaciuto a un intellettuale raffinato e nemico delle narrazioni retoriche quale era Cesare De Michelis, alla cui memoria è dedicata la serata inaugurale in concomitanza anche dei 40 anni dalla riapertura della storica sala veneziana. E di fatto, c’è un legame non superficiale tra il professore e il teatro, basato sugli studi appassionati dell’opera goldoniana che sfociarono nel progetto di restituzione dell’edizione critica dell’intero corpus per Marsilio.
Sul palco, accanto a Paolini, Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Lorenzo Monguzzi, autore delle musiche originali, Elia Tapognani e Vittorio Cerroni, sedicenne attore padovano. Questa volta Paolini deve così fare i conti con un copione da condividere con altri attori, rinunciando alle sue proverbiali improvvisazioni. Nella scrittura, il linguaggio stesso è calibrato in maniera differenziata a seconda dei vari personaggi: di sapore arcaico quello del protagonista; poetico per le figure femminili; contemporaneo quello del giovanissimo capraio, interlocutore di Ulisse.
Gli dèi del titolo sono i burattinai del destino umano e come tali occupano un ruolo centrale nella narrazione del percorso esistenziale di Ulisse. Ma non si tratta degli dèi tradizionali.
«Omero – spiega Paolini -racconta un’epoca di dèi, semidei ed eroi. Oggi, le potenzialità che il progresso ci ha regalato fanno sì che siamo noi, occidentali, le divinità di questo mondo. Abbiamo un potere immenso che richiede un bilanciamento. Ulisse per me è qualcuno che di dèi se ne intende e davanti alle sirene dell’immortalità cerca di trovare le ragioni per resistere».