Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Ora paghino, ma mio marito non c’è più» «Colpe provate»

- A.A. -Na. Cel.

«Dopo tre anni dall’inizio del processo questa è una sentenza giusta ed è ora che qualcuno paghi. Sono morte 4 persone, e mio marito ha lasciato un bambino di 5 anni».

La vedova Katia Fornasiero ieri in aula, al momento della lettura della sentenza aveva gli occhi lucidi, ma ha comunque avuto la forza di commentare. E’ una delle due vedove delle vittime della Coimpo; era sposata col rodigino Marco Berti. Oggi la donna trova la forza di andare avanti grazie al bimbo nato dal matrimonio con lui. «Un incidente come quello della Coimpo nel 2014 non doveva succedere - ripete ancora Fornasiero – e lo dico alla luce dei numerosi strumenti che ci sono per garantire la sicurezza sul lavoro, compresi i corsi di formazione. Marco è morto a 47 anni appena. Io all’epoca ne avevo 39 ed avevamo appena comprato casa. In tutti questi anni è stata dura. E lo sarà ancora, perché le cose non sono cambiate e non cambierann­o».

Soddisfatt­o anche il sindaco di Adria, Omar Barbierato, che ha voluto essere presente alla lettura della sentenza da parte dei giudici incaricati. «Prendiamo atto anche se immagino ci sarà un secondo grado di giudizio - ha dichiarato il sindaco - ma a cinque anni dall’incidente una risposta, in primis, alle famiglie bisognava darla e poi anche ai cittadini e al territorio». Nella sentenza il Comune di Adria ha ottenuto una provvision­ale subito esecutiva da 15.000 euro.

Per gli avvocati di parte civile Matteo Ceruti (per Legambient­e, Wwf, sei famiglie di Ca’ Emo), Claudio Maruzzi (per un lavoratore che scampò alla morte solo per l’intervento di Rossano Stocco, che lo portò in salvo), Carmelo Marcello (per cinque famiglie residenti a Ca’ Emo), Cristina Guasti (per Italia Nostra e cinque famiglie di Ca’ Emo) e Marco Casellato (per 10 famiglie di Ca’ Emo), tutti componenti della rete profession­ale Lpteam, c’è soddisfazi­one. «Da un lato – spiegano i legali - viene messo un punto fermo in una vicenda lunga e dolorosa. Dall’altro, però, resta l’amarezza che deriva dal fatto che siano state necessarie quattro morti per fare emergere una situazione di irregolari­tà e di pericolo diffusi».

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