Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mozione Segre, Un solo sì veneto dal centrodestra
Il solo voto a favore dai banchi del centrodestra sull’istituzione della commissione d’inchiesta contro intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio legata alla senatrice Segre è stato quello del senatore mestrino Causin.
Una mosca verde, in questo caso. Perché le bianche, mercoledì, erano per la gran parte illuminate sul tabellone del senato: sono i colleghi di centrodestra astenuti nell’approvare la mozione Segre. Fra i 7 di Fi a votare sì, l’unico veneto è il mestrino Andrea Causin, il suo bollino era verde. «C’è un solo voto veneto in difformità dal centrodestra sulla istituzione della commissione d’inchiesta straordinaria per il contrasto dei fenomeni d’intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il mio», si sfoga nell’immediato sui social.
Alla fine la mozione è passata con 151 sì della maggioranza. La commissione ci sarà è avrà il compito di vigilare sull’odio razziale anche sulle piattaforme social. Sono quei 98 astenuti, tutti di centrodestra, a scatenare le polemiche. «Speravo che sull’odio in generale il senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia», si dispiace dell’assenza di unanimità la senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz. E le fa eco la comunità ebraica veneziana: «Quanto è accaduto ci riempie di amarezza. Non sta a noi entrare nelle polemiche politiche, ma riteniamo che di fronte all’azione della senatrice sarebbe stato molto importante vedere un segnale comune e unito da parte del parlamento», dice il presidente Paolo Gnignati. «Su questi temi il nostro capogruppo avrebbe dovuto lasciare libertà di coscienza - lamenta Causin -. Non è stata fatta nemmeno una riunione per discutere di questo. Il tema del razzismo dovrebbe essere il primo punto dell’ordine del giorno di qualsiasi Paese democratico. Non si tratta di centrodestra e centrosinistra ma di un Paese che mette al primo posto la convivenza civile. Se poi questa lezione ce la dà Segre, che ha ancora il numero identificativo tatuato sul polso, bisogna prestare attenzione». Rimproveri dai suoi? «No, anzi. Tanti colleghi che si sono astenuti si sono subito resi conto che questo voto era sbagliato».
Il senatore parla di una ventina di «pentiti» del suo gruppo. «Le votazioni sono molto veloci, uno si rende conto all’ultimo e vota bianco per non dare disomogeneità al gruppo». In realtà a votare sì sono stati altri sei colleghi di partito. E fuori dal coro c’è anche la voce del deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Davide Bendinelli, che stigmatizza la scelta dei suoi con un tweet: «L’astensione di Forza Italia mi sconforta. Su certi temi non esiste astensione. La verità è che stiamo perdendo i nostri valori per inseguire le folle sovraniste». Ma c’è anche chi, tra i banchi azzurri, difende la sua astensione: «L’ho fatto perché secondo la mozione, ad esempio, verrebbe perseguito chi dice che la nazione in cui vige la parità tra uomo e donna, la libertà di religione e di espressione è migliore di nazioni in cui le donne sono legittimamente segregate e lapidate, o dove la conversione ad altra religione è punita con la morte», dice l’onorevole Roberta Toffanin. «Non ho votato perché sono all’estero ma mi sarei comunque attenuto anche io alle indicazioni del mio gruppo - conferma il senatore Massimo Ferro -. È stata una reazione al fatto che poco prima la nostra mozione, in linea con questa ma priva di strumentalizzazioni, non è stata approvata. Per il resto massima stima e rispetto per la senatrice Segre». Il Pd invece incalza il governatore Zaia, che dice di non essersi ancora informato sulla vicenda: «Avremmo gradito una parola di dissenso dal presidente, considerato il volto moderato della Lega - dice una nota del gruppo consiliare -. Ma ormai, tra un appello a fare la rivoluzione per ottenere l’autonomia e la libertà di manganello, la sua strada appare segnata».
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Causin
Su razzismo e convivenza civile non c’entrano centrodestra o centrosinistra: è trasversale