Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tram, inchiesta sui deragliamenti
La procura apre un fascicolo dopo gli esposti dei comitati. Faro sulle manutenzioni
Il pm Sergio Dini ha aperto un fascicolo per lesioni stradali colpose e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, incaricando i carabinieri di acquisire da Busitalia tutte le informazioni possibili sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie dal 2017 ad oggi. L’obiettivo è chiarire se dietro ai guasti, agli incidenti e al deragliamento di giugno ci siano responsabilità penali. L’indagine accorpa tutti gli esposti presentati dai comitati e da singoli cittadini contro il tram.
Che le condizioni del tram fossero un problema era noto da quando, nel settembre scorso, è stata depositata la relazione allegata al bilancio di Busitalia per il 2018, che riferiva, proprio in merito a quell’anno, 87 stop da guasti, ovvero eventi nei quali il tram si è fermato per più di 20 minuti, e 4.082 anomalie di funzionamento. Il fatto più eclatante è stato il deragliamento del tram a pochi metri dal capolinea sud della Guizza il 10 giugno scorso, quando il convoglio è uscito dai binari finendo nel fossato laterale. E ora il pubblico ministero Sergio Dini ha aperto un fascicolo, senza indagati, per lesioni stradali colpose e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Il magistrato ha incaricato i carabinieri del comando provinciale di Padova di acquisire da Busitalia tutte le informazioni possibili sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie dal 2017 ad oggi. L’obiettivo è chiarire se dietro ai guasti e alle piccole rotture e sostituzioni pezzi, ci sia un filo rosso che faccia pensare all’utilizzo, per esempio, di materiale scadente. Tutta la documentazione è stata sottoposta all’attenzione di un ingegnere incaricato dal pm come consulente, che dovrà valutare ogni singolo aspetto delle operazioni svolte, e anche se è stata rispettata la tempistica dei controlli ordinari.
L’indagine prende in considerazione un vasto arco temporale, dal 2017 ad oggi, ma è soprattutto nell’estate del 2019 che i piccoli incidenti hanno cominciato a diventare sempre più frequenti, fino ad arrivare al 10 giugno scorso quando il tram ha deragliato mettendo a rischio la salute dell’autista e dei passeggeri. È stato questo incidente a dare impulso ai comitati che da sempre si oppongono al tram, i quali hanno presentato relazioni dettagliate in procura. In prima linea c’è il «Comitato No Rotaie» di Voltabarozzo guidato da Liliana Gori, che attraverso il legale Paride Padula ha presentato l’ultimo esposto il 20 giugno scorso, e che chiede che non venga avviato alcun investimento per la nuova linea del tram finché la magistratura non avrà concluso le indagini. Al loro fianco anche il «Comitato Rotaia killer», e il «Comitato salviamo la ciclopedonale Sografi-voltabarozzo», guidato da Maurizio Ulliana. Al coro di proteste che si alza ad ogni incidente e che ieri ha chiesto a gran voce giustizia, è arrivata rapida la risposta del Comune: «Questa amministrazione ha da subito espresso la volontà di andare fino in fondo sulla cura con cui viene svolta la manutenzione ordinaria e straordinaria del tram e su eventuali responsabilità – ha detto il vicesindaco Arturo Lorenzoni soprattutto dopo lo svio del 10 giugno, anche se siamo pienamente convinti che l’ente gestore svolga al meglio i suoi compiti. Ricordo anche che su nostro input infatti sono stati conferiti da Aps holding due importanti incarichi di alta vigilanza sulla manutenzione, cosa mai avvenuta prima. Proseguiamo a lavorare sulla progettazione di un mezzo che fa milioni di chilometri nel mondo ed è sottoposto alla vigilanza di enti indipendenti».
Reazioni
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