Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’armatore Visentini a giudizio
Naufragio del traghetto «Norman Atlantic», il processo a Bari da febbraio L’imprenditore di Porto Viro imputato con altri 29. Le vittime furono 31
Il processo per il naufragio della notte del 28 dicembre 2014 del traghetto «Norman Atlantic» resta a Bari e sono stati rinviati a giudizio tutti gli imputati. Tra questi, e con una posizione tra le più pesanti, l’imprenditore di Porto Viro Carlo Visentini, 45 anni, legale rappresentante della società «Visemar di Navigazione Srl» di Porto Viro armatrice della motonave costruita nel cantiere navale polesano. Questo il verdetto dell’udienza preliminare di ieri nell’aula bunker di Bitonto (Bari). Il procedimento inizierà il 26 febbraio 2020 dinanzi alla seconda sezione del Tribunale di Bari sempre a Bitonto.
Uno degli avvocati di Visentini, Filiberto Palumbo del Foro di Bari, ha tratteggiato l’approccio difensivo. «Ci attrezzeremo per un dibattimento dove, nel contraddittorio, approfondiremo i tanti temi che questo processo ci propone» ha anticipato.
Oltre a Visentini rinviate a giudizio altre 29 persone fisiche, tra cui il comandante spezzino del «Norman Atlantic» Ariglio Giacomazzi e due società. I reati — a vario titolo — più gravi sono quelli di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Poi ci sono altri reati contestati come le norme legate alla sicurezza sul lavoro, le procedure di navigazione ed emergenza, l’incendio e le lesioni che rischiano la prescrizione, visto che il procedimento si preannuncia lungo per la sua complessità e per il numero di imputati.
Le parti civili saranno 61 tra naufraghi, familiari delle vittime, Autorità portuale del Mar Adriatico Meridionale, ditte che trasportavano mezzi e merci e associazioni, tutte pronte a chiedere risarcimenti nei confronti delle persone fisiche imputate per il naufragio della «Norman Atlantic». La richiesta danni che verrà avanzata nel processo si aggira nel complesso sui 30 milioni di euro.
L’episodio al centro del procedimento è avvenuto attorno alle 3.30 circa di notte del 28 dicembre 2014, al largo delle coste albanesi durante la navigazione del «Norman Atlantic» dalla città greca di Igoumenitsa verso Ancona per conto della compagnia marittima ellenica «Anek Lines».
Il traghetto, costruito nel 2009 a Porto Viro, aveva a bordo 443 passeggeri, 56 membri dell’equipaggio e almeno sei clandestini. Dopo un incendio scoppiato a bordo, il naufragio causò 31 morti dei quali quattro italiani. Diciannove i corpi mai ritrovati e 64 i passeggeri feriti. Stando alle indagini coordinate dai Pm baresi Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, l’origine delle fiamme che poi causarono il naufragio fu un camion-frigo lasciato con motore acceso perché non c’erano abbastanza prese di corrente.
Una serie di negligenze e successivi errori (impianto antincendio inidoneo e attivato sul ponte sbagliato, allarme dato in ritardo) avrebbe poi consentito al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile.
Undici passeggeri morirono per assideramento seguito da annegamento, alcuni annegarono in mare mentre tentavano di salire sulle scialuppe. Un altro corpo mai identificato, forse appartenente a un adolescente clandestino, fu invece trovato carbonizzato all’interno del relitto.
I resti del «Norman Atlantic», trasportati fino al porto albanese di Valona nei giorni seguenti al naufragio, attraccò al porto di Brindisi il mattino del 2 gennaio 2015. Il relitto rimase sotto sequestro per oltre quattro anni, fino allo scorso aprile, per poi essere trasportato in Turchia per la demolizione.
La difesa
Avvocato Palumbo: approfondiremo i tanti temi del fascicolo