Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Papà cambia sesso e diventa una mamma
Vicenza, l’uomo ha 50 anni. Il legale: decisione umanamente ineccepibile
Un uomo di 50 anni, padre di due figli, ha chiesto al Tribunale di Vicenza di poter cambiare sesso dopo una vita trascorsa dentro un corpo che non sentiva suo. Il giudice ha autorizzato il cambio di sesso. L’avvocato Lanza: «Sentenza ineccepibile anche umanamente».
D’ora in avanti non si sentirà più in imbarazzo nel mostrare i propri documenti che non rispecchiano affatto il suo aspetto di donna: quel nome e quell’identità da uomo che il vicentino di almeno 50 anni non sentiva suoi fin da giovane verranno cambiati all’anagrafe, dall’ufficiale di Stato civile del Comune di Vicenza. E potrà inoltre completare il suo percorso, autorizzato ad effettuare gli interventi chirurgici che gli permetteranno di sentirsi a suo agio in quel corpo, per il cambio definitivo di sesso che intende affrontare. A disporlo, a favore del vicentino, divorziato e genitore di due ragazzi di 30 e 27 anni, una sentenza emessa a gennaio dalla seconda sezione civile del tribunale di Vicenza. Mario, questo il nome di fantasia, sarà così ora a tutti gli effetti Maria (anche questo è un nome di fantasia). Attraverso un legale a gennaio 2018 si era rivolto al tribunale che in composizione collegiale, presidente Marina Caparelli, un anno dopo si è pronunciato accogliendo il suo ricorso, autorizzando il cambio di sesso, da uomo a donna, e attribuendogli il sesso femminile, ordinando quindi all’ufficiale dell’anagrafe di rettificare l’atto di nascita, riportare quindi «sesso femminile» al posto di «maschile» e cambiare il nome in tutti gli atti di stato civile. La fine di un lungo percorso psicologico ma anche legale dopo una vita a convivere con un corpo e un’identità che il vicentino non sentiva come propri. Così è stato «sin dall’età infantile», si legge nella sentenza, quando «ha assunto atteggiamenti e condotte tipicamente femminili e percepiva come estranei i comportamenti dei soggetti aventi il proprio sesso biologico». Una sensazione «che non si è mai sopita nel corso del tempo» – si legge - nonostante gli «input» esterni e le convenzioni sociali, nonostante il matrimonio. Quel vero «io» femminile continuava a scalpitare, fino a quando ha avuto il sopravvento. Di qui la decisione del vicentino – quando orami i figli erano già grandi di affrontare un lungo percorso per il cambio di identità: non solo fisico, fatto anche di trattamenti ormonali, ma, a partire dal 2015, realizzato anche con l’ausilio di psicologi e psicoterapeuti che hanno escluso patologie psicologiche. «Una sentenza ineccepibile dal punto di vista giuridico, che potrebbe fare scuola: è stata motivata in modo egregio, molto elaborata, tra l’altro pronunciata in tempi rapidi», il commento dell’avvocato Barbara Lanza di Verona, coordinatrice regionale dell’osservatorio nazionale sul diritto di famiglia, che ammette di non aver letto prima sentenze di altri casi a livello veneto. «Una sentenza ineccepibile anche dal punto di vista umano perché fa trasparire il dramma della persona» sottolinea ancora Lanza. Nel pronunciarsi i giudici parlano di «percorso di elaborazione sofferta e personale della propria identità di genere», di «scelta personale tendenzialmente immutabile». «È stato concretamente fatto un grosso lavoro da parte della persona, di questo gliene viene dato atto, tanto che non è stata disposta la consulenza tecnica – continua Lanza – il collegio lo ha ritenuto, così come riportato, “superfluo”». Si tratta di una persona che si rivolge al tribunale dopo un lungo percorso affrontato, quindi in età matura, solo «in un momento in cui i figli erano in grado di capire il tipo di cambiamento, e il passaggio era in grado di essere elaborato da loro, quando questo non avrebbe potuto metterli in difficoltà – spiega ancora il legale veronese – una decisione da genitore, espressione di sensibilità, per quanto non conosca il caso specifico». Ma guai a dire che ora i due figli avranno due mamme. «Si troveranno due genitori in senso lato» chiosa la referente dell’osservatorio nazionale sul diritto di famiglia.