Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Conte: «Sindaco commissario». E in Veneto scatta una nuova allerta rossa Venezia, primi 20 milioni
Il premier promette fino a cinquemila euro per le famiglie e ventimila per le imprese Poi visita Pellestrina, entra nelle case allagate e anticipa che il Comitatone per Venezia sarà convocato il 26 novembre
Venti milioni di euro per Venezia cui si è riconosciuto lo stato di emergenza. Così il Consiglio dei ministri per fare fronte ai primi soccorsi alla città. E intanto scatta una nuova allerta rossa per il maltempo.
«Permesso, non vorrei disturbare, come sta signora?», dice entrando in una casa. «La cosa importante è che sia vivo mio marito, è stato travolto dalla porta presidente, lei non può immaginarsi cosa abbiamo vissuto, la furia del vento e dell’acqua, sto ancora tremando», gli risponde. Per Giuseppe Conte sveglia all’alba, nuova riunione in prefettura e poi via a Pellestrina, il lembo di terra che divide la laguna dal mare, la più colpita dall’«acqua granda» di martedì. «Siamo stati sotto 24 ore, l’isola è in ginocchio, chiediamo aiuto alla Regione e al governo», gli ha detto il delegato del sindaco per Pellestrina Alessandro Scarpa Marta.
Il primo passo è stato fatto nel pomeriggio di ritorno da Venezia, quando il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per Venezia nominando commissario lo stesso sindaco Luigi Brugnaro. Il secondo sono i finanziamenti: «Abbiamo stanziato venti milioni, i primi fondi per gli interventi più urgenti, a sostegno della città e della popolazione», dice il premier nel pomeriggio. Per i danni ci saranno due fasi: la prima consentirà di indennizzare i privati e gli esercenti commerciali sino a un limite, per i primi di cinquemila euro e per i secondi di ventimila; la seconda, per chi ha subito contraccolpi più consistenti, prevede un’istruttoria tecnica dopo la quale potranno essere liquidati. Il terzo, che però guarda lontano oltre l’emergenza, è (finalmente) la convocazione del Comitatone il prossimo 26 novembre, a due anni dall’ultimo in cui fu individuata una prima soluzione al tracciato delle grandi navi. «Le questioni sono state discusse già nel 2017, proposte votate all’unanimità ma totalmente disattese», sottolinea il governatore del Veneto Luca Zaia. «Verrà discussa la governance per i problemi strutturali della città, come quello delle grandi navi e del Mose — assicura il premier — L’obiettivo del governo è analizzare e valutare tutti gli aspetti critici legati alla gestione di una città unica c e la partecipazione e l’ascolto delle istituzioni locali sarà parte integrante del processo decisionale».
E’ la svolta tanto attesa che attendeva Venezia, dopo che per un anno il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto inutilmente allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli la convocazione del comitatone per discutere i problemi della città. «Ma i venti milioni devono essere solo un acconto», ha detto ieri a Conte a più riprese. Venezia non ha bisogno di elemosina, in sostanza il discorso del sindaco. Lo ha ribadito anche nel pomeriggio durante la giunta straordinaria tenuta in prefettura. «La nostra città deve essere modello per l’italia, dobbiamo riuscirci tutti assieme, se non vi fate testimoni potete farvi da parte», ha detto ad assessori e consiglieri. Perché Brugnaro vuole trasformare «la grande disgrazia» in una «grande opportunità».
Del resto già la sera prima alla sala operativa della polizia locale aveva consegnato al presidente del Consiglio il «dossier Venezia» con tutte le partite aperte, i fondi necessari e le richieste di poteri per poter intervenire. Se arriveranno altri fondi oltre ai venti milioni, probabilmente lo si saprà fra qualche settimana, ma i due giorni a Venezia hanno particolarmente colpito il premier. «Hai davanti agli occhi la bellezza quasi struggente di una città unica e insieme i segni della distruzione causata dalla furia dell’acqua e dalla corrosività della salsedine. E poi ci sono le persone, le loro storie, le loro battaglie per tornare alla normalità», confessa prima di tornare a Roma. Sono i volti che ha incontrato, le storie che ha conosciuto, le immagini che ha fissato. Perché non ha voluto vedere il Mose, ma i «colpi» alla Basilica di San Marco, non si è fatto portare alla Marittima o a Porto Marghera, ma a Pellestrina. Dal distretto sanitario (dove è sceso) alla chiesa di Sant’antonio ha incontrato persone, stretto mani, accarezzato visi. E’ entrato all’interno delle case, ha toccato le pareti ancora bagnate, ha visto lavatrici ed elettrodomestici fuori uso, i mobili ancora a mollo. «Abbiamo paura, per noi la grande acqua alta non è finita, abbiamo perso tutto», gli dice un uomo che sta ancora pulendo la sua casa. Ci sono persone alle prese con case allagate, fango da spalare, banchine da ricostruire, «ma il governo è solidale e presente, nessuno resterà da solo», ha sottolineato ripetutamente. Ieri ci ha pensato il Comune ad intervenire subito cercando di mettere una pezza alla furia dell’acqua che ha distrutto parte del muro di cinta che protegge la strada. «Quante ore ci mettete?», ha chiesto il presidente del Consiglio agli operai che stavano lavorando già dalle prime ore della mattina. «Tutto è riposto su di voi», ha risposto ai due che gli facevano presente che entro sera il lavoro doveva essere finito in vista della marea prevista per oggi (intorno a 150 centimetri). «Tornerò presto — ha promesso il premier — per accertarmi che la vita di questo bellissimo borgo sia tornato alla normalità».
Intanto anche l’unione Europea è pronta ad aiutare Venezia attraverso l’attivazione del meccanismo di protezione civile, sottolineano da Bruxelles. E oggi arriveranno il leader della Lega Matteo Salvini e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, domani ci sarà il ministro dell’interno Luciana Lamorgese.