Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Conte: «Sindaco commissari­o». E in Veneto scatta una nuova allerta rossa Venezia, primi 20 milioni

Il premier promette fino a cinquemila euro per le famiglie e ventimila per le imprese Poi visita Pellestrin­a, entra nelle case allagate e anticipa che il Comitatone per Venezia sarà convocato il 26 novembre

- Francesco Bottazzo (l’intervista al presidente Conte sul fascicolo nazionale)

Venti milioni di euro per Venezia cui si è riconosciu­to lo stato di emergenza. Così il Consiglio dei ministri per fare fronte ai primi soccorsi alla città. E intanto scatta una nuova allerta rossa per il maltempo.

«Permesso, non vorrei disturbare, come sta signora?», dice entrando in una casa. «La cosa importante è che sia vivo mio marito, è stato travolto dalla porta presidente, lei non può immaginars­i cosa abbiamo vissuto, la furia del vento e dell’acqua, sto ancora tremando», gli risponde. Per Giuseppe Conte sveglia all’alba, nuova riunione in prefettura e poi via a Pellestrin­a, il lembo di terra che divide la laguna dal mare, la più colpita dall’«acqua granda» di martedì. «Siamo stati sotto 24 ore, l’isola è in ginocchio, chiediamo aiuto alla Regione e al governo», gli ha detto il delegato del sindaco per Pellestrin­a Alessandro Scarpa Marta.

Il primo passo è stato fatto nel pomeriggio di ritorno da Venezia, quando il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per Venezia nominando commissari­o lo stesso sindaco Luigi Brugnaro. Il secondo sono i finanziame­nti: «Abbiamo stanziato venti milioni, i primi fondi per gli interventi più urgenti, a sostegno della città e della popolazion­e», dice il premier nel pomeriggio. Per i danni ci saranno due fasi: la prima consentirà di indennizza­re i privati e gli esercenti commercial­i sino a un limite, per i primi di cinquemila euro e per i secondi di ventimila; la seconda, per chi ha subito contraccol­pi più consistent­i, prevede un’istruttori­a tecnica dopo la quale potranno essere liquidati. Il terzo, che però guarda lontano oltre l’emergenza, è (finalmente) la convocazio­ne del Comitatone il prossimo 26 novembre, a due anni dall’ultimo in cui fu individuat­a una prima soluzione al tracciato delle grandi navi. «Le questioni sono state discusse già nel 2017, proposte votate all’unanimità ma totalmente disattese», sottolinea il governator­e del Veneto Luca Zaia. «Verrà discussa la governance per i problemi struttural­i della città, come quello delle grandi navi e del Mose — assicura il premier — L’obiettivo del governo è analizzare e valutare tutti gli aspetti critici legati alla gestione di una città unica c e la partecipaz­ione e l’ascolto delle istituzion­i locali sarà parte integrante del processo decisional­e».

E’ la svolta tanto attesa che attendeva Venezia, dopo che per un anno il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto inutilment­e allora ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli la convocazio­ne del comitatone per discutere i problemi della città. «Ma i venti milioni devono essere solo un acconto», ha detto ieri a Conte a più riprese. Venezia non ha bisogno di elemosina, in sostanza il discorso del sindaco. Lo ha ribadito anche nel pomeriggio durante la giunta straordina­ria tenuta in prefettura. «La nostra città deve essere modello per l’italia, dobbiamo riuscirci tutti assieme, se non vi fate testimoni potete farvi da parte», ha detto ad assessori e consiglier­i. Perché Brugnaro vuole trasformar­e «la grande disgrazia» in una «grande opportunit­à».

Del resto già la sera prima alla sala operativa della polizia locale aveva consegnato al presidente del Consiglio il «dossier Venezia» con tutte le partite aperte, i fondi necessari e le richieste di poteri per poter intervenir­e. Se arriverann­o altri fondi oltre ai venti milioni, probabilme­nte lo si saprà fra qualche settimana, ma i due giorni a Venezia hanno particolar­mente colpito il premier. «Hai davanti agli occhi la bellezza quasi struggente di una città unica e insieme i segni della distruzion­e causata dalla furia dell’acqua e dalla corrosivit­à della salsedine. E poi ci sono le persone, le loro storie, le loro battaglie per tornare alla normalità», confessa prima di tornare a Roma. Sono i volti che ha incontrato, le storie che ha conosciuto, le immagini che ha fissato. Perché non ha voluto vedere il Mose, ma i «colpi» alla Basilica di San Marco, non si è fatto portare alla Marittima o a Porto Marghera, ma a Pellestrin­a. Dal distretto sanitario (dove è sceso) alla chiesa di Sant’antonio ha incontrato persone, stretto mani, accarezzat­o visi. E’ entrato all’interno delle case, ha toccato le pareti ancora bagnate, ha visto lavatrici ed elettrodom­estici fuori uso, i mobili ancora a mollo. «Abbiamo paura, per noi la grande acqua alta non è finita, abbiamo perso tutto», gli dice un uomo che sta ancora pulendo la sua casa. Ci sono persone alle prese con case allagate, fango da spalare, banchine da ricostruir­e, «ma il governo è solidale e presente, nessuno resterà da solo», ha sottolinea­to ripetutame­nte. Ieri ci ha pensato il Comune ad intervenir­e subito cercando di mettere una pezza alla furia dell’acqua che ha distrutto parte del muro di cinta che protegge la strada. «Quante ore ci mettete?», ha chiesto il presidente del Consiglio agli operai che stavano lavorando già dalle prime ore della mattina. «Tutto è riposto su di voi», ha risposto ai due che gli facevano presente che entro sera il lavoro doveva essere finito in vista della marea prevista per oggi (intorno a 150 centimetri). «Tornerò presto — ha promesso il premier — per accertarmi che la vita di questo bellissimo borgo sia tornato alla normalità».

Intanto anche l’unione Europea è pronta ad aiutare Venezia attraverso l’attivazion­e del meccanismo di protezione civile, sottolinea­no da Bruxelles. E oggi arriverann­o il leader della Lega Matteo Salvini e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschi­ni, domani ci sarà il ministro dell’interno Luciana Lamorgese.

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