Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Tessitura Monti, chiarezza sul futuro»
(g.f.) Interessante che ci siano investitori intenzionati ad intervenire su Tessitura Monti. Ma fino a quando tali soggetti, peraltro ancora anonimi, non avranno presentato nero su bianco un piano di rilancio industriale credibile il giudizio è sospeso. In sintesi è questa la posizione della Regione che, attraverso il tavolo di crisi sulla storica azienda trevigiana di Maserada, gestito dall’assessore Elena Donazzan, ieri ha incontrato rappresentanti della società e dei sindacati.
Gravata da debiti bancari di anno in anno crescenti e da almeno sette anni toccata dal ricorso agli ammortizzatori sociali, secondo quanto riferito dai vertici aziendali ora una soluzione potrebbe essere a portata di mano grazie alla disponibilità di un fondo di private equity con sede in Svizzera. Sulla cui fisionomia c’è però una riservatezza che non aiuta a dissolvere la nebbia sul futuro della Monti, oggi gestita dai nipoti del fondatore. «Se l’operazione consiste nel puro ripianamento del debito bancario a fronte del passaggio di proprietà, senza ulteriori progetti per la rivitalizzazione dell’attività e la conservazione del lavoro – è la posizione di Donazzan – direi che è troppo poco. Gli aspiranti nuovi titolari della società, che escluderebbero definitivamente la famiglia dalla gestione, devono venire qui a spiegarci cos’hanno in mente. Se c’è un disegno che si possa concordare con i sindacati, sia pure attraverso ristrutturazioni, e che faccia riprendere quota all’azienda possiamo ragionare. Se si tratta di altro ovviamente non ci saremo».
Rimane il fatto che Monti, a prescindere da ipotetici nuovi soci, ha bisogno di una sterzata che, con il passaggio delle generazioni e dei manager, è sempre stata rinviata. Dagli oltre mille addetti di vent’anni fa oggi si arriva a poco più di 250, con orario da tempo compresso dalla Cassa integrazione.