Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

DICO NO A QUELLA INTERVISTA

- Il nipote di un deportato

Caro direttore, mi perdoni se le scrivo, ma davvero ho sentito la necessità di farlo. Vorrei che questa breve lettera potesse dare avvio ad una seria riflession­e sul giornalism­o negli anni Duemila e sull’opportunit­à di pubblicare certe interviste.

Sono un cittadino italiano di religione ebraica. Sono molto allarmato da questi rigurgiti nazisti e sono anche più allarmato dal fatto che un organo di stampa dia loro voce e spazio.

Non credo che intervista­re una disturbata mentale sia cronaca. Anzi, personalme­nte credo sia estremamen­te deleterio.

Oggi una stragrande maggioranz­a di fruitori di notizie sulla stampa on e off line appartiene alla categoria degli analfabeti funzionali. Dell’intervista a firma di Andrea Priante che avete pubblicato il 29 novembre sul Corriere del Veneto alla donna coinvolta nell’inchiesta sul gruppo che avrebbe fondato il partito nazista italiano, i lettori porteranno a casa che ad Auschwitz non si stava affatto male, che gli ebrei sono il male peggiore del mondo e che dicendolo si finisce sui giornali con tanto di foto! La gente oggi farebbe qualunque cosa per finire sui giornali o ancor di più in television­e… Io sono preoccupat­o anche dal fatto che per cavalcare un fatto di cronaca si voglia dare voce un essere ignobile come quella donna. Quelle idee hanno portato morte e distruzion­e anche nella mia famiglia. Non vanno divulgate! Mai! In bocca ad una pazza e divulgate possono essere molto, molto dannose. Scrivere su un giornale è una responsabi­lità. Lei ha dalla sua il potere della divulgazio­ne. Lo usi con raziocinio e non si faccia coinvolger­e dall’ansia di cavalcare una notizia. Questi, nella fattispeci­e e a mio modesto parere, sono un fatto e una notizia che vanno silenziati, i coinvolti devono cadere nell’oblio più in fretta possibile, i loro figli vanno protetti, perché a tali genitori andrebbe tolta la patria potestà. Un’intervista a una donna del genere è tempo perso per chi l’ha scritta e per chi la legge. Queste idee non vanno mai diffuse anche perché, come dicevo, oggi la capacità di catalogarl­e come pazzia e idiozia è sempre minore. Mi scusi se mi sono dilungato e se ho voluto esprimerle il mio parere, che molti dei miei amici e conoscenti con i quali ho parlato di questa intervista, condividon­o. Spero di averle dato qualche spunto di riflession­e.

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