Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dopo Vaia riaffioran­o i soldati ignoti

Ieri la sepoltura dei resti emersi dai lavori di ripristino sui boschi dell’altopiano

- Alba

La tempesta Vaia ha sradicato piante, divelto tralicci e lasciato per giorni buona parte della montagna veneta al buio e al freddo. Ma nell’enormità dei danni, il vento anche fatto sì che venissero ritrovate le spoglie di sei soldati morti oltre cent’anni fa nel primo grande conflitto mondiale: soldati chiamati a combattere e mai più tornati a casa.

La tempesta Vaia ha sradicato piante, divelto tralicci dell’alta tensione e lasciato per giorni buona parte della montagna veneta al buio e al freddo. Ma nell’enormità dei danni, il vento furioso che l’anno scorso ha devastato l’altopiano dei Sette Comuni (oltre a mezzo Nord Italia) ha anche fatto sì che venissero ritrovate le spoglie di sei soldati morti cent’anni fa nel primo conflitto mondiale: chiamati a combattere per la loro patria - per alcuni quella ornata dal tricolore, per altri quella dell’aquila a due teste e mai più tornati al tepore delle proprie case e dei propri affetti.

Le loro spoglie sono emerse da scavi e rimozioni intrapresi per porre rimedio ai danni provocati dalla calamità che ad ottobre 2018 ha sradicato intere foreste. Le identità rimangono ignote ma ieri, nell’ossario Leiten di Asiago, a tutti è stata data degna sepoltura con una cerimonia a cui hanno partecipat­o autorità italiane e austriache.

«Le salme di molti soldati morti nella Prima guerra mondiale sono ancora nei nostri boschi - commenta Roberto Rigoni Stern, sindaco di Asiago – queste sono emerse a causa di Vaia e ci ricordano la sofferenza che moltissime persone vissero qui in quegli anni, non ultimi gli sfollati che tornarono trovando le case distrutte. L’altopiano, come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua recente visita, ha vissuto la Grande guerra dal primo all’ultimo giorno. È un monito per noi, solo nella pace e nel rispetto reciproco i popoli possono vivere e prosperare».

Stern ne ha parlato ieri durante la cerimonia all’ossario, a fianco delle autorità militari: i rappresent­anti italiani Alessandro Veltri (generale di brigata e commissari­o per le onoranze ai caduti) e Amedeo Sperotto (generale di corpo d’armata e comandante delle Forze operative nord), oltre al presidente della Croce Nera d’austria Peter Rieser. Le ossa, con pochi altri resti che hanno permesso di identifica­re perlomeno la nazionalit­à, sono state restituite dalla terra la scorsa primavera - in più punti dell’altopiano tra le

Insieme La cerimonia ieri ha unito soldati italiani e austriaci

province di Vicenza e Trento durante le operazioni di rimozione di tronchi e detriti.

I poveri resti di due caduti italiani sono stati rinvenuti ad Asiago, nelle zone di monte Colombara e monte Zebio; un soldato italiano e uno austriaco in località Melette Davanti (a Gallio); un caduto austrounga­rico è stato rinvenuto ai Castelloni di San Marco (ad Enego) e infine un milite italiano è stato ritrovato in località Calfaide Monte Trappola

(Vallarsa, in Trentino).

Nel mausoleo marmoreo che prende il nome dalla collina su cui poggia – Leiten, il termine cimbro – le spoglie, in sei cassettine, sono andate a riunirsi a quelle di altri sessantami­la morti del conflitto. Dopo il tributo degli onori da parte delle autorità, per i caduti ignoti è stata celebrata la messa e sono stati eseguiti brani militari da parte della fanfara della brigata Pozzuolo del Friuli.

La cerimonia si è svolta ieri per precisa volontà degli organizzat­ori, per dare un risalto ulteriore all’importanza di queste sepolture: «Abbiamo scelto di non tumularli il 4 novembre, perché il momento di attenzione a un caduto deve essere un momento specifico» ha spiegato il generale Veltri.

«In occasioni come queste cerchiamo di dare rilievo e onore alle vittime, in luoghi in cui si sono svolte tragedie inumane. E proviamo a frenare l’indifferen­za - ammette il generale Sperotto - che va combattuta perché ci sta sempre più avvelenand­o: essere indifferen­ti vuol dire lasciare agli altri le proprie decisioni, non avere cura del nostro passato e disconosce­re le nostre radici. Una strada per perdere il sentimento di questa nazione».

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Un momento della cerimonia di commemoraz­ione
 ??  ?? Gli onori Soldati italiani e austriaci morti durante la Prima guerra mondiale sono stati sepolti ieri al termine di una cerimonia sull’altopiano di Asiago
Gli onori Soldati italiani e austriaci morti durante la Prima guerra mondiale sono stati sepolti ieri al termine di una cerimonia sull’altopiano di Asiago

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