Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sfilata United Colors senza la famiglia «Un momento difficile»
Lo stilista: «Costruiremo il futuro»
Sfilano i sorrisi delicati e le risate scomposte dei bambini, che esordiscono sulle passerelle con il logo e il nome Benetton stampati su zaini, tshirt e felpe, e non si comportano come le modelle professioniste, capaci di rimanere impassibili ai volti che le osservano. Sfila la gioia dei blu, dei rossi e dei verdi, in pieno stile United Colors. Sfilano stampe con i Peanuts e i graffiti di Keith Haring, aeroplanini e orsacchiotti applicati ai piumini, in uno dei momenti più cupi per il gruppo industriale di Ponzano. Drammatico dal punto di vista imprenditoriale, con il calo delle azioni di Atlantia che segue di pari passo la discussione sulla revoca della concessione ad Autostrade, e anche da quello personale e umano per Luciano e Giuliana Benetton, i due fratelli rimasti a custodire la loro creatura.
Qualcuno ha notato che fra i molti presenti non c’era nessuno che portasse il cognome Benetton. Certo, si trattava di una collezione baby, ma l’assenza in giorni come questo pesa, assume un significato che va oltre l’immagine. È lo stilista scelto da Luciano per rilanciare il marchio moda, Jean-charles de Castelbajac, a ricordare da dove era partito tutto prima che i Benetton diventassero i simboli del Nordest produttivo, cominciando dal nulla in un laboratorio artigianale della cintura trevigiana. «Questo è il trésor – esordisce in francese, poi correggendosi –. Questo è tesoro di Benetton. Negli anni Sessanta, nel dopoguerra, sono stati i primi a pensare di realizzare una maglia gialla quando tutte le altre erano grigie. A me fa piacere lavorare con un visionario. E abbiamo una meta in comune: possiamo partecipare alla costruzione del futuro». Non è compito del creativo dare una risposta, prendere le difese, dare un giudizio su una crisi che dura da un anno e mezzo, e cioè da quando la tragedia del ponte Morandi ha cambiato le sorti di una famiglia e forse di un gruppo imprenditoriale. «Ogni famiglia passa dei momenti difficili – dicede Castelbajac - è la realtà, ma la risposta è come trasformarsi, mantenendo il dna, la memoria e un’importante eredità».
Ieri pomeriggio la prima sfilata junior di Benetton ha aperto le giornate di Pitti Bimbo a Firenze con «65 Benetton Street». «Idee, ispirazione e arte spesso vengono dalla strada – spiega lo stilista -. Dobbiamo riprendere il destino e il percorso di un brand storico, rimetterlo sulla buona strada. Era nato per essere diverso, l’ha dimostrato, poi si è omologato. Ora dobbiamo riportare la diversità».
Il gruppo tessile fattura 1,23 miliardi di euro l’anno e il comparto bambino vale circa il 35% del mercato. I clienti più piccoli diventano un elemento centrale nella scelta energica e ironica della collezione: «Sono curatori di sé stessi, sanno scegliere, sanno cosa vogliono». Grande è stata l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità dei materiali: tra fibre naturali ed ecopelle, la novità è nei piumini imbottiti con plastica riciclata e trasformata in una originale ovatta ecologica.