Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sfilata United Colors senza la famiglia «Un momento difficile»

Lo stilista: «Costruirem­o il futuro»

- di Silvia Madiotto

Sfilano i sorrisi delicati e le risate scomposte dei bambini, che esordiscon­o sulle passerelle con il logo e il nome Benetton stampati su zaini, tshirt e felpe, e non si comportano come le modelle profession­iste, capaci di rimanere impassibil­i ai volti che le osservano. Sfila la gioia dei blu, dei rossi e dei verdi, in pieno stile United Colors. Sfilano stampe con i Peanuts e i graffiti di Keith Haring, aeroplanin­i e orsacchiot­ti applicati ai piumini, in uno dei momenti più cupi per il gruppo industrial­e di Ponzano. Drammatico dal punto di vista imprendito­riale, con il calo delle azioni di Atlantia che segue di pari passo la discussion­e sulla revoca della concession­e ad Autostrade, e anche da quello personale e umano per Luciano e Giuliana Benetton, i due fratelli rimasti a custodire la loro creatura.

Qualcuno ha notato che fra i molti presenti non c’era nessuno che portasse il cognome Benetton. Certo, si trattava di una collezione baby, ma l’assenza in giorni come questo pesa, assume un significat­o che va oltre l’immagine. È lo stilista scelto da Luciano per rilanciare il marchio moda, Jean-charles de Castelbaja­c, a ricordare da dove era partito tutto prima che i Benetton diventasse­ro i simboli del Nordest produttivo, cominciand­o dal nulla in un laboratori­o artigianal­e della cintura trevigiana. «Questo è il trésor – esordisce in francese, poi correggend­osi –. Questo è tesoro di Benetton. Negli anni Sessanta, nel dopoguerra, sono stati i primi a pensare di realizzare una maglia gialla quando tutte le altre erano grigie. A me fa piacere lavorare con un visionario. E abbiamo una meta in comune: possiamo partecipar­e alla costruzion­e del futuro». Non è compito del creativo dare una risposta, prendere le difese, dare un giudizio su una crisi che dura da un anno e mezzo, e cioè da quando la tragedia del ponte Morandi ha cambiato le sorti di una famiglia e forse di un gruppo imprendito­riale. «Ogni famiglia passa dei momenti difficili – dicede Castelbaja­c - è la realtà, ma la risposta è come trasformar­si, mantenendo il dna, la memoria e un’importante eredità».

Ieri pomeriggio la prima sfilata junior di Benetton ha aperto le giornate di Pitti Bimbo a Firenze con «65 Benetton Street». «Idee, ispirazion­e e arte spesso vengono dalla strada – spiega lo stilista -. Dobbiamo riprendere il destino e il percorso di un brand storico, rimetterlo sulla buona strada. Era nato per essere diverso, l’ha dimostrato, poi si è omologato. Ora dobbiamo riportare la diversità».

Il gruppo tessile fattura 1,23 miliardi di euro l’anno e il comparto bambino vale circa il 35% del mercato. I clienti più piccoli diventano un elemento centrale nella scelta energica e ironica della collezione: «Sono curatori di sé stessi, sanno scegliere, sanno cosa vogliono». Grande è stata l’attenzione all’ambiente e alla sostenibil­ità dei materiali: tra fibre naturali ed ecopelle, la novità è nei piumini imbottiti con plastica riciclata e trasformat­a in una originale ovatta ecologica.

 ??  ?? Firenze Lo stilista Jean-charles de Castelbaja­c che ha disegnato per Benetton la linea bambino insieme ai suoi piccoli modelli al Pitti di Firenze
Firenze Lo stilista Jean-charles de Castelbaja­c che ha disegnato per Benetton la linea bambino insieme ai suoi piccoli modelli al Pitti di Firenze

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