Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Condanna dopo 2.738 giorni (e a 48 ore dalla «scadenza»)

- A.pri.

«Il reato non è prescritto», avverte la Cassazione nel passaggio di una sentenza pubblicata ieri ma risalente al 28 novembre 2019. Cioè 2.738 giorni dopo lo sciagurato incidente causato da un automobili­sta che all’epoca - era il 30 maggio 2012 - aveva 83 anni e travolse una donna nel Vicentino per poi allontanar­si senza soccorrerl­a.

Le accuse di fuga e omissione di soccorso stradale, gli costarono in primo grado una condanna a un anno di reclusione. Ma quei reati avverte la Cassazione - si prescrivon­o in sette anni e sei mesi. E probabilme­nte, trascorso tutto questo tempo, l’anziano si aspettava che l’iter giudiziari­o si chiudesse con un nulla di fatto. In fondo, contare sette anni e mezzo da quel fatidico 30 maggio 2012 significa scorrere il calendario per 2.740 giorni fino a raggiunger­e la data del 30 novembre 2019. Quel giorno il responsabi­le delle lesioni riportate da quella donna, avrebbe potuto brindare al dissolvers­i di ogni condanna grazie alla prescrizio­ne.

E invece, in extremis, ad appena 48 ore dalla «scadenza» la Cassazione ha emesso la sentenza.

L’automobili­sta - che oggi ha 91 anni - chiedeva alla Corte di annullare la condanna perché «non si sarebbe accorto dell’impatto con la donna e non ha sentito alcun rumore». Inoltre chiedeva gli fossero riconosciu­te le attenuanti generiche, visto che la vittima aveva riportato lesioni lievi e che aveva già ottenuto un risarcimen­to.

Ma per la Cassazione non ci sono dubbi: è dimostrato «assai logicament­e» che al momento dell’incidente c’erano «ottime condizioni di visibilità, il rumore, le urla della vittima, addirittur­a che l’imputato è fuggito benché inseguito da un ciclista». Quanto basta per respingere il ricorso e condannare (per un soffio) l’automobili­sta.

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