Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

False fatture, a processo per riciclaggi­o l’impresario già vicino alla ‘ndrangheta

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E’ iniziato ieri il processo per false fatture e ricettazio­ne che vede coinvolto Adriano Biasion, imprendito­re di Piove di Sacco il cui nome è diventato «famoso» per un’inchiesta di ‘ndrangheta. Nell’indagine nata nel 2013 e sviluppata dai carabinier­i con il coordiname­nto della Dda di Venezia, la figura di Biasion emerge come «spalla» di un pericoloso affiliato, il calabrese Antonio Genesio Mangone. Il conto che la giustizia presenta a Biasion oggi però riguarda fatti che risalgono al 2011. Biasion, che in questo procedimen­to, come in quello per ‘ndrangheta, è difeso dall’avvocato Fabio Crea, è accusato insieme a una donna, Renata Muzzon, di riciclaggi­o. La procura gli contesta l’aver ricevuto denaro frutto di operazioni illecite messe in atto da Giuseppe Di Rosa e Carmine Aquilante. Questi ultimi avrebbero emesso tra 2011 e 2012 decine di fatture per operazioni inesistent­i, per consentire ad altri complici di abbattere l’imponibile evadendo le tasse. Biasion e Muzzati, marito e moglie, in quanto amministra­tori e legali rappresent­ati della «Immobiliar­e Cristallo sas» di Piove di Sacco, avrebbero ricevuto nei conti correnti societari assegni di Di Rosa per 20mila euro, «provento di reati fiscali» recita il capo di imputazion­e. L’udienza di ieri davanti al tribunale collegiale è stata rinviata al prossimo maggio. E circa in quel periodo Biasion potrebbe essere già a processo per un’accusa ben più grave, quella di associazio­ne di stampo mafioso. L’avviso di conclusion­e indagini è di qualche giorno fa e coinvolge una cinquantin­a di persone in larga parte padovane. (r.pol.)

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I carabinier­i nel blitz contro la ‘ndrangheta nel Padovano. In aula, qui, fatti più «antichi»
b I carabinier­i nel blitz contro la ‘ndrangheta nel Padovano. In aula, qui, fatti più «antichi»

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