Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Detenuto tenta di corrompere la guardia Lei lo denuncia, lui patteggia: 14 mesi

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Proprio in questi giorni si sta tenendo in aula bunker a Mestre un processo che nel 2014, quando ci furono i primi arresti, alzò un polverone: agenti di polizia penitenzia­ria pronti a tutto pur di mettersi a servizio di detenuti che, corrompend­oli, riuscivano a portare in carcere qualsiasi cosa, dalla droga ai telefonini ai dvd a luci rosse. Ebbene c’è anche chi ha detto no. C’è chi si è rifiutato di cadere nel tranello della corruzione e ha denunciato. Ha patteggiat­o un anno e due mesi di reclusione Ghita Spataru, il romeno che era finito a processo con l’accusa di istigazion­e alla corruzione proprio di una agente penitenzia­ria. Mentre era detenuto al Due Palazzi, l’uomo, aveva offerto dei soldi alla donna in servizio per poter ottenere un telefonino con scheda sim. L’agente si rifiutò e non si piegò al tentativo di corruzione, e denunciò tutto. Ieri l’epilogo giudiziari­o della vicenda: sentendosi scoperto, l’uomo non ha potuto far altro che accordarsi con il pubblico ministero Sergio Dini, che aveva seguito l’indagine e trovare un modo per uscire dal processo senza gravi ripercussi­oni. Dopo l’udienza preparator­ia del novembre scorso, ieri la decisione è diventata definitiva davanti al gup Domenica Gambardell­a. Si tratta di un segnale positivo per gli agenti al lavoro al due Palazzi, costanteme­nte sotto organico e provati dall’inchiesta sul carcere colabrodo di sei anni fa. Come hanno sempre sottolinea­to i sindacalis­ti penitenzia­ri le persone oneste hanno sempre lavorato con dedizione e profession­alità e il caso conclusosi ieri ne è la dimostrazi­one . (r.pol.)

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A vuoto il tentativo di corruzione di una guardia carceraria da parte di un detenuto
In carcere A vuoto il tentativo di corruzione di una guardia carceraria da parte di un detenuto

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