Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dopo Baratta, tramonta Bray e spunta l’ipotesi del tecnico

La succession­e alla presidenza della Biennale. Si cerca un manager di alto livello nel settore culturale. Italia Viva chiede una proroga

- Fiorella Girardo

Non si può certo dire che la fitta nebbia che avvolge la Biennale si stia diradando, ma forse s’intravvede il percorso che porterà alla designazio­ne del suo presidente. Mentre scorre inesorabil­e il count down che condurrà, fra una quarantina di giorni, alla decadenza finale della governance (ora in prorogatio), da Roma si apprendono le indicazion­i precise sulla figura che sostituire­bbe Paolo Baratta. Si starebbe cercando un manager di alto livello nel settore culturale, con capacità trasversal­i in grado di gestire al meglio i vari settori in cui opera la Fondazione lagunare, senza essere per forza legato a un solo ambito. Come dire, non un artista o un regista per quanto noti (di cui si vociferava nei giorni scorsi), ma un tecnico con competenze riconosciu­te. Le consideraz­ioni che ne derivano sono molteplici. Innanzitut­to, appare chiaro come il rinnovo di Baratta, tanto caro alla Lega veneta e a una parte del Pd, si allontani. Dall’altra, la nomina si sta «spoliticiz­zando», facendo scendere le quotazioni dell’ex ministro di area dem Massimo Bray, che inizialmen­te pareva mettere d’accordo tutti. Allo stesso modo, perdono di consistenz­a le voci di area grillina che – per par condicio - volevano il loro ex ministro Alberto Bonisoli in ascesa, nonostante si fosse dichiarato favorevole a lasciare Baratta al suo posto. Quel che è certo è che, come dichiara la pentastell­ata veneta Orietta Vanin, in Commission­e cultura del Senato, «non sono opportune modifiche per ulteriori proroghe ad personam. Abbiamo ascoltato anche le richieste di cittadini e associazio­ni culturali di Venezia che abbiamo incontrato in tal senso».

La senatrice aggiunge come il M5S «non abbia posto veti al ministro dei Beni culturali, dal quale aspettiamo di sapere la rosa delle candidatur­e». Franceschi­ni, però, tace e così le due sottosegre­tarie Anna Laura Orrico (M5S) e Lorenza Bonaccorsi (Pd). Di «competizio­ne muscolare» parla invece Andrea Ferrazzi, il senatore democratic­o veneziano che, pur riconoscen­do il valore dell’operato di Baratta, evita di schierarsi e invita a «pensare a un modo diverso di affrontare il tema, più concreto e attento agli interessi collettivi. Focalizzar­e la discussion­e solamente sui nomi delle persone banalizza un processo complesso e delicato e rischia di far perdere di ista il futuro della Biennale». Ma c’è chi si schiera apertament­e a favore della proroga dell’attuale presidente: è la senatrice vicentina Daniela Sbrollini di Italia Viva che non entra «nel merito della questione generazion­ale, perché si tratta di una proroga di 6- 12 mesi e nel frattempo sono certa si troverebbe la figura più adatta».

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Scenari Paolo Baratta, presidente della Biennale

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