Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Regionali, il Pd spacca i Cinque stelle

D’incà spinge l’alleanza di governo: «Dopo l’emilia voto su Rousseau. Il perno è l’autonomia»

- Marco Bonet

L’ipotesi di chiudere l’alleanza con il Pd alle prossime Regionali divide il Movimento 5 Stelle. «Per battere Zaia dobbiamo replicare lo schema di governo nazionale ha spiegato il ministro D’incà - dobbiamo spingere sull’autonomia e sulla manovra che può portare benefici al Veneto». All’assemblea di ieri, però, la base spingeva per la corsa solitaria («Se andiamo col Pd perdiamo i voti e la faccia») e allora D’incà ha rilanciato: «Si voti su Rousseau».

L’impression­e è che ormai esistano due Movimenti 5 Stelle, nel Movimento 5 Stelle, e il redde rationem lo si vedrà il 15 marzo in occasione degli Stati generali pentastell­ati. Per quel che riguarda il Veneto, la spaccatura tra i «puristi» che vorrebbero tornare alle origini, costasse pure non contare niente e ritrovarsi in quattro gatti, e i «governisti» che vorrebbero continuare a manovrare le leve del comando, e pazienza se per farlo ci si deve «contaminar­e», è emersa in modo plastico ieri all’hotel Piroga di Selvazzano, dove si è tenuta l’assemblea chiamata a decidere come il Movimento si debba presentare alle prossime Regionali: da solo, con una civica di supporto oppure insieme al Pd (e, de relato, a Coalizione Civica)?

Va dato atto al ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’incà di aver avuto coraggio: davanti a un uditorio graniticam­ente schierato per il no ai dem (se qualcuno era a favore, non ha preso il microfono per dirlo; i parlamenta­ri hanno tenuto una linea ambigua, della serie: col Pd si lavora bene e le responsabi­lità di governo impongono di turarsi il naso, ma decidete voi), D’incà si diceva ha perorato con forza la necessità

Con il Pd Dobbiamo replicare contro Zaia l’alleanza col Pd messa in campo contro Salvini. Faremo l’autonomia

di replicare anche in Veneto contro Zaia lo schema messo in atto a Roma contro Salvini. «Dobbiamo contrappor­re al governo regionale, e ai suoi 14 miliardi di bilancio, il governo nazionale, con gli 800 miliardi della manovra - ha spiegato il ministro -. Dobbiamo spiegare che sarà questo governo, formato da noi e dal Pd, a dare al Veneto l’autonomia tradita dalla Lega, perché con Boccia stiamo lavorando bene e potremmo arrivare ad approvare la legge quadro prima delle elezioni. Sarebbe la dimostrazi­one che noi siamo “i fatti”, contro il partito delle chiacchier­e. Possiamo sostenere un candidato civico (e l’identikit è quello di Arturo

Lorenzoni di Coalizione, ndr) ma contro Zaia servono le spalle larghe, altrimenti non c’è speranza di farcela».

Ma i Cinque Stelle vogliono farcela? L’impression­e ricavata all’hotel Piroga è: no. Lo smarriment­o provocato dall’essersi ritrovati all’improvviso al timone del Paese, il doppio sbandament­o tra Lega e Pd, la diaspora dei parlamenta­ri, la messa in discussion­e di Di Maio e perfino di Casaleggio sembrano aver convinto i più della necessità di una catarsi che passi per la corsa solitaria, percentual­i risicate, il ritrovarsi pochi, sì, «ma buoni». Una linea incarnata dal capogruppo in Regione Jacopo Berti ma condivisa da molti tra i presenti, complice il fatto - ammesso dall’ex consiglier­a di Montecchio Sonia Perenzoni - che contrariam­ente a quel che si pensa, in Veneto molti elettori del M5s sono ex elettori leghisti, o comunque più contigui a quel mondo che a quello progressis­ta («Tanti ci dicevano “Bravi!” quando eravamo alleati con la Lega. Io col Pd non ci metto la faccia, mi spiace»).

Capita l’antifona, D’incà proverà a dilatare i tempi sperando in un ravvedimen­to. Berti, che ieri proiettava meme che di sicuro non avrebbero fatto ridere Zingaretti & co., deciso a sfruttare il momento ha presentato una road map serratissi­ma, che già la prossima settimana vorrebbe arrivare al voto sui candidati da mettere in lista. D’incà ha invece suggerito di aspettare il voto in Emilia, organizzar­e una nuova assemblea regionale e far decidere agli iscritti, con un voto su Rousseau, se allearsi o meno col Pd. Un po’ com’è accaduto in Umbria e difatti un attivista è subito balzato sul palco: «Vogliamo votare su Rousseau? Bene, ma per il Veneto votano i veneti, non i campani e i pugliesi!»

Di candidati presidenti, visto il contesto, non s’è parlato minimament­e. S’è accennato al programma, con poche novità (ambiente, Pfas, banche) ed un’ammissione di colpa da parte dei consiglier­i uscenti, che si ricandider­anno tutti col solo Berti a meditare il passo indietro: «Nel 2015 avevamo molto entusiasmo ma nel programma abbiamo messo cose impossibil­i da realizzare, arrivati a Venezia abbiamo scoperto che non erano manco di competenza della Regione... evitiamo di ripetere l’errore, per questo abbiamo creato i gruppi di lavoro».

A metà

Le idee devono arrivare al governo, chiediamoc­i se le cose è meglio contestarl­e da fuori o gestirle da dentro

Mai col Pd

Non riusciremm­o mai a spiegare sul territorio una simile alleanza, non ci voterebber­o e io la faccia non ce la metto

 ??  ?? In assemblea Eletti e attivisti riuniti ieri all’hotel Piroga di Selvazzano
In assemblea Eletti e attivisti riuniti ieri all’hotel Piroga di Selvazzano
 ??  ?? L’ex consiglier­a Sonia Perenzoni
L’ex consiglier­a Sonia Perenzoni
 ??  ?? Il senatore Giovanni Endrizzi
Il senatore Giovanni Endrizzi
 ??  ?? Il ministro Federico D’incà
Il ministro Federico D’incà

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