Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
In casa con il fratello morto da 3 mesi
Ospedaletto Euganeo, degrado e solitudine: vivevano separati dentro le stesse mura
Per tre mesi senza accorgersene ha vissuto con la salma del fratello dentro casa. A scoprire il cadavere sono stati venerdì pomeriggio i carabinieri di Este. Silvano Ambrosini, 71 anni, è morto con tutta probabilità a metà ottobre per un arresto cardiaco. Di lui non aveva mai parlato il fratello di 56 anni, che è seguito dai servizi sociali, anche se condivide la stessa abitazione. I due non si parlavano e avevano diviso gli spazi con alcuni mobili.
Per tre mesi senza accorgersene ha vissuto con la salma del fratello dentro casa. A scoprire il cadavere sono stati venerdì pomeriggio i carabinieri di Este insieme ai vigili del fuoco allertati dai servizi sociali del comune che conoscevano la situazione borderline di quell’abitazione ma che da diverso tempo non andavano a controllare lo stato delle cose.
Silvano Ambrosini, nativo di Cinto Euganeo, 71 anni, e residente a Ospedaletto Euganeo in via Boschette, è morto con tutta probabilità a metà ottobre per un arresto cardiaco. Da quel giorno non si avevano più sue notizie e di lui non aveva mai parlato il fratello di 56 anni, persona molto schiva e affetta da alcune gravi patologie personali. L’altro ieri la dottoressa Sandra Malaparte, assistente sociale del Comune, si è recata nell’abitazione e ha sentito un forte odore provenire dall’interno. Sul posto sono intervenuti i militari e anche il nucleo investigativo da Padova dato che la salma era ormai decomposta.
I rilievi hanno permesso di escludere la morte violenta: Ambrosini giaceva a bordo letto, rannicchiato e probabilmente il malore l’ha colto quando stava per andare a dormire. Il fratello cinquantaseienne è stato rintracciato dopo alcune ore mentre stava eseguendo alcuni lavori in un ranch che alleva cavalli e ha raccontato di non sapere dove fosse il fratello, di non avere le chiavi di casa e che per rientrare nell’abitazione utilizzava una finestra. «Sono quei casi limite come ce ne sono tanti in Italia- spiega il sindaco di Ospedaletto Giacomo Scapin - i due non andavano d’accordo, avevano diviso la casa a metà con alcune suppellettili e non si parlavano. La persona deceduta era celibe, autosufficiente e aveva pochissimi amici. Noi in questi anni abbiamo sempre cercato di aiutare il fratello, che ha anche un avvocato che lo segue come amministratore di sostegno, ma lui si è sempre opposto a qualsiasi tentativo di assistenza. L’abitazione che era di proprietà dei genitori dei due ora è inagibile e servirà una profonda bonifica per poterci rientrare». Resta il mistero di come nessuno, anche tra i dipendenti comunali, in questi tre mesi si sia mai chiesto che fine avesse fatto il settantunenne: «Purtroppo sono cose che capitano e che fanno una grande tristezza- conclude il primo cittadino - la persona deceduta era molto schiva, non aveva contatti con nessuno ed evidentemente nemmeno col fratello».