Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

In casa con il fratello morto da 3 mesi

Ospedalett­o Euganeo, degrado e solitudine: vivevano separati dentro le stesse mura

- Andrea Pistore

Per tre mesi senza accorgerse­ne ha vissuto con la salma del fratello dentro casa. A scoprire il cadavere sono stati venerdì pomeriggio i carabinier­i di Este. Silvano Ambrosini, 71 anni, è morto con tutta probabilit­à a metà ottobre per un arresto cardiaco. Di lui non aveva mai parlato il fratello di 56 anni, che è seguito dai servizi sociali, anche se condivide la stessa abitazione. I due non si parlavano e avevano diviso gli spazi con alcuni mobili.

Per tre mesi senza accorgerse­ne ha vissuto con la salma del fratello dentro casa. A scoprire il cadavere sono stati venerdì pomeriggio i carabinier­i di Este insieme ai vigili del fuoco allertati dai servizi sociali del comune che conoscevan­o la situazione borderline di quell’abitazione ma che da diverso tempo non andavano a controllar­e lo stato delle cose.

Silvano Ambrosini, nativo di Cinto Euganeo, 71 anni, e residente a Ospedalett­o Euganeo in via Boschette, è morto con tutta probabilit­à a metà ottobre per un arresto cardiaco. Da quel giorno non si avevano più sue notizie e di lui non aveva mai parlato il fratello di 56 anni, persona molto schiva e affetta da alcune gravi patologie personali. L’altro ieri la dottoressa Sandra Malaparte, assistente sociale del Comune, si è recata nell’abitazione e ha sentito un forte odore provenire dall’interno. Sul posto sono intervenut­i i militari e anche il nucleo investigat­ivo da Padova dato che la salma era ormai decomposta.

I rilievi hanno permesso di escludere la morte violenta: Ambrosini giaceva a bordo letto, rannicchia­to e probabilme­nte il malore l’ha colto quando stava per andare a dormire. Il fratello cinquantas­eienne è stato rintraccia­to dopo alcune ore mentre stava eseguendo alcuni lavori in un ranch che alleva cavalli e ha raccontato di non sapere dove fosse il fratello, di non avere le chiavi di casa e che per rientrare nell’abitazione utilizzava una finestra. «Sono quei casi limite come ce ne sono tanti in Italia- spiega il sindaco di Ospedalett­o Giacomo Scapin - i due non andavano d’accordo, avevano diviso la casa a metà con alcune suppellett­ili e non si parlavano. La persona deceduta era celibe, autosuffic­iente e aveva pochissimi amici. Noi in questi anni abbiamo sempre cercato di aiutare il fratello, che ha anche un avvocato che lo segue come amministra­tore di sostegno, ma lui si è sempre opposto a qualsiasi tentativo di assistenza. L’abitazione che era di proprietà dei genitori dei due ora è inagibile e servirà una profonda bonifica per poterci rientrare». Resta il mistero di come nessuno, anche tra i dipendenti comunali, in questi tre mesi si sia mai chiesto che fine avesse fatto il settantune­nne: «Purtroppo sono cose che capitano e che fanno una grande tristezza- conclude il primo cittadino - la persona deceduta era molto schiva, non aveva contatti con nessuno ed evidenteme­nte nemmeno col fratello».

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I carabinier­i durante i rilievi nel casolare dove è stato rinvenuto il cadavere di Silvano Ambrosini Esclusa la morte violenta
Tute bianche I carabinier­i durante i rilievi nel casolare dove è stato rinvenuto il cadavere di Silvano Ambrosini Esclusa la morte violenta

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