Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
IL 2020, L’ANNO DEL BIVIO IN UNA PATRIA A DOPPIA FACCIA
Nella vita capita di arrivare a un bivio e non sapere quale strada scegliere. Forse questo 2020 si presenta così, come un anno bivio. Sarà per quel 20-20 che può essere letto come un anno a doppia faccia e prospettiva. In un’italia s-finita nel ripetere-le-stesse-cose (lamentele, magagne, auspici, proposte) e affaticata dal nulla-checambia credo sia arrivato il tempo dell’intraprendere il nuovo cammino scegliendo, tra le due strade imposte dal bivio, quella più incerta e più faticosa perché tutta da costruire. Perché è l’italia che va ricostruita.
La nostra Patria è a doppia faccia. Quella vista dal basso incespica nella coltre di cenere che ricopre (quella vista dall’alto) le nostre potenzialità, le nostre bellezze, le nostre energie. Cenere che può essere assunta a sinonimo di povertà. Quella economica, certo, che tocca la pancia o che ingorda alcuni portafogli. Quella che «fa prendere le decisioni» perché, quando ci sono di mezzo i schei, si alzano le difese o, viceversa, si è pronti a scattare.
Il tempo ha però evidenziato altre povertà: culturale, sociale, educativa, ambientale, politica, infrastrutturale. Del debito pubblico. E quelle delle varie illegalità (criminale, mafiosa, fiscale, finanziaria, tecnologica…), delle dipendenze, o delle varie disabilità fisiche, psicologiche e relazionali. Non per ultima quella demografica.
Se collochiamo queste povertà sul lato destro del nostro sguardo possiamo farci vincere dalla paura, dalla rassegnazione, dall’egoismo (mi salvo «io», prima «io», mi basto «io»). La cenere può soffocare. Oppure può essere spazzata via dal vento o da un’accurata pulizia. E sotto quella cenere vi è la Patria - evocata nei giorni scorsi dal Presidente Mattarella - fatta di tante persone semplici, ricche di attitudini, talvolta inespresse, altre non valorizzate. Persone che costruiscono, giorno dopo giorno, il nostro essere comunità e che riempiono il lato sinistro del nostro guardare aprendosi alla speranza che lubrifica i nostri occhi di fiducia. Persone che da tempo cercano una guida, una prospettiva, un senso (direzione e significato) comune per orientare il loro agire. Ricerca che oggi non trova risposta, forte e credibile, in quel «dove» che è la politica.
Il bivio ci dice che non possiamo più procrastinare. Perché non abbiamo più tempo. In tanti abbiamo fatto nostra l’agenda 2030 che fissa 17 obiettivi strategici per «salvare» il pianeta e l’umanità. Il 2030 è una scadenza importante, 10 anni passano in fretta. Necessitiamo di un ingrediente vitale: la coesione sociale. Per raggiungerla serve una conversione che è fatta di cambiamento e di convergenza. Il cambiamento impone un passo indietro (dal ciò che si è) per farne uno in avanti (al ciò che si diventerà). La convergenza va ritrovata nel considerare che la creazione di valore individuale vada perseguita nella creazione di valore (culturale, sociale, educativo ed economico) condiviso.
Come va ri-proposta la visione di Paese, di comunità. Come va ritrovato il desiderio-didare-vita a nuova vita: umana, sociale, culturale, artistica, imprenditoriale, territoriale.
C’è un popolo «affaticato» e un Paese da ricostruire. Nell’italia del dopoguerra, immersa nelle macerie e nelle miserie, non c’era spazio per la stanchezza che arrivava solo dopo giornate vissute due volte: la prima per guadagnarsi un pezzo di pane e, la seconda, per darsi reciprocamente una mano, nella solidarietà umana e nella fraternità collettiva.
Nel 2020 l’italia avrà tre diverse Capitali: Parma, Capitale italiana della Cultura; Trieste, Capitale europea della Scienza; Padova, Capitale europea del Volontariato.
Sono occasioni che vanno vissute nello spirito del carpe diem. Se la Cultura è il fondamento umano per la crescita, la creazione e l’evoluzione della persona, la Scienza rappresenta la capacità creativa dell’ingegno di cui i nostri avi hanno lasciato segni indelebili di cui andarne fieri, così il Volontariato esplica il senso solidale del prendersi cura, della persona e del territorio in cui viviamo.
Tre sfaccettature che segnano importanti tratti caratteristici di una Comunità che può essere grigia, se coperta dalla cenere, o dai mille colori, se librata dalla variopinta bellezza che sta in tante persone, nei nostri luoghi, nelle nostre menti, nelle nostre opere. Un nuovo rinascimento è (ancora) possibile. Il bivio è davanti a noi. La strada da imboccare è «nostra» responsabilità.