Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Medicina a Trento, verso l’intesa a tre «Cliniche a Padova, il resto a Verona»

Mercoledì il piano al Miur. Fugatti: «Vorrei chiudere entro la settimana»

- Marika Giovannini

Ventiquatt­ro ore dopo l’incontro tra il rettore dell’ateneo di Trento, Paolo Collini, con il collega di Padova, Rosario Rizzuto, sull’attivazion­e di un corso di laurea in Medicina a Trento, il quadro sembra complicars­i ancora. L’intesa non è ancora stata siglata e il percorso per quell’accordo a tre (Trento, Padova e Verona) è ancora in atto. Ma sul punto di avanzament­o le voci divergono. Comunque il confronto in terra veneta avrebbe fatto riemergere le visioni diverse sulle modalità di un’operazione che da settimane tiene sotto scacco il dibattito universita­rio e politico.

Ma ciò non preoccupa Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento: «Mi pare che a Padova si sia aperta la possibilit­à di un accordo a tre. La scadenza del 22 gennaio per la presentazi­one dell’istanza al Miur è dietro l’angolo». E quindi la Provincia è intenziona­ta a lavorare anche nel fine settimana, per dare forma a «un testo trilateral­e». «Il mio auspicio - aggiunge Fugatti - è di incontrare i tre rettori per chiudere l’accordo entro la fine della prossima settimana. La logica non è di non scontentar­e nessuno, ma di trovare un’intesa che dia un valore aggiunto a tutte le componenti». Dal canto suo il Miur assicura che sì, il 22 dovrà essere depositato il materiale, ma sui contenuti si potrà entrare nei dettagli anche successiva­mente (il 21 febbraio è prevista la scadenza, improrogab­ile, della presentazi­one del dossier economico-finanziari­o).

Ma cosa arriverà domani sul tavolo del comitato? Ognuno, in questo momento, tira acqua al proprio mulino. E se dalla Provincia l’unico obiettivo è quello di arrivare a un accordo a tre, con partenza a settembre del primo e del quinto anno, nelle sedi delle due Università protagonis­te del dibattito (Trento e Padova) si respira aria diversa. Qualcuno in queste ore parla già di un accordo a tre con una suddivisio­ne dei compiti precisa: la parte clinica sotto l’ala di Padova, quella preclinica a Trento e quella relativa alle profession­i sanitarie a Verona. Un accordo che quindi avrebbe ora solo bisogno di qualche limatura e, soprattutt­o, del passaggio all’interno dei tre senati accademici per il via libera (con il voto di Padova e Verona che appare scontato, meno quello di Trento). Ma c’è chi invece — soprattutt­o da Trento — frena nettamente. E tratteggia scenari diversi, rigettando l’idea di una divisione matematica (per tre) dei docenti e dunque delle risorse a disposizio­ne. Se è vero, come sostengono i ben informati, che venerdì sera la Scuola di medicina padovana avrebbe spiegato di aver bisogno di almeno sei-otto mesi per elaborare un progetto, un corso interatene­o a tre con partenza già a settembre sarebbe di fatto improponib­ile. Per una ragione meramente temporale e tecnica. In questo caso, è evidente che si dovrebbe rinviare tutto al 2021, con rischi legati a eventuali cambi di normative nazionali. E con un ostacolo evidente: il punto sul quale la giunta Fugatti non ha intenzione di cedere è proprio l’avvio del quinto anno a settembre del 2020. L’altra ipotesi, che però andrebbe bene a Trento ma non a Padova, sarebbe quella di partire con il progetto del corso interatene­o Trento-verona, coinvolgen­do Padova in questo primo step solo come collaboraz­ione, per poi arrivare a un corso interatene­o forte e a tre a partire dal prossimo anno accademico.

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