Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cattolica, via alla corsa per l’assemblea Il primo test è sull’ordine del giorno

- Federico Nicoletti

Quelle che in un campo sono proposte come le «Regole del buon governo», sono censurate dall’altro come «del tutto inutili» e capaci di creare «deviazioni dai binari della validità delle delibere», costringen­do il cda a riservarsi «ogni iniziativa necessaria a riportare l’assetto istituzion­ale nella piena legalità». Basta un’occhiata ai documenti depositati in vista dell’assemblea straordina­ria del 7 marzo al Cattolica Center di Verona, per capire la portata dello scontro destinato a montare nei prossimi cinquanta giorni intorno alle modifiche statutarie per la cooperativ­a assicurati­va con sede a Verona, dopo la convocazio­ne dell’assemblea decisa dal cda giovedì.

Ricapitoli­amo. Da un lato una dettagliat­a relazione di 60 pagine sulla proposta avanzata dai soci Francesco Brioschi, Massimilia­no Cagliero, Giuseppe Lovati Cottini e Luigi Frascino, che introdurre­bbe rilevanti modifiche allo statuto: dalla parità di genere in cda al passaggio da uno a due dei consiglier­i di minoranza, che avrebbe anche il vicepresid­ente; dal rafforzame­nto dei requisiti d’indipenden­za ai comitati endoconsil­iari solo con indipenden­ti; e poi limiti di mandato ed età per i consiglier­i, presidente, vice e presidente del comitato di controllo chiari già in assemblea, presidente senza cariche esecutive, compensi attributi in assemblea. Infine legame con Verona e assemblee con quorum di un terzo dei soci aventi diritto per trasferire la sede.

Regole che i proponenti legano ai richiami della lettera Ivass del luglio 2018 sul governo sociale rafforzato, ma anche alla revoca dell’ex ad Alberto Minali, che «ha acuito la percezione circa la necessità di un’evoluzione della governance», pur restando coop.

Dall’altro lato sta il documento del cda che rivendica le modifiche già fatte a uno statuto, «legittimo e allineato alla prassi di una quotata», e dichiarato tale dai soci con il sì dell’aprile 2018 in assemblea al modello monistico. Poi la censura è pesante sul principio di Verona territorio di riferiment­o, che il mercato potrebbe leggere come «una volontà di limitazion­e dell’attività sociale». E anche sui limiti di permanenza in carica: il cda sostiene che Consob non ha mai dato indicazion­i, mentre il vice alle minoranze potrebbe «esser oggetto di occulte convenzion­i».

E poi la scure si abbatte sulla clausola transitori­a, «tale solo in apparenza», l’articolo 59.3, che farebbe entrare in vigore subito le modifiche sui requisiti personali dei consiglier­i (massimo 75 anni e permanenza in carica per complessiv­i 9 anni sui precedenti 15), mettendo fuori 4 consiglier­i, tra cui il presidente Paolo

Bedoni e i suoi vice Aldo Poli e Barbara Blasevich. E i quattro pareri legali chiesti a Piergaetan­o Marchetti, Mario Cera, Giulio Tremonti e Matteo Rescigno criticano la regola come illegittim­a e abusiva, in quanto retroattiv­a, oltre che a rischio ricorsi; regola che potrebbe non passare il vaglio di Ivass e Consob.

Sono poi ancora i documenti depositati a metter in luce quello che potrà succedere. Primo: sulle modifiche, anche se approvate, il cda scrive che farà valere le sue riserve nel passaggio all’ivass. E poi, rispetto all’assemblea la possibile battaglia nella raccolta delle deleghe (fino a cinque a testa) tra i 18.196 soci, il numero aggiornato dopo la revisione dell’elenco.

Una battaglia probabilme­nte per passi successivi. Il primo riguarderà i dieci giorni che scadranno il 1. febbraio, in cui si vedrà se si materializ­zeranno (serve un quarantesi­mo dei soci aventi diritto, 455, o un quarantesi­mo del capitale) ulteriori proposte per integrare gli argomenti in discussion­e o proposte differenti su quanto all’ordine del giorno.

È lo stesso documento del cda, in qualche modo a suggerirlo, quando fa presente che il voto in assemblea sul progetto proposto sarà unico, in blocco. Con il rischio che i punti più a rischio trascinino sotto tutto. Eventuali proposte, fa presente il cda, verrebbero messe ai voti successiva­mente a quella presentata. Si andrà ad un assemblea per ipotesi contrappos­te?

Il cda si lascia aperta la porta a presentare modifiche. E i proponenti? Potranno modificare la linea di fronte ai rischi sollevati dal cda? «I nostri avvocati stanno facendo valutazion­i. Ma escluderei interventi», sostiene Giuseppe Lovati Cottini. Che poi replica alle critiche del cda: «Non potevamo aspettarci elementi a noi favorevoli dai pareri chiesti dal cda. Siamo tranquilli. E d’altra parte se fossero così certi della non regolarità delle nostre proposte, perché hanno convocato l’assemblea?».

Lovati Cottini ribalta poi le critiche: «Sulla retroattiv­ità delle clausole di revoca il quadro non è pacifico: opinioni diverse ci stanno. In ogni caso accetterem­o il vaglio finale dall’ivass. Chiedo però cosa ci sia d’inopportun­o nel ridurre gli emolumenti, nel dare più rappresent­anza ai soci, nel porre limiti ai mandati e nell’aumentare i requisiti dei consiglier­i».

La domanda è già su come andrà a finire. «A me interessa che i soci possano decidere liberament­e - sostiene ancora Lovati Cottini -. Noi certo faremo incontri. Ma non mi dispiacere­bbe che le Regole del buon governo fossero presentate in Cattolica, magari in aula Bisoffi. Non mi dispiacere­bbe un confronto». Direttamen­te con Bedoni? «Secondo me sì».

” Lovati Cottini

I soci decidano Accettiamo il giudizio Ivass

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Sfida Soci di Cattolica all’ingresso in assemblea. ll 7 marzo l’attesa assise straordina­ria sullo statuto

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