Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Aveva deciso di farla finita Ho visto le fiamme altissime»

Il racconto di chi ha assistito al gesto disperato della donna marocchina

- E.bir.

Il piazzale di fronte al tribunale è vuoto. L’ambulanza se n’è appena andata. C’è solo una volante della polizia. In alto, sopra la scalinata, due agenti a presidiare. Stanno aspettando la scientific­a. Nell’aria c’è odore di benzina e, passo dopo passo, più ci si avvicina all’ingresso più diventa forte. Il pavimento del piazzale è coperto dalla polvere bianca degli estintori; si intravedon­o decine di impronte, sono quelle dei soccorrito­ri. Davanti alla porta ci sono tre estintori: sono quelli svuotati dalle due guardie giurate e dal dipendente del tribunale che hanno spento il fuoco che stava divorando la 49enne che ha tentato il suicidio.

Tutto attorno è silenzio. Una donna si avvicina per leggere il cartello piantato sull’aiuola dalla madre che poco prima si è data fuoco, ma un poliziotto, con cortesia ma fermo, la invita ad allontanar­si e lei se ne va. Dal tribunale esce una famiglia: mamma, papà e un ragazzino. La donna tira dritto col figlio, l’uomo è di poche parole. «Eravamo in udienza, non abbiamo visto niente ma abbiamo sentito quella donna urlare, è stato tremendo», dice.

Qualcuno che ha assistito all’intera scena c’è. Un avvocato ha visto tutto. «Ero arrivato alle undici per un’udienza ma la signora non c’era – dice il legale –. Quando stavo per uscire ho sentito delle grida disperate». La donna, 49 anni, si era già cosparsa di benzina e aveva azionato l’accendino. «Ho visto le fiamme altissime – continua l’avvocato -. La donna era inginocchi­ata, poi è crollata. Le guardie giurate e un dipendente sono subito intervenut­i». Sono una donna e due uomini: appena arrivata, avevano riconosciu­to la 49enne che ora lotta tra la vita e la morte in ospedale. «Era già venuta qui altre volte – racconta un addetto alla sicurezza -. È entrata ma pochi minuti dopo è uscita e se n’è andata».

Meno di un’ora dopo, la donna marocchina è tornata. «Ce ne siamo accorti subito – continua la guardia giurata -. Ha posizionat­o il cartello e ha cominciato a minacciare di darsi fuoco». I vigilanti, che presidiano i metal detector, sono usciti. «Abbiamo provato velocement­e a farla desistere, ma non ci siamo riusciti – racconta ancora l’addetto alla sicurezza -. In realtà, non c’è stato il tempo. E’ stata una questione di secondi. Lei aveva già deciso».

Alla vista dell’accendino tutti si sono allontanat­i. In un attimo è stato il fuoco. Fiamme altissime, visto che l’intero corpo della 49enne era ricoperto di benzina. «Abbiamo recuperato gli estintori e abbiamo provato a salvarla», aggiunge il vigilante. Per avere la meglio sulle fiamme hanno usato anche un telo per lo spegniment­o. Alla fine, c’era solo fumo. E sotto quel telo il corpo della donna quasi completame­nte bruciato. Lei respirava, ma non si muoveva ed era priva di conoscenza. «Poi è arrivata un’ambulanza, l’hanno stabilizza­ta e intubata e portata via», dice il legale, testimone. La corsa all’ospedale dell’angelo, dove la 49enne ha ricevuto le prime cure, poi il trasferime­nto a Padova. Alla fine del sopralluog­o, la polizia scientific­a ha portato via il cartello lasciato di fronte alla sede di giustizia, gli estintori sono stati portati dentro. Il piazzale si è svuotato di nuovo. Ciò che rimaneva era la polvere bianca a terra che lentamente veniva spazzata via dal vento.

Avevamo capito che qualcosa non andava quando ha iniziato a piantare il cartello nel giardino. Ma è stata questione di secondi

” Una volta spente le fiamme lei ancora respirava ma era incoscient­e e non si muoveva

La conoscevam­o perché era già venuta qui altre volte. È entrata e uscita, poi si è data fuoco

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La polizia scientific­a davanti al Tribunale dei minori a Mestre
I rilievi La polizia scientific­a davanti al Tribunale dei minori a Mestre

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