Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Negozi a rischio estinzione nasce il fronte dei sindaci «Primo, fisco da cambiare»
I sindaci dei Comuni della Bassa padovana sono più agguerriti che mai. Perché in ballo c’è la loro stessa esistenza. La crisi che sta vivendo il commercio di prossimità si fa sempre più critica e a farne le spese sono soprattutto i centri più piccoli. «Se su cinque negozi ne chiude uno, si crea un disservizio importante – denuncia Roberto Milan, sindaco di Bagnoli – Oltre a creare disagi per la sicurezza, perché si sa che un esercizio commerciale è un presidio fondamentale, si crea un vuoto a livello sociale. La situazione attuale crea grosse difficoltà a chi vorrebbe riaprire. Meno negozi, vuol dire meno servizi e si può arrivare anche allo spopolamento». Ieri mattina 25 sindaci della Bassa si sono incontrati nella sede di Ascom di Padova, su iniziativa del sindaco Milan, per creare un’alleanza tra amministrazioni e associazioni di categoria. «È la prima volta che avviene un dialogo simile – ha sottolineato Otello Vendramin, direttore di Ascom – Si sa che ormai il nemico numero uno è l’e-commerce che può praticare prezzi più convenienti perché non è soggetto alla stessa tassazione dei piccoli commercianti». Secondo i dati dell’osservatorio della Confesercenti, nel 2019 sono spariti in tutta la provincia circa 200 negozi (il conto esatto si avrà a fine gennaio) seguendo un trend in calo. Ma cosa serve ai commercianti? «Defiscalizzazione, deburocratizzazione, business plan che rintraccino le esigenze del territorio e turismo» è la ricetta di Patrizio Bertin, presidente di Ascom. Tra i sindaci c’è voglia di fare ma anche timore che non si arrivi a una conclusione. «Serve una cabina di regia, altrimenti le nostre idee resteranno nell’aria» ha detto Matteo Cecchinato, sindaco di Casalserugo. La Provincia in questo darà una mano e il prossimo passo consisterà nel presentare un pacchetto di proposte fiscali al Mise.