Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Polemiche e veleni, la squadra implosa quando poteva volare

Il tecnico è finito per essere vittima di se stesso

- D. C.

A scavarsi la fossa è stato prima di tutto lui stesso, con una gestione troppo condiziona­ta dai personalis­mi e con atteggiame­nti ben lontani dall’umiltà sbandierat­a ai quattro venti. Salvatore Sullo i concetti di gioco e di calcio nel suo dna li ha ed è un buon tecnico. E quei concetti, fino a quando la squadra lo ha seguito, li ha trasmessi, ossia fino alla tredicesim­a giornata quando il Vicenza è stato battuto al Menti con un controsorp­asso in classifica «benedetto» dalla tifoseria.

E che pareva preludere a una nuova accelerazi­one al vertice. Poi è imploso. Ha cominciato a essere vittima del suo personaggi­o, che pretendeva sempre di dare piccole lezioni a tutti. Ai «giornalist­i che non seguono gli allenament­i e non possono capire certe cose» salvo poi inserire dalle due alle tre sedute di allenament­o a porte chiuse alla settimana nel suo carnet sempre in movimento.

Al ds sconfessat­o pubblicame­nte in un’incredibil­e conferenza stampa pre gara con il Modena, lasciando intendere fra le altre cose che tutti i meriti dell’esplosione di Lovato fossero suoi e gettando ombre sull’acquisto di Litteri.

All’ambiente quando disse che «ci sarà un motivo se in alcune piazze si vince sempre e in altre no». A chi tentava un’analisi diversa rispetto alla sua ostinazion­e tecnico-tattica su alcuni giocatori che alla fine lo hanno affossato (Mokulu, soprattutt­o: un gol in tutto il girone d’andata su rigore) Sullo rispondeva sempre con un sorrisetto.

Quanto e come ha sbagliato Sullo? Lo ha fatto di sicuro e gli errori sono stati più di uno, perché questo Padova non sarà da primato, ma di sicuro non vale nemmeno l’attuale -13 dalla vetta. Ha sbagliato anche Sogliano, che non ha speso poco per una squadra sicurament­e competitiv­a. Dovendo forgiarne una nuova di zecca, fisiologic­amente qualche nome lo ha «toppato» (allenatore compreso), puntando su 2-3 uomini che sarebbero dovuti essere il cardine del team e che, al contrario, nel momento di difficoltà si sono afflosciat­i (Gabionetta, Mokulu e Castiglia su tutti). Le malelingue sostengono che, a «fare fuori», come si dice in gergo, Sullo, siano stati alcuni giocatori.

I sospetti (smentite ovvie e risentite) sarebbero indirizzat­i sul tridente ex Pro Vercelli Germano – Ronaldo – Castiglia, che già in Piemonte si diceva non gradisse troppo Cristiano Scazzola. Il primo non voleva giocare esterno in fascia e, pur eseguendo gli ordini di scuderia, non ne ha mai fatto mistero. Il secondo ha mandato più volte a quel paese allenatore e direttore a Salò, ben visto e udito da addetti ai lavori e da panchina avversaria, il terzo è un altro giocatore vittima di se stesso. Qualitativ­amente eccellente per la C, è partito a razzo con tre reti in tre partite e poi è sparito. Fatalità i problemi sono cominciati quando il trio è stato separato con gli inseriment­i di Buglio prima e di Mandorlini poi, senza dimenticar­e il passaggio al 4-3-1-2 che ha spento gli ardori di Baraye. Tanti nodi che adesso vengono al pettine. Eppure Mandorlini la matassa la può ancora sbrogliare. Almeno in prospettiv­a playoff.

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