Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Antica Biblioteca Capitolare, nasce la Fondazione
Verona, nasce una Fondazione. Il progetto con il Museo Egizio
Il passato, sedici secoli fa, con quella data e quella firma con cui l’amanuense chierico Ursicino certificò, il primo agosto del 517, che quel libro che stava scrivendo era per la cattedrale di Verona. Il futuro, grazie a un progetto realizzato con il direttore del Museo Egizio Christian Greco che la farà diventare «un luogo identitario per Verona e di scoperta per chi viene dal resto del mondo» e grazie alla collaborazione con l’università scaligera nel percorso già iniziato di digitalizzazione, ma soprattutto di «lettura» dei manoscritti, con indagini che permettono di far riemergere pagine che sembravano cancellate o far rifiorire tratti di matita sotto le miniature, senza neanche il bisogno di aprire i codici che la porteranno ad essere tra le tre biblioteche - con quella vaticana e quella di Oxford più consultabili tecnologicamente al mondo. Il presente. Una biblioteca che si apre al mondo diventando fruibile grazie a una fondazione e facendo diventare le radici culturali europee che contiene semi per fecondare la «civitas», la cittadinanza che non conosce confini, portando Verona ad essere ganglio del sapere. «Tutto è cominciato da qui. Tutto può ricominciare da qui», ha detto il vicedirettore del Corriere del Veneto e del Corriere di Verona Massimo Mamoli presentando quella che da ora in poi non sarà più «solo» la Biblioteca Capitolare di Verona, ma la «Fondazione Biblioteca Capitolare». Quella che vuole portare il patrimonio della biblioteca più antica del mondo, «certificata» dalla data e dalla firma poste da Ursicino, a non essere più avviluppato su se stesso, ma a diventare patrimonio consultabile e fruibile. La nuova fondazione è stata «battezzata» alla presenza del vescovo Giuseppe Zenti e del sindaco Federico Sboarina. «Oggi - ha detto monsignor Fasani, presidente
” Fasani Qui è custodito un tesoro che deve fare da volano alla cultura
della Fondazione - stiamo progettando qualcosa insieme. Quando sono diventato direttore di questa biblioteca sognavo di portarla a essere un polo culturale importante e che una parte diventasse uno spazio museale. Alla realizzazione dei sogni si arriva gradino per gradino. E oggi è il primo di quei gradini». Si pone tre obiettivi fondamentali, la neonata Fondazione Biblioteca Capitolare. Preservare e valorizzare quello scrigno inestimabile che contiene tesori come L’indovinello Veronese, ritenuto l’«atto di nascita» della lingua italiana, la prima edizione del De Civitate Dei di Sant’agostino, l’evangelario Purpureo scritto su pergamena imbevuta nella porpora con caratteri d’oro e d’argento, l’iconografia Rateriana, prima immagine integrale conosciuta di una città medievale. L’attività di ricerca in sinergia con l’università di Verona ma anche con altri centri di studio nazionali e internazionali. E l’attività museale che abbraccerà le visite, le mostre, il laboratorio didattico, eventi e conferenze. «Una biblioteca che si trasforma in una cassaforte impenetrabile non serve a nessuno. Qui dentro è custodito un tesoro che deve fare da volano alla cultura», ha detto monsignor Fasani. Un invito colto dalla famiglia Bauli che con la spa è socio fondatore della Fondazione. «Entrando qui nasce un’intossicante passione. Si rimane presi dalla bellezza che c’è», ha commentato Michele Bauli, la cui famiglia da mezzo secolo anni usa sulle scatole del pandoro proprio l’iconografia Rateriana. «Abbiamo pensato a come far rinascere questa biblioteca e ci siamo detti che piuttosto che cercare finanziatori sarebbe stato meglio cercare un manager, fare un progetto e poi andare avanti. Il nostro ruolo, in questo entrare in campo, è stato quindi fare da rompighiaccio. Un modo concreto per dire noi ci siamo, ora nel cammino servirà l’aiuto di tutti». E qui entra in gioco il ruolo del Museo Egizio. «Con Michele Bauli - ha aggiungo Massimo Mamoli abbiamo incontrato il direttore, Christian Greco. qui a Verona al Premio Masi. E si è dimostrato subito interessato a questa grande idea». «Da anni - ha spiegato Christian Greco, in collegamento da Abu Dhabi anche noi siamo impegnati nella connessione con il tessuto cittadino. Quell’urbs e Civitas che il Museo Egizio sta portando avanti dal 2004, quando è diventato Fondazione. Il nostro sarà un “accompagnamento” che renderà la biblioteca sempre più viva. E per prendersene cura è necessaria più conoscenza, più ricerca, più collaborazione. Deve diventare un ente propulsore di progettualità».