Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mafia, il Viminale: rinforzi al Veneto
Inchieste, processi e organici all’osso. Il ministro Lamorgese: più risorse e forze dell’ordine
La nascita del Centro di documentazione e d’inchiesta sulla criminalità organizzata a Dolo, in Riviera del Brenta, culla della «quarta mafia d’italia» è l’occasione per il procuratore Cherchi e il prefetto di Venezia Zappalorto per lanciare l’ennesimo allarme sugli organici di forze dell’ordine e magistratura impegnate con i processi monstre alla mafia veneta. E il ministro Lamorgese promette: «115 nuovi uomini alle forze dell’ordine e altri per i tribunali».
Non c’è fretta. Ormai da più di quarantott’ore, cioè da quando la direzione regionale del Pd ha «benedetto» (pur in maniera non troppo convinta) la candidatura del suo vice Arturo Lorenzoni alla presidenza del Veneto, il sindaco Sergio Giordani continua a ripetere che il rimpasto di giunta, per quanto inevitabile, non sarà così immediato come molti vorrebbero. Anche, anzi soprattutto all’interno della stessa maggioranza di Palazzo Moroni. D’altronde, almeno per il momento, colui che tra poco più di tre mesi sarà il principale sfidante del governatore leghista in carica Luca Zaia, non pare aver alcuna intenzione di dimettersi a breve. E malgrado il pressing dell’opposizione, destinato a diventare sempre più asfissiante, il primo cittadino non sembra orientato a voler forzare la mano. Quindi, a meno di un imprevedibile cambio di strategia, la situazione resterà «congelata» come minimo fino all’inizio di marzo.
Ma il futuro dell’amministrazione comunale, non è un segreto, è stato già dibattuto e tratteggiato sugli stessi tavoli che, in modo tutt’altro che compatto, hanno appunto portato i vertici regionali del Pd a convergere sul nome di Lorenzoni come anti-zaia. Tanto che, nelle ultime ore, si è saputo che in pole position per ereditare il ruolo di vicesindaco, con un vantaggio abbastanza marcato sugli altri papabili, ci sarebbe proprio un esponente del Pd. Ovvero l’assessore ai Lavori Pubblici, Andrea Micalizzi, già presidente del Quartiere 3Est dal 2004 al 2010 nonché delegato al Verde Pubblico dal 2010 al 2014 nelle giunte di Flavio Zanonato e Ivo Rossi. Come forse si ricorderà, il 43enne Micalizzi (486 preferenze personali nel 2004, 791 nel 2009, 1.313 nel 2014 e 1.185 nel 2017) avrebbe voluto candidarsi alle prossime elezioni regionali per ottenere un seggio da consigliere veneto. Ma - c’è chi dice non troppo volentieri - avrebbe fatto un passo indietro, lasciando così spazio all’inserimento in lista del segretario regionale del partito (nonché sindaco di Noventa), Luigi Bisato, e dell’uscente Claudio Sinigaglia, a caccia del terzo mandato consecutivo a Palazzo Ferro Fini. In cambio di tale passo indietro, però, Micalizzi sarebbe appunto diventato il principale favorito alla successione di Lorenzoni come vicesindaco,
Le deleghe L’assessore dem le manterrebbe, Mobilità e Urbanistica a un esterno
con l’obiettivo così di acquisire maggiore visibilità e soprattutto di darne un po’ di più al Pd. L’ex diessino, che dovrebbe dunque spuntarla sugli altri pretendenti (in primis, il presidente del parlamentino padovano Giovanni Tagliavini), dovrebbe mantenere, da vice di Giordani, le sue deleghe attuali. Mentre quelle ancora in capo all’anti-zaia in rampa di lancio, a cominciare da quelle all’urbanistica e alla Mobilità, dovrebbero andare a un nuovo assessore, già individuato tra le fila di Lista Lorenzoni/ Coalizione Civica.
Già, Coalizione Civica. Sono passati più di due giorni dall’investitura ufficiale di Lorenzoni come concorrente alla guida del Veneto. E il movimento arancione, solitamente molto attivo sui social e nei comunicati stampa, non ha ancora speso alcuna parola di congratulazioni verso quello che, poco più tardi di due anni e mezzo fa, è stato il suo candidato sindaco. Un segnale, più che evidente, di come molti attivisti non abbiano gradito la scelta di «abbandonare» il Comune, preferendogli la Regione.