Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
ATENEI, SFIDA PER LA POLITICA
Nei giorni scorsi avevamo auspicato, da queste colonne, che in vista delle elezioni regionali il dibattito politico ponesse l’attenzione sul legame tra Università e mondo del lavoro. Domenica 2 febbraio, un autorevole intervento di Gianmario Verona sul Corriere della Sera ha avvertito che, all’indomani della Brexit, le università europee si trovano di fronte a un’occasione storica: in particolare, il rettore dell’università Bocconi ha tratteggiato le tre missioni fondamentali che a suo dire consentirebbero alle università continentali di trarre non pochi benefici dall’uscita della Gran Bretagna dall’unione Europea. Ciò sulla premessa che quell’uscita rappresenti una ragione di minor appeal per Oxford, Cambridge e, in generale, per tanti altri College d’oltremanica. Credo si possa vedere qualche utile connessione tra le due riflessioni, quella che avevo calibrato su scala regionale, e quella che più di recente il rettore di Bocconi ha proiettato su scala europea. Prima però vale la pena ricordare, in breve, che Gianmario Verona ha proposto agli atenei dell’europa continentale uno sforzo su tre fronti essenziali: lingua, flessibilità e divisione del lavoro. Come a dire che serve un’offerta formativa decisamente più generosa in lingua inglese, un sistema universitario non più ingabbiato in rigide classi disciplinari (non tutto del futuro lavorativo dei giovani si può decidere subito dopo la scuola, a soli 18 anni).
Ma serve anche una ripartizione di quel che fanno le sedi universitarie tale per cui non ci si trovi di fronte a tante sedi tra loro troppo simili e nessuna davvero eccellente. Ebbene, l’attrattività delle sedi universitarie nordestine, e in particolare venete, mi era apparsa un tema nodale e strategico per il futuro di questa parte del paese. Se ne discuterà nella prossima campagna elettorale? La capacità di portare qui le migliori teste del paese e, possibilmente, di attrarle anche dall’estero costituisce l’investimento più serio e affidabile di fronte al rischio che stiamo correndo di un forte depauperamento culturale e inscindibilmente economico. Una precisa progettazione, che meriterebbe di essere discussa a livello politico, dovrebbe mirare a rendere Padova, Venezia Verona, oltre alle molte sedi distaccate di questi stessi Atenei, luoghi di approdo non meno attrattivi, per esempio, di Milano o Bologna. Quello che occorre fare a livello nazionale, per il sistema universitario, viene quindi a costituire tutt’uno con quello che si può già fare a livello locale. La ricetta di Gianmario Verona segna la strada all’interno della grande partita che si aprirà tra Regno Unito ed Europa continentale: e sono parole di grande lungimiranza. Ma, per quello che si può fare, qui e ora, non si aspetti tempo. Si cominci, se non altro, a discuterne. Se vogliamo parlare di lavoro con profondità di sguardo, è da qui che occorre partire.