Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

ATENEI, SFIDA PER LA POLITICA

- Di Tommaso dalla Massara

Nei giorni scorsi avevamo auspicato, da queste colonne, che in vista delle elezioni regionali il dibattito politico ponesse l’attenzione sul legame tra Università e mondo del lavoro. Domenica 2 febbraio, un autorevole intervento di Gianmario Verona sul Corriere della Sera ha avvertito che, all’indomani della Brexit, le università europee si trovano di fronte a un’occasione storica: in particolar­e, il rettore dell’università Bocconi ha tratteggia­to le tre missioni fondamenta­li che a suo dire consentire­bbero alle università continenta­li di trarre non pochi benefici dall’uscita della Gran Bretagna dall’unione Europea. Ciò sulla premessa che quell’uscita rappresent­i una ragione di minor appeal per Oxford, Cambridge e, in generale, per tanti altri College d’oltremanic­a. Credo si possa vedere qualche utile connession­e tra le due riflession­i, quella che avevo calibrato su scala regionale, e quella che più di recente il rettore di Bocconi ha proiettato su scala europea. Prima però vale la pena ricordare, in breve, che Gianmario Verona ha proposto agli atenei dell’europa continenta­le uno sforzo su tre fronti essenziali: lingua, flessibili­tà e divisione del lavoro. Come a dire che serve un’offerta formativa decisament­e più generosa in lingua inglese, un sistema universita­rio non più ingabbiato in rigide classi disciplina­ri (non tutto del futuro lavorativo dei giovani si può decidere subito dopo la scuola, a soli 18 anni).

Ma serve anche una ripartizio­ne di quel che fanno le sedi universita­rie tale per cui non ci si trovi di fronte a tante sedi tra loro troppo simili e nessuna davvero eccellente. Ebbene, l’attrattivi­tà delle sedi universita­rie nordestine, e in particolar­e venete, mi era apparsa un tema nodale e strategico per il futuro di questa parte del paese. Se ne discuterà nella prossima campagna elettorale? La capacità di portare qui le migliori teste del paese e, possibilme­nte, di attrarle anche dall’estero costituisc­e l’investimen­to più serio e affidabile di fronte al rischio che stiamo correndo di un forte depauperam­ento culturale e inscindibi­lmente economico. Una precisa progettazi­one, che meriterebb­e di essere discussa a livello politico, dovrebbe mirare a rendere Padova, Venezia Verona, oltre alle molte sedi distaccate di questi stessi Atenei, luoghi di approdo non meno attrattivi, per esempio, di Milano o Bologna. Quello che occorre fare a livello nazionale, per il sistema universita­rio, viene quindi a costituire tutt’uno con quello che si può già fare a livello locale. La ricetta di Gianmario Verona segna la strada all’interno della grande partita che si aprirà tra Regno Unito ed Europa continenta­le: e sono parole di grande lungimiran­za. Ma, per quello che si può fare, qui e ora, non si aspetti tempo. Si cominci, se non altro, a discuterne. Se vogliamo parlare di lavoro con profondità di sguardo, è da qui che occorre partire.

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