Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Zaia ferma l’assalto al Prosecco «Mai più l’ok a nuovi vigneti»

Seicento milioni di bottiglie nel 2019, il triplo di dieci anni fa. Zaia: «Mai più nuove piantumazi­oni» Il Consorzio doc concorda: «Blocco dei nuovi impianti per tre anni». Ma i veneziani premono

- Pigozzo

«Non firmerò mai nessun decreto per autorizza- re nuove superfici alla produ- zione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantu- mazioni di Glera preesisten­ti» ha detto Zaia tracciando un nuovo spartiacqu­e nella «guerra del Prosecco». Con lui i consorzi doc e docg.

GODEGA DI SANT’URBANO (TREVISO)

C’è chi lo immagina come un assalto al castello. Dentro ci sono le bollicine del Prosecco, quelle che tutto il mondo vuole, che nascono da campi che hanno una redditivit­à che col mais te la sogni. Fuori ci sono tutti gli altri, quelli che non sono riusciti ad entrare in tempo nel perimetro dove la povera uva Glera diventa magicament­e una ricca bottiglia di Prosecco. Ebbene, se di assalto al castello si tratta, lunedì sera, a margine dell’anteprima della fiera di Godega di Sant’urbano, il governator­e del Veneto Luca Zaia ha sguainato la spada. E ha detto a chiare lettere che no, non si passa.

Il muro c’è, ed è alto. Chi è fuori, è fuori. «Non firmerò mai nessun decreto per autorizzar­e nuove superfici alla produzione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantumazi­oni di Glera preesisten­ti», ha detto il governator­e di fronte ad un migliaio di persone. «Evitate di continuare a programmar­e piantumazi­oni di Glera, perché vi fate solo del male». Una risposta chiara a tutti quei viticoltor­i che, sognando guadagni facili, continuano a incrociare le dita, sperando che anche il proprio terreno possa ottenere il timbro per produrre uva atta a diventare doc.

Una storia, quella del blocco degli impianti, iniziata nove anni fa. Il primo blocco storico, quello che aveva portato a circa 20 mila ettari la produzione di Prosecco doc tra Veneto e Friuli, è del 2011. Poi nel corso degli anni, per esigenze di mercato, le quote sono state ritoccate tramite bandi da 1.200 ettari e sono adesso arrivate a circa 24.450 ettari complessiv­i. Una superfice che non è del tutto entrata a regime di produzione, ci vogliono infatti almeno tre anni perché un vigneto appena piantato possa esprimersi. Un terreno comunque più che sufficient­e a produrre le 490 milioni di bottiglie di doc che il mercato chiede (nel 2019, +4.9% sull’anno precedente), al quale si sommano le Docg di collina, portando il mondo delle bollicine a oltre 600 milioni di bottiglie (erano 200 milioni nel 2009). «Siamo assolutame­nte in linea con il pensiero di Zaia», lo supporta Stefano Zanette, presidente del consorzio di pianura. «Per questo, ad aprile presentere­mo la richiesta di un nuovo blocco degli impianti per altri tre anni. In questa fase stiamo organizzan­do i tavoli con le associazio­ni di categoria, poi lo presentere­mo alle Regioni. In ogni caso con lo stoccaggio abbiamo già gli strumenti per immettere nel mercato l’ulteriore Prosecco che venisse richiesto».

L’altra novità assoluta è il metodo con il quale saranno usati questi «strumenti» in mano al consorzio, che può aumentare la possibilit­à di convertire Glera in Prosecco «per decreto». Saranno fatti dei piani specifici, da votare in assemblea almeno dall’85% dei soci, che stabiliran­no le regole automatich­e con le quali attivare o meno gli stoccaggi. «Inizieremo con la prossima assemblea, è una rivoluzion­e», anticipa Zanette. «Così i soci avranno gli strumenti per capire come vengono prese le decisioni». E mentre il dibattito sul glifosate non si placa (dal Friuli Venezia Giulia ci sono aperture verso l’utilizzo dell’erbicida, che sulle colline trevigiane è vietato), vanno precisati anche alcuni dati economici. «Con l’ultima vendemmia soddisfiam­o le esigenze del mercato fino a fine ottobre», spiega Giorgio Polegato, che per Coldiretti parla a nome di tutti i viticoltor­i. «C’è una riserva vendemmial­e già programmat­a, abbiamo conteggiat­o infatti solo 150 quintali per ettaro di Glera contro i 180 che ci permettere­bbe il disciplina­re trovando un equilibrio sul mercato, ora la Doc si vende attorno a 1,6 euro al litro. L’uva Glera semplice si ferma a 35, 40 centesimi al litro: praticamen­te non conviene raccoglier­la. E non ha senso immetterne ancora sul mercato, si abbassereb­bero inutilment­e i prezzi». In pratica, gli unici a voler davvero estendere la zona di produzione del Prosecco sono quei produttori che hanno piantato Glera e che vorrebbero monetizzar­e di più. Molti sono veneziani, si stima che siano almeno duemila gli ettari.

Zanette

In linea con il pensiero di Zaia. Ad aprile presentere­mo la richiesta di un nuovo blocco per altri tre anni

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Il governator­e Luca Zaia in un vigneto di prosecco. Il vitigno è quello di un’uva «povera», la Glera
Vendemmia Il governator­e Luca Zaia in un vigneto di prosecco. Il vitigno è quello di un’uva «povera», la Glera
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