Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il referendum sullo Statuto fa litigare Pd e Cinque Stelle
Perché il Pd non firma? Sarà che si sta entrando in campagna elettorale, e specie dal fronte Cinque Stelle i dem sono visti come un competitor alla pari della Lega, ma nella conferenza stampa convocata ieri per fare il punto sul referendum contro le modifiche allo statuto varate dalla maggioranza Zaia, il Pd è finito sul banco degli imputati tanto quanto i Salvini’s. Il motivo è presto detto: per riuscire a convocare il referendum che chiamerebbe gli elettori ad esprimersi sulle modifiche della «Carta del Veneto» (su tutte la possibilità per il presidente di nominare un’intera giunta di «esterni» non eletti in consiglio, ma anche la rimozione del limite dei due mandati e altri ritocchi) occorrono 11 firme; 7 ci sono già e sono quelle dei consiglieri del coordinamento Veneto 2020 e del M5s. Ne mancano 4 e si dava per scontato sarebbero state quelle dei consiglieri Pd che però, a due settimane dal lancio dell’iniziativa da parte di Piero Ruzzante di LEU, ancora non si sono fatti avanti. Il tempo non manca (ci sono 90 giorni) ma i promotori non spiegano perché i dem si attardino a dare manforte, visto che il referendum creerebbe un effetto domino micidiale sulla stessa legge elettorale con cui ci si accinge ad andare a votare, creando non pochi grattacapi a Zaia e ai suoi alleati. «Dov’è il resto dell’opposizione? Cosa aspettano i consiglieri del Pd? Ci aspettiamo da loro un segnale immediato» incalza Manuel Brusco del M5s. Replica il capogruppo del Pd Stefano Fracasso: «Sul referendum decideremo di concerto con la segreteria regionale. Non accetto però lezioni: vorrei ricordare ai colleghi M5s che è grazie al Pd se l’aula ha respinto il voto di fiducia e il premio di maggioranza ben oltre il 60%, proposti da Zaia. All’epoca non abbiamo sentito una voce particolarmente forte da parte loro». (ma.bo.)