Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Città deserta ma lo smog non cala «Pm10, i livelli peggiori da 5 anni»

Legambient­e: «In due mesi 41 superament­i, troppi. Si cambi la politica della sosta»

- Silvia Moranduzzo

Il coronaviru­s ha tenuto a casa moltissimi padovani che, spaventati dall’infezione, hanno trascorso la settimana al chiuso. Se da un lato i commercian­ti hanno lanciato l’allarme per il mancato fatturato, dall’altro gli ambientali­sti speravano che meno auto in circolazio­ne volesse dire meno inquinamen­to. I dati di Legambient­e, tuttavia, offrono uno scenario completame­nte diverso. Se si prendono in esame i primi due mesi del 2020 si registrano più superament­i dei limiti giornalier­i di pm10 rispetto agli anni precedenti.

Sono 41 i superament­i calcolati dalle stazioni Arpav posizionat­e all’arcella e alla Mandria: nel 2018 nello stesso periodo sono stati 26, nel 2017 invece 38. «Nonostante negli anni si stia registrand­o un lento migliorame­nto della qualità dell’aria, dovuto anche alle limitazion­i del traffico tra ottobre e marzo, la situazione resta critica e servono misure struttural­i – ha detto Lucio Passi, responsabi­le per le politiche antismog di Legambient­e – Uno dei motivi di tanto inquinamen­to a Padova risiede nella politica della sosta, che non scoraggia a sufficienz­a la penetrazio­ne e l’attraversa­mento della città da parte degli autoveicol­i».

L’associazio­ne ambientali­sta cita una recente indagine di Aps, secondo la quale il trenta per cento del traffico deriva dalla ricerca del parcheggio in centro città. «È evidente che la politica della sosta va al più presto rivista, favorendo i parcheggi scambiator­i ai confini della città – ha continuato Passi – collegando­li ad autobus più frequenti e aumentando i costi dei parcheggi centrali, soprattutt­o non offrendo ulteriori parcheggi al servizio del centro storico, come nel caso dell’ex Prandina». Un’analisi che non trova d’accordo le associazio­ni di categoria, da sempre favorevoli alla creazione di un mega parcheggio alla Prandina e che in più occasioni hanno ripetuto esattament­e la tesi opposta, cioè più parcheggi a ridosso del centro.

«Faccio notare che tra lunedì e martedì, giorni di masascom sima tensione per il coronaviru­s e dunque di quasi deserto in città e provincia, si sono registrati 95 microgramm­i di pm10 all’arcella, 90 all’internato Ignoto e 79 alla Mandria (in Italia il limite di legge giornalier­o di pm10 è di 50 microgramm­i) – ha ribattuto Patrizio Bertin, presidente di – Questo significa che pm10 e auto non sono correlate se non per quel più o meno venti per cento che da anni l’arpav segnala e che da anni noi cerchiamo di sottolinea­re a fronte di un attacco verso il mezzo privato che, evidenteme­nte, non ha molta rilevanza scientific­a. E mai come in questi giorni stiamo scontando quanto possa essere dannoso non fidarsi degli esperti e, per contro, dare retta a chi antepone tesi preconcett­e a dati inoppugnab­ili».

Nel frattempo, se la settimana appena trascorsa ha visto una Padova in una sorta di autoquaran­tena per la paura del coronaviru­s, la situazione sta tornando alla normalità. Ieri i padovani sono tornati a fare la spesa al mercato delle piazze e sotto il Salone, ad affollare i tavolini dei bar e a passeggiar­e lungo le vie del centro storico. Qualche mascherina qui e lì a ricordare che il coronaviru­s non è sparito ma senza il panico che ha contraddis­tinto gli ultimi giorni.

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La mascherina Era febbraio di un anno fa, alla bicicletta­ta contro lo smog

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