Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Città deserta ma lo smog non cala «Pm10, i livelli peggiori da 5 anni»
Legambiente: «In due mesi 41 superamenti, troppi. Si cambi la politica della sosta»
Il coronavirus ha tenuto a casa moltissimi padovani che, spaventati dall’infezione, hanno trascorso la settimana al chiuso. Se da un lato i commercianti hanno lanciato l’allarme per il mancato fatturato, dall’altro gli ambientalisti speravano che meno auto in circolazione volesse dire meno inquinamento. I dati di Legambiente, tuttavia, offrono uno scenario completamente diverso. Se si prendono in esame i primi due mesi del 2020 si registrano più superamenti dei limiti giornalieri di pm10 rispetto agli anni precedenti.
Sono 41 i superamenti calcolati dalle stazioni Arpav posizionate all’arcella e alla Mandria: nel 2018 nello stesso periodo sono stati 26, nel 2017 invece 38. «Nonostante negli anni si stia registrando un lento miglioramento della qualità dell’aria, dovuto anche alle limitazioni del traffico tra ottobre e marzo, la situazione resta critica e servono misure strutturali – ha detto Lucio Passi, responsabile per le politiche antismog di Legambiente – Uno dei motivi di tanto inquinamento a Padova risiede nella politica della sosta, che non scoraggia a sufficienza la penetrazione e l’attraversamento della città da parte degli autoveicoli».
L’associazione ambientalista cita una recente indagine di Aps, secondo la quale il trenta per cento del traffico deriva dalla ricerca del parcheggio in centro città. «È evidente che la politica della sosta va al più presto rivista, favorendo i parcheggi scambiatori ai confini della città – ha continuato Passi – collegandoli ad autobus più frequenti e aumentando i costi dei parcheggi centrali, soprattutto non offrendo ulteriori parcheggi al servizio del centro storico, come nel caso dell’ex Prandina». Un’analisi che non trova d’accordo le associazioni di categoria, da sempre favorevoli alla creazione di un mega parcheggio alla Prandina e che in più occasioni hanno ripetuto esattamente la tesi opposta, cioè più parcheggi a ridosso del centro.
«Faccio notare che tra lunedì e martedì, giorni di masascom sima tensione per il coronavirus e dunque di quasi deserto in città e provincia, si sono registrati 95 microgrammi di pm10 all’arcella, 90 all’internato Ignoto e 79 alla Mandria (in Italia il limite di legge giornaliero di pm10 è di 50 microgrammi) – ha ribattuto Patrizio Bertin, presidente di – Questo significa che pm10 e auto non sono correlate se non per quel più o meno venti per cento che da anni l’arpav segnala e che da anni noi cerchiamo di sottolineare a fronte di un attacco verso il mezzo privato che, evidentemente, non ha molta rilevanza scientifica. E mai come in questi giorni stiamo scontando quanto possa essere dannoso non fidarsi degli esperti e, per contro, dare retta a chi antepone tesi preconcette a dati inoppugnabili».
Nel frattempo, se la settimana appena trascorsa ha visto una Padova in una sorta di autoquarantena per la paura del coronavirus, la situazione sta tornando alla normalità. Ieri i padovani sono tornati a fare la spesa al mercato delle piazze e sotto il Salone, ad affollare i tavolini dei bar e a passeggiare lungo le vie del centro storico. Qualche mascherina qui e lì a ricordare che il coronavirus non è sparito ma senza il panico che ha contraddistinto gli ultimi giorni.