Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il vicentino Nitro «Il mio rap ironico e non omologato»
Il nuovo disco Il vicentino della crew di Salmo pubblica «Garbage»
«Guarda come sto comodo sul mio trono di immondizia / Col mondo che va a fuoco e il suo vuoto che mi ipnotizza», rappa il rapper vicentino Nicola Albera, in arte Nitro, in «Wormhole», uno dei quattordici brani (tutti in top 100 Spotify), che vanno a comporre il quarto album «Garbage», uscito venerdì. Iniziamo dal titolo, «Garbage», che gioca su «spazzatura» ed «epoca».
Nel disco racconti di questi tempi «da buttare”?
«Non sono tempi da buttare, sono tempi che ci serviranno per il futuro. Oggi la spazzatura fisica, emotiva e mediatica
”
Radici
La mia città? Malinconia e amore, Quando perdi le cose ti rendi conto di quanto valgano
ha raggiunto un massimo storico. Nel disco prendo consapevolezza che sia così: da questa spazzatura ho provato a tirare fuori qualcosa di bello».
«Garbage» si può considerare un concept album sulla lotta tra l’apparire e la ricerca d’identità?
«Assolutamente sì. Per quanto riguarda i testi ho cercato solo di aprirmi, il messaggio è venuto in maniera naturale, è il risultato di due anni di lavoro feroce, come se avessi raccontato liberamente allo psicologo quello che mi piace e quello che non mi piace. Preferisco non piacere che non suscitare niente».
Rispetto ai dischi precedenti c’è anche una maggiore libertà sonora?
«Musicalmente ho provato a fare qualcosa di alternativo e, nel rap, rischioso. In questo album c’è tutta la musica che ascolto: c’è rap old school e new school, c’è crossover, grunge, punk brasiliano, elettronica e metal».
Il disco inizia con «Questa è la storia di un semplice uomo / Che resta la voce al di fuori del coro / Per non diventare più schiavo dell’odio». Chi è il «Semplice uomo»?
«Sono io come potrebbe essere chiunque faccia una scelta diversa. È il coraggio di seguire i propri desideri contro le omologazioni. I ragazzi devono ricordarsi che è possibile, pensano che il mondo funzioni solo a “like”».
Tra le sue rime i social sembrano più gabbie che risorse. È così?
«È uno dei rischi. I social sono capaci di tirare fuori il peggio delle persone così come il meglio. Essendo calato in questo mondo è normale che si enfatizzino i rischi più che le risorse. “Garbage” ha una visione cinica del mondo perché è la mia, anche se viene zuccherata con ironia e un sarcasmo di fondo: credo sia il mio primo disco in cui non sia presente una visione pessimistica assoluta».
Il tuo essere vicentino spunta in due pezzi, «Rap Shit» e «Blood». Con le tue origini è più odio o amore?
«Soltanto amore e malinconia, ora che me ne sono andato. Solo quando perdi le cose ti rendi conto di quanto valgano. D’altra parte se fossi rimasto a Vicenza fino a questa età (Nitro è classe ’93, ndr) probabilmente mi sarei sparato. Comunque a livello culturale è uno dei luoghi migliori d’italia per crescere se si vuole fare il rapper. Oggi vivo la malinconia per un posto che mi ha cresciuto e che ho dovuto abbandonare, ma c’è anche un grande orgoglio nell’essere venuto da lì».
La lista dei featuring è lunga… Lazza, Joan Thiele, Fabri Fibra, Tha Supreme, Gemitaiz, Ocean Wisdom, Ward 21, Victor Kwality, Dani Faiv, Giaime e Doll Kill. In che modo ha assegnato loro i pezzi?
«È stato bello perché ognuno di loro è stato tirato fuori dalla propria zona di comfort. Ad esempio a Tha Supreme potevamo dare un ritornello melodico e fare la hit, invece ha avuto la base più cruda del disco. Fabri Fibra l’abbiamo messo in un pezzo crossover. Volevo solo cose diverse».
Come è far parte della Machete Crew?
«Dopo tanti anni siamo ancora molto affiatati, i nuovi ingressi sono una boccata di aria fresca. È sempre bello trovare persone che remano nella tua stessa direzione».
Come mai cinema e fantascienza saltano fuori spesso tra le sue rime?
«La fantascienza è il mio genere preferito. È l’unità di misura dell’ambizione umana. Chi oggi prova a sviluppare le auto che volano, da bambino le aveva viste al cinema».