Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Carceri, proteste anche in Veneto
Impianti di risalita fermi sulle montagne venete, ma a Cortina non tutti sono d’accordo. E ad Abano il Consorzio fa abbassare le serrande a 107 alberghi
Si chiude.riposo anticipato per gli amanti dello sci alpino, ma anche per chi cerca di rilassarsi nella quiete delle terme di Abano e Montegrotto. Le stazioni sciistiche venete si conformano alle regole contro la diffusione del coronavirus e da oggi fermano in anticipo la stagione invernale. Con un po’ di rammarico, perché le ultime nevicate della scorsa settimana sulla montagna veneta sembravano preludere ad un finale coi fiocchi. Ma la salute prima di tutto. E così tutti gli impianti, da Cortina ad Asiago, da questa mattina hanno spento i motori.
C’è voluto però un decreto della Protezione civile nazionale, che ieri sera ha intimato lo stop a tutte le località sciistiche d’italia, per fermare l’intero Circo bianco. Non tutti, infatti, erano d’accordo. Anche in Veneto c’era chi avrebbe voluto continuare, nonostante le raccomandazioni a tutti i livelli di evitare possibili assembramenti di persone. Ieri mattina il consorzio Dolomiti Superski
(1.200 km di piste tra Trentino, Alto Adige e provincia di Belluno) è stato il primo a decretare la fine dei giochi. «Di comune accordo con le associazioni degli albergatori dei territori interessati e in coordinamento con le autorità politiche - si legge nella nota diffusa dal Consorzio – abbiamo in maniera autoresponsabile la chiusura anticipata della stagione sciistica in corso. Questo in considerazione del rapido propagarsi del coronavirus nel territorio italiano e dei potenziali rischi di turisti, personale e popolazione locale in tutte le aree sciistiche servite dai suoi impianti di risalita ed al fine di preservare prima di tutto la salute e la tranquillità di chi abita questi territori, di chi vi lavora e di chi vi soggiorna. Da mercoledì, 11 marzo 2020 gli impianti di risalita saranno chiusi, al fine di permettere un ordinato rientro dei turisti attualmente ospitati». Piccolo problema: tra le aree elencate non c’era Cortina. Gli impiantisti della
Conca non erano tutti d’accordo, come confermato dal sindaco Giampietro Ghedina: «Ho speso gli ultimi due giorni a cercare di convincere tutti della necessità di chiudere per tutelare la salute pubblica. Qualcuno ha recepito il messaggio, qualcuno no». Al senso di responsabilità si è appellato ieri anche il presidente della Regione Luca Zaia: «Gli impiantisti sono autonomamente disponibili a chiudere. Pur non rientrando nella ”zona
rossa” e non dovendo chiudere per decreto stanno valutando di farlo».
Non tutti. I «ribelli» sono gli esercenti di Cristallo e Faloria (rientranti nella ski area Cortina Cube) che nel comunicato diramato ieri pomeriggio dal «Consorzio Impianti a fune di Cortina» avevano come data di chiusura 13 aprile e 3 maggio. A tagliare la testa al toro è arrivata la Protezione civile nazionale, su sollecitazione del ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, con l’ordinanza che impone la chiusura immediata di tutti gli impianti di risalita sul territorio nazionale. Anche chi, come la ski area delle Melette, ad Asiago, avevo aperto solamente sabato scorso, dopo un inverno ad inseguire la neve.
Ed è crisi anche per le stazioni termali. «Stiamo vivendo la più grande crisi economica di sempre», lancia l’allarme il «Consorzio Terme Colli» che conta sui Colli euganei 107 strutture alberghiere, 11 mila camere d’albergo e 18 mila posti letto per un totale di quasi 5 mila dipendenti. «Le restrizioni del governo hanno provocato la chiusura degli alberghi. La sola deroga per le prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza non consente di sostenere l’attività delle strutture alberghiere del territorio». Ora gli alberghi sono quasi tutti chiusi e «solo a settembre ci potrà essere un minimo di ripresa», fanno sapere dal Consorzio.
Giampietro Ghedina
Ho speso gli ultimi due giorni a cercare di convincere tutti della necessità di chiudere per tutelare la salute pubblica