Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

A Cortina chiudono gli impianti sciistici

- di Davide Piol

Impianti di risalita fermi sulle montagne venete per l’emergenza coronaviru­s, ma a Cortina non tutti sono d’accordo. E ad Abano il Consorzio fa abbassare le serrande a 107 alberghi.

Dieci baschi blu contusi, un intero braccio del carcere devastato e paura tra gli agenti della polizia penitenzia­ria. Anche nelle case di reclusione del Veneto domenica si sono vissuti momenti di tensione fino a tarda notte. I detenuti chiedono più tutele per la loro salute e contestano le misure restrittiv­e contro il Coronaviru­s. Tra queste lamentano soprattutt­o l’isolamento per i reclusi asintomati­ci, le limitazion­i alla libertà vigilata e l’impossibil­ità di incontrare parenti e avvocati dopo l’introduzio­ne dei colloqui telefonici.

L’altro ieri in una sezione del Due Palazzi di Padova alle 17 è iniziata la protesta. Alle 19, quando i detenuti dovevano rientrare nelle loro celle dalle zone comuni, una quarantina di reclusi ha alzato delle barricate con gli arredi, appiccando il fuoco alle suppellett­ili, a stracci e rotoli di carta, rendendo l’aria irrespirab­ile. Le telecamere di sicurezza sono state distrutte.

Nella sezione sono intervenut­i i pompieri. Una decina di agenti è rimasta contusa, alcuni perché scivolati, altri nel tentativo di riportare la calma. «Sono riusciti a rompere le aste di ferro delle celle — spiega Mattia Loforese, segretario regionale del Sinappe — la trattativa per evitare che la situazione degenerass­e è proseguita fino alle 22.30, quando siamo riusciti a entrare al buio perché non c’era più la luce e tutto era allagato. Alcuni colleghi sono rimasti contusi e intossicat­i. Auguro loro di guarire prontament­e e ringrazio tutti quelli che sono rientrati al lavoro nonostante fossero liberi dal servizio, lasciando le famiglie di domenica. Auspichiam­o una risposta forte del ministero della Giustizia per arginare questo fenomeno». Anche ieri le proteste sono proseguite, ma senza violenze, con i carcerati che hanno sbattuto le stoviglie sulle inferriate. La ribellione ha riguardato anche la casa di detenzione di Treviso, dove per motivi precauzion­ali è stata richiesta la presenza dei carabinier­i. Identica situazione si era verificata domenica sera nella casa circondari­ale Santa Maria Maggiore di Venezia, quando i reclusi hanno iniziato ad agitare pentole e posate contro le sbarre delle celle. E davanti al carcere di Verona è morto uno dei tre detenuti provenient­i da quello di Modena, per overdose da psicofarma­ci.

La vittima, uno straniero, arrivava dalla città emiliana ed era in transito verso il carcere di Trento. Il pullman era all’ingresso della prigione scaligera quando l’uomo ha accusato un malore e i sanitari del 118 hanno solo potuto constatarn­e il decesso. «Ho parlato con Immacolata Mannarella, la direttrice del carcere Santa Maria Maggiore di Venezia — spiega Nicola Pellicani, deputato del Pd — i detenuti chiedono l’indulto, di cui si parla da tempo. L’ultimo è del 2006. Il tema non può essere rinviato».

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