Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pizze, primi o gelati da portare a casa «L’ultima spiaggia per non morire»
I locali si organizzano. Il titolare del «Pago Pago»: così già da domenica
Non solo in centro storico ma anche nei rioni più periferici della città, i bar sono le prime «vittime collaterali» dell’epidemia da coronavirus. Alla luce delle ultime direttive emanate dal governo, infatti, disponendo di non più di pochi tavoli e non potendo far rispettare la «distanza di sicurezza» di un metro tra gli avventori, alcuni dei locali più piccoli sono stati costretti a chiudere per qualche giorno. E lo stesso hanno fatto quelli abituati a lavorare soprattutto dal tardo pomeriggio fino a notte fonda, vista l’imposizione di abbassare la saracinesca alle 18. Molti tra ristoranti e pizzerie, pure loro obbligati a chiudere all’ora dell’aperitivo, si sono invece rassegnati a restare aperti soltanto a pranzo. Anche se alcuni di loro, già da domenica sera, si sono autoorganizzati, informando i clienti che, a cena, continueranno a effettuare il servizio d’asporto. A tal punto che ieri, proprio per aiutare i pubblici esercenti a «interpretare» i contenuti del nuovo decreto governativo, l’assessore cittadino al Commercio, Antonio Bressa, ha convocato a Palazzo Moroni i vertici delle associazioni di categoria (Appe, Ascom, Confesercenti e Acc): «D’intesa con il prefetto Renato Franceschelli - spiega lo stesso Bressa - abbiamo convenuto che non solo ristoranndr),
Il decreto
L’incontro tra Bressa e categorie sblocca il dubbio sull’interpretazione della regola
ti e pizzerie ma pure pasticcerie e gelaterie possono appunto fare servizio d’asporto dopo le 18, limitando ovviamente l’ingresso nel locale a chi deve ritirare i prodotti». Ma come accennato sopra, già prima del via libera di ieri, più di qualcuno si era arrangiato. Come Gaetano Cretella, titolare del Pago Pago di via Galilei, a due passi dalla Basilica di Sant’antonio: «Sì, è vero. Da ieri sera (domenica, abbiamo deciso di regolarci così. Altrimenti, non potendo più lavorare a cena, avremmo dovuto chiudere il locale per almeno tre settimane e non ce lo saremmo mai potuti permettere. Ringraziamo quindi il prefetto, che ha ben compreso la grande difficoltà in cui ci troviamo. E aspettiamo tutti i padovani conclude Cretella - per offrire loro, rigorosamente da asporto, non solo le nostre pizze napoletane, ma anche i migliori piatti della cucina partenopea».