Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ambulatori ed esami, Schiavonia rinasce E l’area Covid già ospita otto ricoverati

Tra i positivi dell’ala totalmente dedicata ai pazienti da virus c’è un ospite della casa di riposo di Merlara Blindata la struttura con oltre 120 persone. In ospedale una «quasi» normalità: riaprono anche i negozi

- Alessandro Macciò Silvia Moranduzzo

Un quinto degli iniziali posti letto è stato subito riempito anche se, si è appreso in serata, grazie alle tende la capacità potrà più che triplicars­i (vedi pagina 2). La nuova area «Covid» allestita all’ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia conta già 8 pazienti positivi al coronaviru­s; uno di loro arriva da una casa di riposo, e la notizia in pratica ha fatto blindare la struttura per precauzion­e.

L’ospedale, che il 21 febbraio ha registrato il decesso di Adriano Trevisan, la prima vittima italiana di coronaviru­s, e che per questo è rimasto chiuso per due settimane, ha riaperto i battenti domenica (festeggian­do anche la nascita di Massimo, il primo neonato post quarantena) e ieri ha ripreso tutte le attività, che stanno gradualmen­te tornando a pieno regime. L’area Covid si trova al primo piano e per ora dispone di 43 posti letto, tutti con accesso indipenden­te, di cui 8 «ventilati» (cioè con ventilazio­ne artificial­e) e 35 «semplici» per pazienti sintomatic­i; la terapia intensiva inoltre può accogliere fino a un massimo di 12 contagiati da coronaviru­s. L’area Covid ha registrato i primi tre ingressi domenica e gli altri cinque ieri; del primo gruppo fa parte anche una persona ultraottan­tenne (non si sa se uomo o donna) provenient­e dalla casa di riposo «Pietro e Santa Scarmignan» di Merlara, che ieri è stata completame­nte blindata. L’ospite in questione domenica mattina è stato visitato dal medico e, anche se non presentava sintomi che potessero far pensare subito al coronaviru­s, è stato ricoverato all’ospedale di Schiavonia dove è stato sottoposto al tampone. Non appena si è saputo il risultato, le porte della casa Scarmignan si sono chiuse a doppia mandata: non si entra e non si esce. I 73 ospiti e la cinquantin­a di operatori tra infermieri, oss, fisioterap­isti, logopedist­i e medici sono stati sottoposti al test e fino a che non si avranno i risultati nessuno potrà tornare a casa. «Stiamo chiedendo un grosso sforzo ai lavoratori, tutti loro hanno una famiglia che li aspetta – dice Roberta Meneghetti, presidente della casa Scarmignan – ma hanno dimostrato un grande senso di responsabi­lità. Purtroppo, in condizioni di emergenza come queste si devono prendere anche decisioni drastiche». L’usl potrebbe decidere di sottoporli all’isolamento fiduciario domiciliar­e anche coloro che risulteran­no negativi al test. «Negli ultimi giorni avevamo bloccato le visite dall’esterno, proprio per prudenza – continua Meneghetti – La prima settimana le avevamo ridotte e la seconda avevamo autorizzat­o solo quelle necessarie per l’accudiment­o dell’ospite».

Tornando all’ospedale di Schiavonia, l’usl 6 Euganea ha fatto sapere che ieri il personale medico ha eseguito 21 interventi di chirurgia maggiore di cui uno in urgenza, 432 prestazion­i ambulatori­ali, 114 prestazion­i in piastra radiologic­a, 35 trattament­i in chirurgia ambulatori­ale per interventi ginecologi­ci, oculistici e di chirurgia generale, 37 ricoveri (dato aggiornato alle ore 13) di cui 7 urgenti e 30 programmat­i

Casa Scarmignan Nessuno potrà tornare a casa prima dei test Si valuta la quarantena precauzion­ale

per interventi ordinari e 85 accessi al Punto prelievi. L’ospedale dunque funziona, anche se non si può certo dire che tutto sia tornato alla normalità. Il flusso dei visitatori infatti è regolato da un punto di accoglienz­a delimitato da due nastri segnaletic­i, dove due infermiere con la mascherina invitano tutti a usare il gel per le mani e distribuis­cono un vademecum. L’accesso è consentito solo ai pazienti che hanno un appuntamen­to o un’urgenza, a un solo accompagna­tore in caso di minore o persona non autosuffic­iente e a un solo visitatore per ogni persona ricoverata; gli altri eventuali accompagna­tori devono restare nella hall, dove alcune sedie espongono il cartello «Non sedersi» per garantire la distanza di un metro. Oltre agli ambulatori e ai blocchi operatori, ieri hanno riaperto anche tutte le attività commercial­i tranne l’agenzia viaggi, che resta chiusa fino al 3 aprile; il bar non fa servizio al banco per ridurre al minimo i contatti, mentre l’edicola, la farmacia, il parrucchie­re e il negozio di decorazion­i fanno entrare una persona alla volta.

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 L’ospedale di Schiavonia ieri ha vissuto la prima vera giornata di attività dopo la chiusura per la morte, il 21 febbraio scorso, di Adriano Trevisan, il primo deceduto da coronaviru­s in Italia
 L’edificio è stato diviso in due aree, con accessi totalmente separati: il primo piano è dedicato ai pazienti colpiti dal coronaviru­s. Il reparto potrà essere esteso eventualme­nte all’esterno anche con l’uso di tende, in caso di emergenza
Due parti  L’ospedale di Schiavonia ieri ha vissuto la prima vera giornata di attività dopo la chiusura per la morte, il 21 febbraio scorso, di Adriano Trevisan, il primo deceduto da coronaviru­s in Italia  L’edificio è stato diviso in due aree, con accessi totalmente separati: il primo piano è dedicato ai pazienti colpiti dal coronaviru­s. Il reparto potrà essere esteso eventualme­nte all’esterno anche con l’uso di tende, in caso di emergenza

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