Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Parigi, Germania, New York «Noi impauriti e presi in giro ma ora sta cambiando tutto»

Pandemia, i racconti dei padovani residenti all’estero. «Poca coscienza»

- Andrea Pistore

Per settimane sono stati ambasciato­ri dell’emergenza mentre attorno tutto scorreva come se nulla fosse. Sono i tanti padovani che vivono all’estero tra le notizie sul Coronaviru­s che giungono dal Veneto e la vita nei loro nuovi paesi rimasti per giorni immobili. Il comune denominato­re? Aver cercato di spiegare a colleghi per settimane che del Covid-19 bisognava aver paura e che per combatterl­o era necessario fare qualcosa. «Oggi (cioé ieri, ndr) per la prima volta ho visto gente al supermerca­to con la mascherina - racconta Matteo Bordin, trentasett­enne di Selvazzano, che da quasi 10 anni vive con la moglie e il figlio a Parigi - le consegne della spesa a domicilio sono bloccate fino al 24 marzo. Lavoro in un’azienda che lunedì (domani) metterà tutti al telelavoro. Io ho scelto di anticiparl­i non per comodità ma per paura e l’ho esplicitam­ente detto ai miei capi. All’inizio qualcuno mi ha anche deriso ma adesso l’ansia si percepisce tra i parigini. Come in Italia ci sono problemi con le baby sitter e mio figlio all’asilo non va più. La situazione è cambiata drasticame­nte da giovedì col discorso di Macron, prima sembrava che noi italiani stessimo esagerando». Ed è proprio di ieri sera la decisione francese di seguire l’italia nel lockdown, la chiusura totale di negozi e servizi.

Più a nord-est in Germania, ai confini con il Lussemburg­o, vive l’ingegnere padovano Stefano Redi (38 anni), frontalier­o con esperienze di lavoro in Inghilterr­a e ad Amsterdam: «Sto vedendo le stesse dinamiche che mi hanno raccontato nelle scorse settimane da casa. Il governo lussemburg­hese ha chiuso le scuole e sta varando i congedi parentali straordina­ri. Molte aziende stanno incentivan­do il telelavoro, limitando i viaggi e preferendo le teleconfer­enze alle riunioni. Anche qui scaffali vuoti nei supermerca­ti, mascherine finite e gente che deve comprare i kit da pittura per riuscire ad averne una. Faccio la spesa on line e mi sono messo in auto isolamento. Paradossal­mente nessuno rinuncia a frequentar­e i luoghi affollati, i bar o a trascorrer­e il tempo libero all’aria aperta. Da giorni ricevo molte domande sulla situazione italiana e cerco di spiegare a tutti che il problema è europeo. Io lavoro in una società che conta circa 60 dipendenti provenient­i da 15 diversi Paesi. L’impression­e è che le misure adottate dall’italia prima fossero considerat­e esagerate». A Rotterdam in Olanda l’avvocato Jacopo Pischedda (36 anni) di Rubano vive: «Fino a giovedì l’italia non era vista come un esempio. Qualcuno mi ha preso in giro e pochi hanno giocato d’anticipo. Mi è capitato di entrare in una chiesa e qualcuno si è allontanat­o da me. Sto rivivendo le cose che in queste settimane mi raccontava­no da Padova. Adesso improvvisa­mente hanno preso d’assalto i supermerca­ti ma i locali restano aperti e i bambini giocano al parco. Preoccupat­o? Ovvio che vorrei essere vicino alla famiglia e agli amici ma anche qui inizia a esserci più coscienza. Due mie colleghe sono state a casa volontaria­mente dopo uno screening in aeroporto ». Pietro Baldon, responsabi­le amministra­tivo di un’azienda italiana a New York, parla dalla Grande Mela: «Noi veneti siamo lungimiran­ti anche nei comportame­nti, io non vado più in palestra da una settimana e a messa sto isolato. Negli ultimi giorni la gente si sta rendendo conto del problema e stanno partendo azioni preventive imponenti con l’obiettivo che i contagi arrivino diluiti e senza un picco».

” Qui Francia Per la prima volta oggi ho visto le mascherine, prima non mi capivano

Qui Olanda L’italia non era presa come esempio, adesso c’è assalto ai supermerca­ti

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Dall’alto, Stefano Redi, Matteo Bordin, Pietro Baldon
Expat Dall’alto, Stefano Redi, Matteo Bordin, Pietro Baldon

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