Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Parigi, Germania, New York «Noi impauriti e presi in giro ma ora sta cambiando tutto»
Pandemia, i racconti dei padovani residenti all’estero. «Poca coscienza»
Per settimane sono stati ambasciatori dell’emergenza mentre attorno tutto scorreva come se nulla fosse. Sono i tanti padovani che vivono all’estero tra le notizie sul Coronavirus che giungono dal Veneto e la vita nei loro nuovi paesi rimasti per giorni immobili. Il comune denominatore? Aver cercato di spiegare a colleghi per settimane che del Covid-19 bisognava aver paura e che per combatterlo era necessario fare qualcosa. «Oggi (cioé ieri, ndr) per la prima volta ho visto gente al supermercato con la mascherina - racconta Matteo Bordin, trentasettenne di Selvazzano, che da quasi 10 anni vive con la moglie e il figlio a Parigi - le consegne della spesa a domicilio sono bloccate fino al 24 marzo. Lavoro in un’azienda che lunedì (domani) metterà tutti al telelavoro. Io ho scelto di anticiparli non per comodità ma per paura e l’ho esplicitamente detto ai miei capi. All’inizio qualcuno mi ha anche deriso ma adesso l’ansia si percepisce tra i parigini. Come in Italia ci sono problemi con le baby sitter e mio figlio all’asilo non va più. La situazione è cambiata drasticamente da giovedì col discorso di Macron, prima sembrava che noi italiani stessimo esagerando». Ed è proprio di ieri sera la decisione francese di seguire l’italia nel lockdown, la chiusura totale di negozi e servizi.
Più a nord-est in Germania, ai confini con il Lussemburgo, vive l’ingegnere padovano Stefano Redi (38 anni), frontaliero con esperienze di lavoro in Inghilterra e ad Amsterdam: «Sto vedendo le stesse dinamiche che mi hanno raccontato nelle scorse settimane da casa. Il governo lussemburghese ha chiuso le scuole e sta varando i congedi parentali straordinari. Molte aziende stanno incentivando il telelavoro, limitando i viaggi e preferendo le teleconferenze alle riunioni. Anche qui scaffali vuoti nei supermercati, mascherine finite e gente che deve comprare i kit da pittura per riuscire ad averne una. Faccio la spesa on line e mi sono messo in auto isolamento. Paradossalmente nessuno rinuncia a frequentare i luoghi affollati, i bar o a trascorrere il tempo libero all’aria aperta. Da giorni ricevo molte domande sulla situazione italiana e cerco di spiegare a tutti che il problema è europeo. Io lavoro in una società che conta circa 60 dipendenti provenienti da 15 diversi Paesi. L’impressione è che le misure adottate dall’italia prima fossero considerate esagerate». A Rotterdam in Olanda l’avvocato Jacopo Pischedda (36 anni) di Rubano vive: «Fino a giovedì l’italia non era vista come un esempio. Qualcuno mi ha preso in giro e pochi hanno giocato d’anticipo. Mi è capitato di entrare in una chiesa e qualcuno si è allontanato da me. Sto rivivendo le cose che in queste settimane mi raccontavano da Padova. Adesso improvvisamente hanno preso d’assalto i supermercati ma i locali restano aperti e i bambini giocano al parco. Preoccupato? Ovvio che vorrei essere vicino alla famiglia e agli amici ma anche qui inizia a esserci più coscienza. Due mie colleghe sono state a casa volontariamente dopo uno screening in aeroporto ». Pietro Baldon, responsabile amministrativo di un’azienda italiana a New York, parla dalla Grande Mela: «Noi veneti siamo lungimiranti anche nei comportamenti, io non vado più in palestra da una settimana e a messa sto isolato. Negli ultimi giorni la gente si sta rendendo conto del problema e stanno partendo azioni preventive imponenti con l’obiettivo che i contagi arrivino diluiti e senza un picco».
” Qui Francia Per la prima volta oggi ho visto le mascherine, prima non mi capivano
Qui Olanda L’italia non era presa come esempio, adesso c’è assalto ai supermercati