Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Centri per anziani, secondo fronte contagi e tamponi a Monselice
Nuovo morto all’ospedale di Schiavonia. Preoccupa Merlara dopo la quarta vittima
La guerra contro il coronavirus continua a mietere vittime. Salgono i contagi e l’attenzione si posa sulle case di riposo che rischiano di diventare veri e propri focolai (vedi anche servizio a pagina 5). L’ultima vittima del virus in ordine di tempo arriva invece dall’ospedale di Schiavonia: Ivo Smania, 73enne di Villa del Conte, è deceduto martedì ed è stato contato ieri nel triste bollettino quotidiano della Regione. L’uomo aveva contratto l’infezione attraverso un contatto stretto, per cui con tutta la famiglia, i tre figli e la moglie, era stato sottoposto alla quarantena in casa. I primi sintomi sono comparsi poco più di una settimana fa e il ricovero si è reso necessario qualche giorno dopo. «Mio zio da giovane ha lavorato in una falegnameria a Somma Lombardo – ha raccontato a Varese Press, il nipote Alessandro Milani, titolare di una cartoleria a Varese – In otto giorni il virus se l’è portato via senza che nessuno dei familiari potesse vederlo e assisterlo durante il ricovero. Mi appello al buon senso, usciamo solo per lo stretto necessario».
Non è solo il conto dei morti a salire, ma anche quella dei contagi. La situazione della casa Scarmignan di Merlara continua a preoccupare. L’ultimo ospite deceduto era Anna Dacasa 85enne originaria di Castelbaldo, morta nel giro di due giorni con febbre molto alta. Il tampone ha rivelato che era positiva al coronavirus. Il bilancio è drammatico: dall’inizio dell’epidemia quattro ospiti sono morti e altri cinque sono ricoverati a Schiavonia, mentre restano dentro la casa di riposo 64 anziani. Ma altri quattro si stanno aggravando. Su una cinquantina di operatori sanitari che comprendono medici, infermieri, logopedisti, fisioterapisti e Oss sono 25 i positivi. «Siamo preoccupati – dice Roberta Meneghetti, presidente della
Scarmignan – Ci sono tre ospiti che si stanno aggravando: tutti hanno delle patologie pregresse. Per il momento il medico aspetta a farli ricoverare per non andare a sovraccaricare l’ospedale di Schiavonia, per ora riusciamo a gestirli noi». Nel frattempo si stanno esaurendo i dispositivi di sicurezza come mascherine e guanti. «I camici sono terminati – fanno sapere Cgil, Cisl e Uil – Se gli operatori non possono lavorare in sicurezza rischiano di contagiarsi e dopo non resterà nessuno a prendersi cura degli anziani». Un po’ di sollievo lo danno le tante manifestazioni di solidarietà di questi giorni: la farmacia del paese ha regalato due rilevatori di temperatura, una psicologa si è offerta di parlare con gli ospiti e di far fare delle attività in cortile a quelli che riescono a muoversi, alcuni volontari si sono offerti di aiutare. E dopo Merlara, ora si agcome, giunge anche il centro per anziani di Monselice dove ieri si è registrato un caso di positività. Un uomo di 87 anni è stato trasferito all’ospedale Sant’antonio di Padova per alcuni problemi cardiaci ed è risultato positivo al coronavirus. È al momento asintomatico. Nella casa di riposo sono stati effettuati 120 tamponi ma ne restano altri da eseguire perché nella struttura alloggiano 180 anziani e vi lavorano un centinaio di persone.
I dati aggiornati a ieri alle 17 rilevano 898 positivi e 2047 persone in isolamento fiduciario (compreso il cluster di Vo’), 176 ricoverati di cui 43 in terapia intensiva e 20 morti dall’inizio dell’epidemia. Schiavonia per ora regge il carico con 80 pazienti ricoverati di cui 13 in terapia intensiva: l’ospedale, diventato centro di riferimento Covid per la provincia di Padova, ha 50 posti letto in terapia intensiva, altri 50 in subintensiva e 200 posti per le degenze. Tutte le attività che a Schiavonia non si fanno più vengono garantite dagli altri ospedali della provincia. Se questi non dovessero bastare, è già stato riattivato da ieri il vecchio ospedale di Monselice anche se per ora non risulta siano state effettuate attività al suo interno.
La situazione
I positivi in tutta la provincia a quota 898. Il Covid Hospital regge (80 ricoverati), la struttura riaperta a Monselice per ora non ha degenti