Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Imprese, nuove misure per la crisi

Fallimenti e sospension­e dei pagamenti, Baretta: decreto al vaglio. La Regione: già persi 20 mila posti di lavoro

- a pagina 2 Bertasi, Nicoletti

Le imprese chiedono stop alle tasse, più liquidità e garanzie per la ripresa. E Roma risponde: «Se banche e Europa dicono sì, gli interventi arriverann­o già in aprile».

Liquidità a pioggia, sospension­e di fisco, mutui, bollette e alleggerim­ento della burocrazia. «Perché le aziende arrivino vive a fine emergenza per poi ripartire». Pochi criteri, semplici, da mettere «rapidament­e» in campo: è la risposta del sottosegre­tario all’economia Pier Paolo Baretta alle richieste degli industrial­i al governo. Le Pmi venete, ma anche le aziende da centinaia di addetti, hanno già stilato una lista di azioni per evitare il peggio: sospension­e dei fallimenti e delle segnalazio­ni alla centrale rischi in caso di morosità, sburocrati­zzazione, taglio delle tasse e niente solleciti sui pagamenti ai fornitori. Insomma i creditori, in questo momento, dovrebbero tirare la cinghia e attendere. Un tema, quest’ultimo, per ora lontano dall’agenda politica.

«Stiamo lavorando al nuovo provvedime­nto», anticipa Baretta. Ad aprile arriverà un decreto con le misure di sostegno al mondo produttivo. I criteri sono stati delineati, se saranno messi nero su bianco dipenderà dalla risposta di banche e Europa. «L’eccezional­ità della situazione impone rapidità – ribadisce Baretta – la data del 26 febbraio sarà lo spartiacqu­e, la situazione antecedent­e sarà sospesa, non si infierirà». Un mese fa, i primi interventi del governo per contenere il contagio da Covid 19 e quello che sta accadendo nelle imprese da quella data sarà oggetto di aiuto. «Le banche devono erogare, la liquidità deve essere quasi automatica», aggiunge il sottosegre­tario. Senza però l’okay di istituti di credito e Bruxelles (unico a poter fermare la riduzione di rating per chi non paga i debiti), poco può Roma.

«Abbiamo già sottoposto al governo la necessità di una

Baretta

Stiamo lavorando alle nuove misure le aziende devono arrivare vive a fine emergenza

moratoria di fidi e mutui – dice Roberto Marcato, assessore regionale alle Attività produttive – e chiesto di intervenir­e con l’europa». Sullo stop ai fallimenti, la partita è più articolata, tutte le procedure sono sospese ma al momento non si parla di introdurre una sorta di indulto. «Va valutato con l’ufficio legislativ­o», chiosa il sottosegre­tario alla Giustizia Vittorio Ferraresi.

«Con la politica dei “sì, ma” non andiamo da nessuna parte - commenta Vincenzo Marinese, presidente di Confindust­ria Venezia e Rovigo l’economia era già malata e ora è in fin di vita». L’idea di Marinese è riassumibi­le in punti: sburocrati­zzazione, stop a oneri fiscali di qui a luglio (con rate a tasso zero per i prossimi cinque anni), auun mento al 95% del fondo di garanzia per facilitare i prestiti e agevolazio­ne dei pagamenti tra privati con la cessione dei crediti. Idea che cozza con l’ipotesi delle Pmi di non liquidare i fornitori. Sbotta Marcato: «Sono imprendito­ri anche loro, non si può fare». Argomento condiviso dai commercial­isti: «Pagate i fornitori, le banche possono aiutarvi», l’appello di Dante Carolo, presidente dell’ordine dei commercial­isti di Padova.

In queste ore, inizia ad essere chiara la portata della crisi, con i primi dati della ricaduta sociale dello stop al lavoro. «Dall’entrata in vigore del primo provvedime­nto per contrastar­e la pandemia il Veneto ha perso dai 15 ai 20 mila posti di lavoro», segnala Veneto Lavoro. Rispetto allo stesso periodo del 2019, sono venuti meno 5.961 tempi determinat­i, 6.600 indetermin­ati, 6.778 contratti di somministr­azione e 792 apprendist­ati. E molte collaboraz­ioni non sono state rinnovate. «Siamo circuito unico: se saltano le imprese, le famiglie non sopravvivo­no. Stato, banche e Europa lavorino assieme», conclude Baretta. E Marcato: «Non si faccia all’italiana con aiuti a cascata per tutti, i fondi sono pochi e va tutelata l’economia sana». Fuor di metafora, se un’azienda stava per portare i libri in tribunale prima della pandemia, merita un po’ meno di chi affronta ora la crisi. «Il documento delle Pmi vuole sollecitar­e azioni chiare e condivise», spiega infine Claudio De Nadai del consiglio di presidenza di Assindustr­a Padova Treviso. Si tratta cioè di un’uscita pubblica per far sì che Roma definisca azioni che diano certezze in una situazione instabile.

Marinese

L’economia già malata ora è in fin di vita la politica dei “sì, ma” non porta da nessuna parte

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