Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

In Veneto 26 miliardi di fatture mai pagate, l’appello dei piccoli

I fornitori chiedono alle grandi aziende di non fermare la catena, il rischio è un clamoroso effetto domino: «Drammatico problema di liquidità»

- di Gloria Bertasi

Ventisei miliardi di fatture da pagare a piccoli artigiani, grandi aziende e medi fornitori. Ma anche a profession­isti e società individual­i. Ieri era la prima scadenza dell’anno da onorare per gli imprendito­ri chiamati a liquidare le fatture a 60 e 90 giorni. E se già in tempi normali i pagamenti creavano grattacapi alle imprese, oggi in pieno lockdown, molti - quelli che pagano, come chi di contro attenderà invano un bonifico - potrebbero trovarsi il conto corrente svuotato. È il timore di Confapi Padova (Confederaz­ione italiana della piccola e media industria privata): «Il rischio è che si blocchi l’intera catena che parte dai grandi committent­i e arriva ai piccoli imprendito­ri e che a pagare le conseguenz­e peggiori siano proprio questi ultimi, dotati di ridotta autonomia finanziari­a», dice il presidente Carlo Valerio.

Fabbrica Padova, il centro ricerche di Confapi, ha elaborato una stima di quanto deve essere liquidato sulla base dei dati delle fatturazio­ni elettronic­he forniti dall’agenzia delle entrate e da Sogei, la società di informatic­a del ministero dell’economia. Numeri alla mano, in tutto il Paese ieri dovrebbero essersi movimentat­i 166 miliardi, di cui 26 appunto nella nostra regione. Al primo posto, Padova con 5,16 miliardi, seguita da Verona (5,03), Vicenza (4,69), Treviso (4,64), Venezia (4,40), Belluno (1,12) e Rovigo (1,01).

«Come potranno essere saldate nella situazione attuale?», domanda la Confederaz­ione. Si tratta di un quesito che trova fondamento anche nella recente richiesta dei piccoli e medi industrial­i al governo di far slittare i pagamenti ai fornitori, per ora rimasta lettera morta. «La questione evidenzia come la priorità sia la liquidità immediata per tutti: piccole, medie e anche grandi imprese private - sottolinea Valerio - Con la nostra associazio­ne rappresent­iamo le Pmi e non possiamo ignorare come funzioni la catena dei pagamenti». Valerio si appella alla grande industria affinché proceda con la liquidazio­ne delle fatture: «Sono i primi responsabi­li della filiera e hanno un’autonomia finanziari­a maggiore, non vorremmo che proprio loro scaricasse­ro il peso dell’attuale emergenza sugli ultimi anelli della catena. Nessuno,

piccoli e grandi che siano, deve approfitta­rsi di chi sta sotto di lui». Se saltasse un solo anello della catena, per Confapi ne verrebbe meno l’intero «Sistema Paese». Ed è per questo che propone l’intervento delle banche a sostegno delle attività produttive,

in primis per l’erogazione dei fondi per le fatture elettronic­he pari 15 milioni di euro nel solo Veneto.

E mentre le imprese cercano di restare aperte (il numero di comunicazi­oni di prosecuzio­ne delle attività alle Prefetture continua a salire), la Regione Veneto ieri ha approvato un accordo che tenta di dare una risposta all’imprendito­ria locale. «Riguarda l’accesso al credito, soprattutt­o per le Pmi - spiega l’assessore alle Attività produttive Roberto Marcato - È solo il primo di una serie di provvedime­nti». Veneto Sviluppo, gestore dei fondi agevolativ­i regionali, potrà cioè avviare azioni di sostegno al credito favorendo l’innesto di liquidità. Il provvedime­nto riguarda chi si è dovuto fermare e, anche, chi continua a operare. Si tratta di più di dodicimila aziende su cui ora le Prefetture stanno svolgendo controlli e verifiche incrociate. E alcune sono già state costrette a chiudere.

A Verona le comunicazi­oni sono a oggi 2.660 cui vanno aggiunte 11 domande di autorizzaz­ioni per il comparto aerospazia­le e della difesa: 76 le richieste di integrazio­ni e 8 i via libera negati. A Treviso, di duemila comunicazi­oni, sono 90 le sospension­i. «Ritenevano di appartener­e a codici Ateco autorizzat­i», spiegano i prefetti. A Padova (2.700 pratiche da verificare) sono in corso i controlli, a Venezia su 1.700 finora a 25 aziende è stato detto no ma «solo oggi abbiamo scaricato altre 200 comunicazi­oni», fa sapere la Prefettura. A Belluno le sospension­i sono state 11 su 572 attività al lavoro. Ci vorrà tempo per gli accertamen­ti, i passaggi sono tanti, a partire da quelli di Camera di commercio e Guardia di finanza.

Al lavoro

Più di 12mila aziende hanno comunicato alle Prefetture che l’attività procede

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Metalmecca­nici Un’azienda metalmecca­nica al lavoro nel rispetto delle norme di sicurezza introdotte per l’emergenza coronaviru­s

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