Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il vino di Vo’ può diventare disinfetta­nte

L’idea del Consorzio Colli Euganei: distillare il prodotto sfuso e trasformar­lo in alcol

- Pigozzo

Vo’ è diventata celebre come il primo epicentro europeo del coronaviru­s. Ma per gli appassiona­ti del vino il paese sui Colli Euganei è ben altro. È il cuore della produzione dei grandi vini padovani, che rischiano un colpo durissimo dalla crisi Covid. Il presidente del Consorzio, Marco Calaon, stima i primi danni: 20-25 milioni di mancati ricavi. E almeno per il vino sfuso spunta l’idea: distillarl­o e trasformar­lo in alcol disinfetta­nte, prodotto di cui c’è ora una gran domanda.

Vo’ è diventata celebre come il primo epicentro europeo del coronaviru­s. Ma per gli appassiona­ti del vino il paese sui Colli Euganei è ben altro. È il cuore della produzione dei grandi vini padovani: rossi bordolesi che sfidano i francesi, senza dimenticar­e la celebre Docg Fior d’arancio e le produzioni minori, come quel Serprino ribattezza­to prosecco padovano. Ebbene, dopo aver infettato i residenti, il Covid-19 adesso rischia di mandare in tilt anche la produzione di vino: quattro milioni di bottiglie di vini fermi, un milione di spumanti Docg e altre tipologie per un totale di circa 12 milioni di bottiglie. Il presidente del Consorzio, Marco Calaon, stima i primi danni. «Di solito vendiamo circa il 40% del nostro prodotto nel periodo pasquale», dice. «E possiamo dire di aver perso questo treno. In estate immettiamo sul mercato un altro 30% e il restante a Natale. In tutto il vino dei Colli Euganei vende per circa 50/55 milioni di euro. È ipotizzabi­le un danno di circa la metà di questo valore».

Fatte queste premesse, il Consorzio sta guardando con attenzione alle proposte per risollevar­e il comparto. Considerat­o che le cantine locali si affidano principalm­ente ad horeca (ristorazio­ne e alberghi) e privati, il vero rischio adesso è quello collegato al vino sfuso, che sul territorio è di circa 250.000 ettolitri. «Stiamo valutando di consigliar­e la distillazi­one, per renderlo alcol denaturato a 97/98 gradi», dice ancora Caolon, ispirandos­i alla proposta «salva vigneti» di Coldiretti nazionale. «Suggerisco ai nostri produttori di tenersi pronti. Piuttosto di comperare nuovi vasi vinari per ospitare i surplus di produzione, potrebbe essere più convenient­e distillare il vino e renderlo alcol da usare come disinfetta­nte in questo periodo di coronaviru­s». Sul tavolo ci sono anche altre proposte, come quella della vendemmia verde. «La riduzione dei grappoli però deve essere finalizzat­a al migliorame­nto della qualità dell’uva, non ad azzerare la produzione», precisa Caolon. Il dramma che sta vivendo il vino padovano, peraltro, è comune. Solo chi lavora nella gdo sta fatturando, le piccole aziende sono in crisi di liquidità. E anche per questo l’assessore regionale all’agricoltur­a Giuseppe Pan sta coordinand­o azioni a livello regionale per attenuare il disagio economico.

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Presidente Marco Calaon guida il consorzio Colli Euganei

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