Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gallerista e chef «I miei piatti abbinati all’arte»
Nelle sue «stories» unisce critica e ricette
Arte e cucina è il binomio che contraddistingue la vita di Giorgio Chinea Canale, giovane gallerista padovano con in tasca un diploma di cuoco professionista appena… sfornato. Due passioni sentimentali, ereditate dalle donne più importanti della sua vita, almeno per ora. «Ho avuto la fortuna di vivere e quindi di imparare a cucinare dalla mia nonna materna. È stata nonna Bice a farmi muovere i primi passi in cucina e a guidarmi nell’esecuzione di tante ricette. Un suo cavallo di battaglia è sempre la stata la torta di mele, un dolce in grado di riconciliarti con l’universo». Mentre l’amore per l’arte gli deriva dalla madre, Cristina Canale: «Mia madre ha compiuto studi artistici e mi ha trasmesso l’amore per l’arte». Cristina Canale è anche una grande collezionista con una predilezione per Giò Ponti: «Amiamo moltissimo Giò Ponti e anche Lisa Ponti – racconta Chinea Canale- di cui apprezziamo la leggerezza e la freschezza. Inoltre, la nipote Caterina Licitra Ponti, è una cara amica. Con lei presto faremo una bella mostra dedicata a questa famiglia di geni». Il diploma di cuoco professionista Giorgio Chinea Canale l’ha preso per passione anche se le stories della «Giorgio Kinea Kitchen Kabinet» su Instagram sono seguitissime. Qui dedica ed esegue un piatto anche per ogni suo artista: «Per Giovanni Motta, pop surrealista, senz’altro una pizza, per Alberto Bortoluzzi, paesaggista, un arrosto, per Gabriel Ortega, anch’egli pop surrealista, che ama l’oro il crème caramel della mia mamma e per Giovanna Ricotta, performer, un soufflé». In questo periodo di isolamento il gallerista cuoco sta riscoprendo il senso del tempo e quindi la lievitazione e i preparati da forno: pane, focacce, pizze, torte. Dal punto di vista artistico sta ristudiando il Rinascimento e presto tornerà su Instagram con le stories della serie «Art Cult» per parlarci de La Tempesta di Giorgione. Infine, molto cinema: «Guardo molti film apocalittici, il mio regista di culto è Romero. Trovo la sua poetica emozionante e salvifica perché nei suoi film si esce sempre dalla situazione drammatica, i protagonisti si salvano sempre. Insomma, il lieto fine che ci aspettiamo da questo lungo periodo di quarantena. Per poi riprendere il lavoro con i miei adorati artisti».
” Ortega, per esempio, mi fa pensare a un crème caramel In questi giorni scopro il senso del tempo, quindi la lievitazione