Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mascherine e test, scontro con Roma

Accordo con Federalber­ghi per riservare quattro hotel a Padova, Treviso, Mestre e Verona ai convalesce­nti e ai veneti al rientro dall’estero

- Di Michela N. Moro

Dieci pazienti in meno: continua il calo dei degenti colpiti da coronaviru­s Covid-19 nelle Terapie intensive. Ma è scontro con Roma su mascherine e tamponi.

Gianpaolo Bottacin

Sono arrivati 2,2 milioni di mascherine invece dei 4,7 annunciati Mancano pure guanti

Continua il calo di pazienti colpiti da coronaviru­s Covid-19 nelle Terapie intensive, scese di altri 10, per un totale di 335 letti occupati. Diminuisco­no per la prima volta pure i ricoveri nelle Malattie infettive e nelle Pneumologi­e, ieri mattina ridimensio­nati di 26 unità, recuperate nel pomeriggio con 49 nuovi ingressi di malati però trasferiti dai Covid Hospital, quindi il totale degenze è di 1719, contro i 1732 di martedì. Insomma, la situazione è in continuo divenire ma sembra migliorare, anche alla luce dei 1004 dimessi dagli ospedali. «Per cominciare a pensare a un’inversione di tendenza dobbiamo però arrivare a 10 giorni di calo dei ricoveri, perché basta un nuovo focolaio in ospedale o in una casa di riposo per farci tornare indietro — avverte il governator­e Luca Zaia —. E poi il dato sulla mortalità sta crescendo (36 vittime ieri, che portano il triste bollettino a 525, ndr), per l’effetto dell’ingresso del virus nelle case di riposo. Insomma, non bisogna abbassare la guardia, ci sono ancora 20.278 persone in isolamento domiciliar­e e 10251 positive al Covid-19 e si tratta solo della punta dell’iceberg, cioé dei cittadini sottoposti a tampone. Finora ne abbiamo fatti 120.320. Non dimentichi­amo infine — aggiunge Zaia — che dobbiamo gestire ulteriori 9mila ricoverati no Covid. Abbiamo acquisito un senso di comunità con questa tragedia, scoprendo di essere una squadra».

Uno spirito di squadra che sembra però faticare a instaurars­i con il governo, perlomeno sulla distribuzi­one dei dispositiv­i di protezione individual­e e del materiale sanitario necessari a fronteggia­re l’emergenza. C’è una notevole discrepanz­a tra l’elenco della merce assegnata al Veneto secondo il sito www.salute.gov.it e quella realmente conteggiat­a nei magazzini della Protezione civile dai volontari del corpo e dai tecnici di Azienda Zero, il cervello della sanità regionale. «Dal sito si evince che dall’inizio dell’emergenza il Veneto avrebbe ricevuto 4.770.103 mascherine, tra chirurgich­e, FFP2 e FFP3, cioè i modelli riservati ai sanitari — illustra Gianpaolo Bottacin, assessore alla Protezione Civile — e invece ne abbiamo contate circa 2.170.880, dotazione che basta per otto giorni. Ne mancano circa 2,6 milioni, se non ci fossimo mossi per conto nostro, saremmo nei guai. E lo stesso vale per i camici, 300 in meno, per i guanti di lattice, con un ammanco addirittur­a di 404.500 pezzi rispetto a quanto annunciato. Non tornano nemmeno i numeri dei tamponi, 1300 mai arrivati, e dei tubi endotrache­ali: non abbiamo ancora visto i 1180 assegnati». Solo calzari, kit di accesso vascolare, occhiali protettivi, visiere, tute di protezione e pompe di infusione sono arrivati in quantità superiori al previsto. Ma anche i ventilator­i polmonari: Roma ne ha mandati 214 invece di 148, serviti per allestire parte delle attuali 829 postazioni di Terapia intensiva.

Per rimettere le cose al loro posto, il referente per la Regione, Nicola Dall’acqua, ha scritto al commissari­o per l’emergenza Domenico Arcuri: «Sarebbe opportuno allineare i dati, in modo da garantire la massima efficacia nella risposta all’epidemia coronaviru­s. A

titolo di esempio si evidenzia che abbiamo 7 respirator­i Aeonmed ma otto carrelli, per cui il carrello in più potrebbe essere redistribu­ito ad altri. Nella stessa ottica e sulla scorta della nota da lei inviata alla Fnomceo (la Federazion­e degli Ordini dei Medici, ndr) relativame­nte alla fornitura di mascherine a tali Ordini tramite la Protezione civile, si chiede una specifica da cui si evinca l’utilizzo a cui il materiale può essere destinato. Tutto ciò con l’obiettivo di una puntuale, coordinata e precisa distribuzi­one dello stesso».

E a proposito di materiale sanitario, hanno avuto qualche problema con la dogana i primi 100mila test per la ricerca degli anticorpi nel sangue comprati dalla Cina, ma ora la situazione sembra essere stata sbloccata dall’ambasciata cinese in Italia. Nei prossimi giorni si attendono gli ulteriori 672mila che la Regione ha annunciato di aver già acquistato. L’altra novità, la rivela ancora Zaia: «Stiamo pensando di rendere obbligator­ia la mascherina per i dipendenti di negozi e distributo­ri di benzina. Siamo in guerra, devono essere usati anche i guanti. E questo varrà pure per i lavoratori sui quali le Università di Padova e Verona, una volta validato il metodo sugli operatori sanitari, effettuera­nno la ricerca degli anticorpi al Covid-19. Benché se immuni e nelle condizioni di tornare al loro mestiere, dovranno comunque continuare a indossare la mascherina».

Per restare sul tema del «dopo», la Regione sta predispone­ndo un piano per la convalesce­nza protetta di pazienti dimessi ma che accusano i postumi dell’infezione. Si parla di 15 giorni da trascorrer­e in hotel che accogliera­nno solo loro, e non altri clienti, sotto la sorveglian­za di personale sanitario e con la presenza di un solo dipendente della struttura, il portiere. «Il protocollo è già pronto — conferma Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi — manca solo il parere del ministero della Salute. Per iniziare, la Regione ci ha chiesto la disponibil­ità di quattro

Le restrizion­i

E Zaia pensa a rendere obbligator­ia la mascherina per commessi e benzinai

hotel a Treviso, Montegrott­o Terme, Mestre e Verona, vicini agli ospedali. Pagherà Palazzo Balbi, che si farà carico anche dei pasti. Stiamo valutando l’opportunit­à di dedicare altri alberghi ai veneti al rientro dall’estero e obbligati alla quarantena di 14 giorni».

Intanto ammontano a 19 milioni di euro le 24.677 donazioni alla Regione, che per l’emergenza ha speso 100 milioni.

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La corsa Dal 21 febbraio, giorno in cui sono stati individuat­i i primi due casi di Covid-19 a Vo’ Euganeo, in Veneto è stata un corsa continua ad allestire posti letto, ospedali, macchinari per affrontare un’emergenza prima mai vista Il virus ha contagiato oltre 700 tra medici, infermieri e Oss

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