Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mascherine e test, scontro con Roma
Accordo con Federalberghi per riservare quattro hotel a Padova, Treviso, Mestre e Verona ai convalescenti e ai veneti al rientro dall’estero
Dieci pazienti in meno: continua il calo dei degenti colpiti da coronavirus Covid-19 nelle Terapie intensive. Ma è scontro con Roma su mascherine e tamponi.
Gianpaolo Bottacin
Sono arrivati 2,2 milioni di mascherine invece dei 4,7 annunciati Mancano pure guanti
Continua il calo di pazienti colpiti da coronavirus Covid-19 nelle Terapie intensive, scese di altri 10, per un totale di 335 letti occupati. Diminuiscono per la prima volta pure i ricoveri nelle Malattie infettive e nelle Pneumologie, ieri mattina ridimensionati di 26 unità, recuperate nel pomeriggio con 49 nuovi ingressi di malati però trasferiti dai Covid Hospital, quindi il totale degenze è di 1719, contro i 1732 di martedì. Insomma, la situazione è in continuo divenire ma sembra migliorare, anche alla luce dei 1004 dimessi dagli ospedali. «Per cominciare a pensare a un’inversione di tendenza dobbiamo però arrivare a 10 giorni di calo dei ricoveri, perché basta un nuovo focolaio in ospedale o in una casa di riposo per farci tornare indietro — avverte il governatore Luca Zaia —. E poi il dato sulla mortalità sta crescendo (36 vittime ieri, che portano il triste bollettino a 525, ndr), per l’effetto dell’ingresso del virus nelle case di riposo. Insomma, non bisogna abbassare la guardia, ci sono ancora 20.278 persone in isolamento domiciliare e 10251 positive al Covid-19 e si tratta solo della punta dell’iceberg, cioé dei cittadini sottoposti a tampone. Finora ne abbiamo fatti 120.320. Non dimentichiamo infine — aggiunge Zaia — che dobbiamo gestire ulteriori 9mila ricoverati no Covid. Abbiamo acquisito un senso di comunità con questa tragedia, scoprendo di essere una squadra».
Uno spirito di squadra che sembra però faticare a instaurarsi con il governo, perlomeno sulla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale e del materiale sanitario necessari a fronteggiare l’emergenza. C’è una notevole discrepanza tra l’elenco della merce assegnata al Veneto secondo il sito www.salute.gov.it e quella realmente conteggiata nei magazzini della Protezione civile dai volontari del corpo e dai tecnici di Azienda Zero, il cervello della sanità regionale. «Dal sito si evince che dall’inizio dell’emergenza il Veneto avrebbe ricevuto 4.770.103 mascherine, tra chirurgiche, FFP2 e FFP3, cioè i modelli riservati ai sanitari — illustra Gianpaolo Bottacin, assessore alla Protezione Civile — e invece ne abbiamo contate circa 2.170.880, dotazione che basta per otto giorni. Ne mancano circa 2,6 milioni, se non ci fossimo mossi per conto nostro, saremmo nei guai. E lo stesso vale per i camici, 300 in meno, per i guanti di lattice, con un ammanco addirittura di 404.500 pezzi rispetto a quanto annunciato. Non tornano nemmeno i numeri dei tamponi, 1300 mai arrivati, e dei tubi endotracheali: non abbiamo ancora visto i 1180 assegnati». Solo calzari, kit di accesso vascolare, occhiali protettivi, visiere, tute di protezione e pompe di infusione sono arrivati in quantità superiori al previsto. Ma anche i ventilatori polmonari: Roma ne ha mandati 214 invece di 148, serviti per allestire parte delle attuali 829 postazioni di Terapia intensiva.
Per rimettere le cose al loro posto, il referente per la Regione, Nicola Dall’acqua, ha scritto al commissario per l’emergenza Domenico Arcuri: «Sarebbe opportuno allineare i dati, in modo da garantire la massima efficacia nella risposta all’epidemia coronavirus. A
titolo di esempio si evidenzia che abbiamo 7 respiratori Aeonmed ma otto carrelli, per cui il carrello in più potrebbe essere redistribuito ad altri. Nella stessa ottica e sulla scorta della nota da lei inviata alla Fnomceo (la Federazione degli Ordini dei Medici, ndr) relativamente alla fornitura di mascherine a tali Ordini tramite la Protezione civile, si chiede una specifica da cui si evinca l’utilizzo a cui il materiale può essere destinato. Tutto ciò con l’obiettivo di una puntuale, coordinata e precisa distribuzione dello stesso».
E a proposito di materiale sanitario, hanno avuto qualche problema con la dogana i primi 100mila test per la ricerca degli anticorpi nel sangue comprati dalla Cina, ma ora la situazione sembra essere stata sbloccata dall’ambasciata cinese in Italia. Nei prossimi giorni si attendono gli ulteriori 672mila che la Regione ha annunciato di aver già acquistato. L’altra novità, la rivela ancora Zaia: «Stiamo pensando di rendere obbligatoria la mascherina per i dipendenti di negozi e distributori di benzina. Siamo in guerra, devono essere usati anche i guanti. E questo varrà pure per i lavoratori sui quali le Università di Padova e Verona, una volta validato il metodo sugli operatori sanitari, effettueranno la ricerca degli anticorpi al Covid-19. Benché se immuni e nelle condizioni di tornare al loro mestiere, dovranno comunque continuare a indossare la mascherina».
Per restare sul tema del «dopo», la Regione sta predisponendo un piano per la convalescenza protetta di pazienti dimessi ma che accusano i postumi dell’infezione. Si parla di 15 giorni da trascorrere in hotel che accoglieranno solo loro, e non altri clienti, sotto la sorveglianza di personale sanitario e con la presenza di un solo dipendente della struttura, il portiere. «Il protocollo è già pronto — conferma Marco Michielli, presidente di Federalberghi — manca solo il parere del ministero della Salute. Per iniziare, la Regione ci ha chiesto la disponibilità di quattro
Le restrizioni
E Zaia pensa a rendere obbligatoria la mascherina per commessi e benzinai
hotel a Treviso, Montegrotto Terme, Mestre e Verona, vicini agli ospedali. Pagherà Palazzo Balbi, che si farà carico anche dei pasti. Stiamo valutando l’opportunità di dedicare altri alberghi ai veneti al rientro dall’estero e obbligati alla quarantena di 14 giorni».
Intanto ammontano a 19 milioni di euro le 24.677 donazioni alla Regione, che per l’emergenza ha speso 100 milioni.