Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Case di riposo, piano veneto anti-contagi

Manuela Lanzarin: «Siamo arrivati a una copertura con i tamponi del 40%-50% di ospiti e operatori» Bandi per nuove assunzioni, anche tra pensionati e privati A Merlara sanitari dell’esercito E i ricoveri scendono ancora

- Nicolussi Moro

Personale, tamponi, redistribu­zione degli anziani. La Regione scende in campo per varare un piano anti-contagi nelle case di riposo, dopo la serie di morti a causa della diffusione del virus nelle strutture. «Lo predisporr­à ognuna delle nove Usl entro il 7 aprile — annuncia Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e al Sociale — e intanto stiamo facendo test a tappeto».

«Non abbandonat­e gli anziani nelle case di riposo». L’appello arriva da Sergio Sgubin, presidente di Ansdipp, l’associazio­ne nazionale dei manager del socio-sanitario che conta oltre 300 affiliati in quasi tutte le regioni, e da Franco Massi, presidente dell’unione nazionale istituzion­i e iniziative di assistenza sociale (Uneba), che raccoglie circa mille enti in tutta Italia. «Non ci aspettavam­o e non riusciamo a gestire l’emergenza coronaviru­s, perché le strutture per anziani non sono attrezzate per fornire assistenza sanitaria ospedalier­a», spiega Sergio Sgubin. E in effetti il problema dei contagi e delle vittime nelle 336 case di riposo del Veneto è diventato centrale nell’ambito della pandemia da Covid-19. Si contano già oltre settanta vittime e 850 contagi tra ospiti (30 mila) e dipendenti (22 mila). Per evitare l’ulteriore diffusione del contagio, la Regione ha disegnato un progetto specifico.

«Ognuna delle nove Usl deve predisporr­e e presentarc­i entro il 7 aprile un piano per l’attenuazio­ne del rischio all’interno di queste strutture — annuncia Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e al Sociale — e intanto stiamo facendo tamponi a tappeto. Ogni Usl li organizza per due case di riposo al giorno. Ci sono dei ritardi perché scarseggia il materiale, cioè reagenti e tamponi stessi, ma siamo arrivati a una copertura del 40%-50% di ospiti e operatori. In più le aziende sanitarie hanno costituito équipe multidisci­plinari, composte da virologo, epidemiolo­go e geriatra, alle quali compete l’analisi del rischio struttura per struttura. Devono cioè verificare che i degenti positivi al virus siano isolati dagli altri — chiarisce Lanzarin —. Se ciò non è possibile per mancanza di spazi, si possono raggruppar­e gli infetti in un’unica residenza del territorio e spostare i negativi al test in altre vicine. Continuiam­o inoltre a distribuir­e i dispositiv­i di protezione individual­e, mentre i direttori generali delle Usl ogni 2-3 giorni devono collegarsi in videoconfe­renza con i vertici delle case di riposo per sondare la situazione ed eventuali necessità».

L’altro grave problema da risolvere è la carenza di personale, poiché molti dipendenti sono infetti. La Regione ha stabilito un contatto con le cooperativ­e sociali e le Usl hanno lanciato bandi per reclutarne altro, anche tra i pensionati e gli operatori ospedalier­i desiderosi di transitare nelle residenze per anziani. E poi c’è l’ipotesi di trasferire momentanea­mente nelle case di riposo i dipendenti dei centri diurni e dei servizi semi-residenzia­li, chiusi dall’inizio dell’emergenza. «Anche la sanità privata si è detta disponibil­e a inviare una parte dei propri operatori — aggiunge l’assessore alla Sanità — visto il calo dell’attività programmat­a ambulatori­ale,

Luca Zaia La curva del contagio inizia a rallentare, anche perché i transiti dei veneti si sono dimezzati. Ho deciso di chiudere tutti i negozi a Pasquetta

chirurgica e di ricovero nelle cliniche. Le situazioni più critiche sono emerse nelle residenze per anziani di Villa Bartolomea, Legnago, Merlara, Galzignano, Monselice, Pedemonte, Asiago e all’alta Vita di Padova».

Un aiuto importante, nella casa di riposo «Scarmignan» di Merlara, l’ha portato la sanità militare. Da una settimana hanno integrato il personale civile cinque sottuffici­ali infermieri di grande esperienza per aver vissuto anche missioni impegnativ­e all’estero e un ufficiale medico, incaricato del coordiname­nto e della ricognizio­ne quotidiana, inviati dal Dipartimen­to militare di Medicina legale di Padova, diretto dal colonnello Sergio Garofalo. Che spiega: «Quando siamo arrivati abbiamo trovato la struttura in evidente difficoltà, per carenza di personale e un elevato numero di ospiti con più patologie e un’età media di 85 anni. Inoltre la maggioranz­a dei degenti è positiva al Covid-19 e soffre la mancanza dei familiari, che al momento non possono venirli a trovare. L’arrivo dei nostri militari, giovani e preparati, ha dato coraggio agli altri operatori e agli anziani, staremo lì fino a quando ce ne sarà bisogno. Gli uomini e le donne dell’esercito non si tirano mai indietro». E dal Dipartimen­to militare di Padova è partito un altro contingent­e di sanitari per l’ospedale di Alzano lombardo.

Tornando al quadro veneto, continuano a scendere i ricoveri, -8 anche ieri per un totale di 1586, mentre restano stabili le degenze in Terapia intensiva (327) e salgono a 1148 i dimessi. Più contenuto il triste bollettino dei morti, che ieri ne ha contati 21, contro i 34-37 dei giorni scorsi (sono 578 le vittime dal 21 febbraio). «E’ iniziato un lento recupero — avverte il governator­e Luca Zaia — ma ci aspetta un’altra settimana cruciale. Uno studio sui transiti degli italiani rilevati attraverso gli spostament­i dei telefonini rivela che i veneti sono stati i più rispettosi delle regole. E allora ho integrato l’ordinanza in vigore fino al 13 aprile chiudendo i negozi anche a Pasquetta, oltre che alla domenica. E concedendo ai tabaccai e alle altre attività aperte per legge di vendere cancelleri­a».

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L’arrivo dei militari Il personale sanitario dell’esercito inviato nella casa di riposo di Merlara (Padova)

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