Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aziende, scontro sulle riaperture
I sindacati: migliaia richiamati da domani dopo le comunicazioni ai prefetti. Confindustria: rispettiamo lavoro e sicurezza
È scontro tra sindacati e imprese sulle riaperture delle fabbriche in applicazione delle deroghe previste dal decreto. «Migliaia di lavoratori comandati al lavoro già da domani». Dicono i sindacati. Confindustria: salvaguardiamo lavoro e sicurezza.
Le scintille fra industria e sindacato non sono mancate nelle ultime due settimane ma la deflagrazione è avvenuta ieri con le note di Cgil e Fiom. «Giungono in queste ore centinaia di telefonate di lavoratori preoccupati e disorientati perché richiamati al lavoro da aziende che insistono per avere la deroga dalle prefetture. - attacca il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari - Si tratta di imprese del secondario, operanti in tutte le aree del Veneto. A fronte di questo comportamento diffuso e delle ultime dichiarazioni del Presidente Zaia che dice di
“tifare” per la riapertura delle attività già il 14 aprile,chiediamo prudenza e rigore».
La partita a poker contro la pandemia da Covid-19 richiede abilità di calcolo del tutto inedite. Il bilanciamento fra priorità sanitarie e salvataggio del sistema economico si sta trasformando in un tema sempre più incandescente. Soprattutto in Veneto dove il pressing, la voglia di riaprire le fabbriche (persino da parte di parte dei lavoratori), è maggiore rispetto al resto del Paese. Lo attestano le decine di migliaia di comunicazioni alle prefetture di aziende che autocertificano l’appartenenza alle filiere essenziali individuate dal governo. Poche quelle sospese dai prefetti perché senza titolo. Il sindacato, però, è su altre posizioni: «Il rischio è alto - dice Ferrari- e sono assolutamente da evitare decisioni avventate».la Cgil specifica di non tifare «per la chiusura ad oltranza» ma aggiunge «un riaccendersi dell’epidemia costringerebbe a scelte ancor più drastiche e prolungate. Questo sì renderebbe impossibile uscire a breve dalla crisi». Ancor più dura la Fiom di Padova che si mobilita contro le riaperture: «Eludendo il decreto che impone la sospensione delle attività non necessarie,si legge in una nota - denunciamo che da lunedì alcune aziende riprenderanno l’attività e molte si stanno preparando alla riapertura mandando comunicazione ai prefetti». Molto più sfumata la posizione della Cisl che con il segretario regionale Gianfranco Refosco spiega: «Stiamo monitorando fabbrica per fabbrica e stiamo denunciando i furbetti che si precipitano in camera di commercio a cambiare il codice Ateco ma il tema è che le persone possano tornare al lavoro in piena sicurezza. Tanto più che il protocollo regionale firmato il 14 marzo è più stringente anche di quello nazionale. Deve restare alta la vigilanza sulla sua applicazione e sono gli Spisal a controllare». Controlli a tappeto spiega l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan: «Dal 16 marzo, lo Spisal ha controllato 3.500 aziende per 190 mila lavoratori dei settori che sono rimasti aperti con un numero irrisorio di contestazioni. Si controllano 270 aziende al giorno. Ma qui il dibattito sulla riapertura graduale è tempo di intavolarlo. Mi chiamano aziende venete a cui multinazionali dell’automotive hanno già detto che il tempo sta per scadere, gli stampaggi prodotti in Veneto per le auto saranno spostati in Polonia».
Sui controlli ci sono aziende che si sono attrezzate fin da subito, come la Maschio Gaspardo che ha applicato i protocolli cinesi a Campodarsego già a fine febbraio e continua a produrre per non perdere gli ordini di macchine agricole legati alla stagionalità della semina. E, in generale, il fronte degli imprenditori è sulle barricate. Il presidente di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, stenta a contenere la rabbia: «Non capisco il sindacato, non comprendo come lasciare i lavoratori in cassa integrazione, pesando poi sui conti pubblici, possa essere una difesa del lavoro. Segnalino le aziende che aprono senza titolo ma per quelle che si sono attrezzate con il protocollo di sicurezza non vedo il problema. E allora i lavoratori dei supermercati? Certo, il Veneto è in pressing perché tolta la Lombardia, in questo momento traumatizzata, restiamo la regione che spinge di più. Per non morire. Qui se non si riapre a breve, non si riapre più».
Elena Donazzan
Dal 16 marzo, quando è entrato in vigore il protocollo di sicurezza, lo Spisal ha controllato 3.500 aziende per 190 mila lavoratori dei settori che sono rimasti aperti con un numero irrisorio di contestazioni