Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Seimila al giorno chiedono la cassa in deroga
A una settimana dal via alle domande, già presentate oltre undicimila richieste per 31 mila addetti Ma restano aperti i problemi della dotazione finanziaria e della semplificazione delle procedure
Seimila lavoratori chiedono ogni giorno di accedere alla cassa in deroga. Il dato, aggiuntosi alla lista di indicatori che restituiscono la dimensione enorme dell’emergenza economica da coronavirus, viene dai numeri del portale on line Cliclavoro veneto. È da lì che l’agenzia Veneto Lavoro sta raccogliendo le domande per la nuova versione della cassa integrazione in deroga, messa insieme dai decreti economici governativi, per sostenere le categorie di addetti escluse dagli altri schemi previsti per l’industria e l’artigianato. Una composita platea che parte dalle microimprese fino a 5 dipendenti, per estendersi al terziario e agli studi professionali, all’agricoltura, alla pesca e al terzo settore, che può accedere ad un ammortizzatore di 13 settimane, calcolate retroattivamente dal 23 febbraio. Possibile per aziende che abbiano visto la riduzione di orario o la sospensione del lavoro ed abbiano la ragionevole previsione di riprendere l’attività.
Una soluzione che, com’era facilmente prevedibile, sta facendo il pieno. Lo testimonia la progressione dei dati raccolti attraverso il portale regionale: nei primi cinque giorni le domande depositate avevano raggiunto la quota totale di settemila, con 19.500 lavoratori coinvolti, una media di 1.400 richieste per 3.900 addetti al giorno. Venerdì (la verifica dei dati scatta ogni giorno alle 13) però le domande sono salite a 9.132, per 25.765 addetti, vale a dire oltre duemila domande e 6.200 persone rispettivamente in un giorno; ieri alle 13, in una giornata semi-festiva, altre 1.874 domande con 5.320 addetti in più, che portano il numero finale a 11.006 richieste per 31.085 lavoratori. Oltre il 70% delle richieste, secondo la Regione, viene da aziende del terziario, il 10% da studi professionali e il restante 20% da una platea composita tra industriali e artigiane, agricole e cooperative.
Ma i problemi aperti sul fronte della cassa in deroga non mancano. A partire dai fondi per far fronte all’emergenza. In cassa ci sono 180 milioni, tra i 40 di residui delle gestioni degli anni passati, 90 con il decreto Cura Italia, ed altri 40 arrivati al Veneto, in parallelo a Lombardia ed Emilia Romagna, come Regioni in cui la sospensione delle attività era partite prima. Ma la Regione stima che ne servirebbero 200 al mese per far fronte ad una platea potenziale di 127 mila addetti. «Alla luce del trend attuale, le risorse finora assegnate non sono ancora sufficienti - sostiene l’assessore al Lavoro, Elena Donazzan - chiederemo si proceda celermente all’ulteriore riparto di 3,3 miliardi».
E pur se almeno in Veneto, a differenza di altre dieci Regioni, la procedura è partita, resta poi ancora da risolvere il nodo delle semplificazioni operative sulle pratiche e dei rallentamenti nelle operazioni on-line. «L’impegno della Regione è preso, vedremo i chiarimenti spiega l’avvocato Gianluca Spolverato, che aveva sollevato il caso -. Stiamo presentando le domande, ma la semplificazione resta fondamentale in questo momento, per una procedura che tocca il cuore del sistema produttivo»
Donazzan Con il trend attuale di pratiche le risorse al Veneto non bastano: subito il nuovo riparto